Il vescovo della gente di Genova

Mons. Nicolò Anselmi, vescovo ausiliare del capoluogo ligure, si mette a servizio della comunità, anche grazie alle associazioni da lui stesso ideate

Nicolò Anselmi classe 1961, è il parroco della basilica di Santa Maria delle Vigne e dal 2015 vescovo ausiliare di Genova. La sua parrocchia è una delle più antiche chiese della città, situata in piazza delle Vigne, cuore del centro storico, nel quartiere della Maddalena, abitato in gran parte da cittadini provenienti dalle più svariate parti del mondo. Per le strade s’incontrano disoccupati, clochard, pusher. È tutto un via vai di umanità che s’incrocia con chi va al lavoro o ad aprire le proprie attività commerciali. Una zona “sporca”, si potrebbe dire, di cartaccia e monnezza buttata agli angoli delle case e dove tanti muri sono orinatoi di fortuna per molti.

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Nicolò Anselmi, è un vescovo per la gente. Un prete che non ama le mura dell’ufficio parrocchiale o quelle della curia, se non per starci lo stretto necessario. Lui il servizio di pastore l’ha inteso perfettamente da papa Francesco. Non ha l’auto blu e nemmeno la scorta, ma uno scooter con il quale arriva ad amministrare le cresime, ad incontrare gruppi di persone a officiare celebrazioni. La sua scorta sono le persone vere, quelle semplici, che non contano un granché davanti agli uomini, ma sono quelli preferiti dal Cristo nel Vangelo. E nella chiesa di Genova incollata molto di più alla religione che alla fede, don Nicolò con un gruppetto di altri sacerdoti, tra cui Matteo, il suo vice parroco, compie un lavoro straordinario verso quelle persone che vivono nelle periferie dell’esistenza. È stato lui a darsi da fare per trovare alloggio per famiglie in difficoltà, a distribuire cibo ai disoccupati. Ad aiutare, sotto mille forme, persone a tirare avanti.

Ora, è nata un’associazione all’interno della parrocchia col nome di Terre Nuove, da un’idea del vescovo e portata avanti da un gruppo di amici, come racconta un volontario, per dare una mano alle persone meno fortunate, con un progetto legato ad attività lavorative di basso profilo che possono essere pagate con contratti per gli impieghi di pubblica utilità: «Quella che era un’elemosina, diventa denaro guadagnato onestamente, per ritrovare la voglia di vivere e darsi a fare». Con questo progetto sono stati recuperati in un terreno abbandonato una piantagione di alberi di ulivo, disboscato il suolo, potate le piante e presto si riprenderà a produrre e vendere olio.

È partito anche un nuovo progetto per fare più bella la città, o almeno angoli dimenticati dove però il passaggio di turisti e presenza della movida notturna sono notevoli. E così ancora don Nicolò è “sul pezzo” con ramazza e paletta per tutti fornite da Amiu, la municipalizzata dei rifiuti, con un altro gruppo di stranieri da tempo in Italia e in regola col permesso di soggiorno ma senza un vero lavoro, e italiani che vengono dalla strada o da percorsi di vita difficili  per guadagnarsi onestamente e in regola, più di quello che fino a ieri poteva essere un’elemosina. Si lavora in gruppi formati da tre lavoratori e un tutor per 4 ore complessive, due al mattino e due al pomeriggio, Nicolò Ansemi, don Matteo, don Andrea, don Giorgio, don Valentino, e tanti altri: preti che “fanno la differenza”, nella chiesa genovese. Preti attorno ai quali cresce una comunità ospitale che sperimenta una forma di vita condivisa, e sempre aperta e disponibile a lasciarsi rinnovare.

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