Vai e vivrai

Il regista ebreo-rumeno Radu Mihaileanu, ora in Francia, figlio di un uomo che cambiò nome per sfuggire ai nazisti e scappato, lui stesso, dal regime di Ceausescu, ha conosciuto il peso di sentirsi straniero dovunque. Prova tale sofferenza anche il giovane protagonista dell’ultimo suo film, caratterizzato da toni lievi. Una cristiana nera, finita in un campo di profughi della carestia nel Sudan con molti ebrei etiopi (i falasha), per salvare il figlio lo passa per ebreo, riuscendo a farlo salire su uno dei tanti voli per Gerusalemme nel corso di una operazione umanitaria del 1984/85. Il film, prima documentario di colore sabbioso, poi si arricchisce di toni briosi, ambientandosi nelle questioni sociali israeliane recenti. La recitazione, spontanea, disegna caratteri precisi, nelle varie sfaccettature politiche, con gli integralisti, i democratici contro la guerra e quanti si oppongono alle prevenzioni sui neri. Il racconto, imponente anche nella durata, è addolcito dall’animo schietto ed ingenuo del protagonista. Questi, bambino e poi adolescente, è oggetto dell’amore di più madri, soprattutto di quella vera, al cui ricordo, proiettato sulla luna, rivolge frequenti pensieri affettuosi. Tale dimensione irreale e poetica dona una certa soavità e facilita il coinvolgimento. Regia di Radu Mihaileanu; con Moshe Agazai, Sirak M. Sabahat, Yael Abecassis, Roni Hadar.

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