Commissione europea, Ursula von der Leyen presidente

Il Parlamento europeo ha approvato la designazione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, che si è impegnata in un programma politico che raccoglie le istanze dei popolari, dei socialisti e dei verdi.

Una insolita maggioranza all’Assemblea di Strasburgo ha approvato la nomina di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, uno dei ruoli più importanti nel complicato assetto istituzionale dell’Unione Europea (Ue). Infatti, oltre a rappresentare il potere esecutivo dell’Ue, al collegio dei commissari è assegnato il compito di fare le proposte legislative europee. Ursula von der Leyen, membro del partito dei cristiano-democratici della cancelliera Angela Merkel (e della famiglia politica del Partito popolare europeo), che lascia l’incarico di ministro della Difesa della Germania, è la prima donna ad ottenere tale mandato.

Alcuni critici sottolineano che la scelta di Ursula von der Leyen non ha rispettato il sistema dello spitzenkandidat, o candidato principale, che ciascun gruppo politico, nella campagna elettorale, designa quale presidente della Commissione europea, in caso di vittoria alle elezioni del Parlamento europeo. Del resto, nessuno dei sei candidati, come lei stessa ha riconosciuto, avrebbe aggregato attorno a sé una maggioranza parlamentare;  ella stessa ha ottenuto 383 voti, solamente 9 in più del necessario.

La designazione di Ursula von der Leyen è stata proposta dal presidente francese Emmanuel Macron ed ha trovato il sostegno dell’Italia, che con Giuseppe Conte sta trattando per la nomina di un commissario italiano in un ruolo importante all’interno della futura Commissione europea. Non a caso, forse, gli eurodeputati del Movimento 5 stelle, finora non iscritti a nessuna famiglia politica europea, hanno votato a favore della von der Leyen, assieme al gruppo del Partito popolare europeo ed a quello dei Socialisti & Democratici, mentre gli eurodeputati della Lega hanno votato contro la candidata tedesca. In realtà, Ursula von der Leyen ha tenuto un discorso nel quale ha delineato un programma politico che include le istanze dei popolari, dei socialisti & democratici e dei verdi (che le hanno comunque votato contro).

Dunque, il voto degli eurodeputati italiani è stato determinante e, oltre alla configurazione della Commissione europea, l’Italia spera di ottenere maggiore flessibilità sui conti pubblici. Ciononostante, il sostegno a Ursula von der Leyen rischia di indebolire ulteriormente la maggioranza parlamentare che sostiene l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte, che ha dichiarato che la scelta della Lega di non votare von der Leyen è contro gli interessi italiani, mentre Matteo Salvini ha sostenuto che il Movimento 5 stelle avrebbe ceduto a un becero ricatto.

Ursula von der Leyen si è detta desiderosa di lavorare per favorire l’unità europea, contrapponendosi ai populisti, come del resto emerso dal confronto tra i Capi di Stato e di Governo nelle scorse settimane e cristallizzato nella Dichiarazione di Siblu. Ella si è anzi detta fiera di non avere ricevuto il voto dei populisti a sostegno della sua nomina alla guida dell’esecutivo dell’Ue. Il suo primo richiamo è stato al fatto che una donna sia stata designata all’incarico ed ha ricordato i padri fondatori e le madri fondatrici dell’Europa, che «hanno creato qualcosa di potente dalle macerie e dalle ceneri delle guerre mondiali. La pace». Ella ha manifestato la volontà di avere attorno a sé un collegio dei commissari composto in egual misura da donne e uomini.

Nel programma politico, che verrà sviluppato meglio nelle prossime settimane, Ursula von der Leyen ha fatto riferimento al multilateralismo nelle relazioni internazionali, al commercio libero e giusto, al salario minimo europeo, ad un sussidio di disoccupazione europeo, ad una riforma delle istituzioni ed alle istanze ambientali, arrivando a proporre un’Europa che diventi il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Infine, ella ha proposto un nuovo patto su migrazione e asilo ed il rilancio della riforma del trattato di Dublino.

La maggioranza parlamentare che sostiene Ursula von der Leyen è comunque fragile: infatti, indubbiamente, diversi eurodeputati tra i popolari ed i socialisti & democratici non hanno votato per lei nello scrutinio segreto, mentre, nel caso la Brexit si realizzi, quegli eurodeputati britannici che hanno sostenuto von der Leyen lascerebbero l’Europarlamento e potrebbero mettere in crisi il delicato equilibrio trovato finora.

 

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