Uno sfoggio di colori

Èuno di quei casi nei quali madre natura non è stata certo parca di doni. I colori risaltano da tutta la livrea in un multiforme e armonioso gioco. Le tonalità nel maschio vanno dal giallo al nero, dal rosso all’azzurro, senza escludere varianti crema, rosso mattone o blu metallico; la femmina o il giovane nato nell’anno hanno sfumature di verde smeraldo più insistenti sulle ali, sulla coda e sulle parti superiori del mantello. L’intensità dei colori manda il pensiero a “televisivi” inquilini di foreste tropicali come i coloratissimi ara, i colibrì o gli uccelli del paradiso, ma l’avvistamento dei gruccioni a primavera nei territori della maremma, sui muretti sardi, o sui greti fluviali padani testimonia di uccelli europei, dai caldi sapori africani, che non hanno sbagliato rotta, ma che sono ritornati fedelmente negli abituali siti di nidificazione. Con un po’ di attenzione non è difficile scorgerli; amano stanziare in genere su punti di buona visuale come muretti, pali, rametti secchi o fili di linee elettriche, piedistalli elettivi per avvistare più facilmente il passaggio delle prede. Sono, infatti, le api, le vespe, o i calabroni, dal cui veleno pare siano immuni, gli elementi principali della dieta. Ma all’occasione non disdegnano altri grossi insetti come cicale, farfalle o libellule. Hanno di solito un fare chiacchereccio e insistente con gutturali gurr-gurr che tradiscono la loro presenza. Rimangono posati per ore spesso in caratteristiche file, salvo partire a turno uno per volta con voli roteanti e planati, per carpire la preda e ritornare a consumare il pasto sul posatoio di partenza. Il greto del fiume o la scarpata, ma di ridotte dimensioni, sono l’area elettiva per la riproduzione. I gruccioni amano, infatti, scavare un tunnel da 5 a 8 cm di lato e profondo uno o due metri a percorso semi- orizzontale, che porterà ad una più ampia camera nidificatoria. L’attività estrattiva è compiuta da entrambi gli adulti con insistenti colpi di becco, e con il trasporto di materiale all’esterno con le zampette corte e ben adattate al compito di ramazza da sgombero. In condizioni normali occorrono circa tre settimane per terminare l’opera, dopo di che a seguito di un breve periodo di allestimento del luogo di cova, sono deposte da cinque a sette uova. I piccoli nascono dopo altre tre settimane di incubazione e a seguire inizia la fase di accrescimento. Mamma e papà cominciano allora un incessante lavoro di caccia e trasporto di insetti, con l’apporto di una preda per volta. Ma in prossimità del tunnel, date le ristrettezze della galleria, nasce il dilemma: come nutrire il folto gruppo dei giovani evitando zuffe o” colpi proibiti? La soluzione viene dagli stessi. Da buoni fratelli con un allenamento impresso ormai nel Dna della specie, stanziano addossati a riposo sul fondo della camera nidificatoria. A turno poi uno per volta lasciano la compagnia e si portano all’imbocco della strettoia o in prossimità dell’uscita esterna per ricevere il cibo. Il luogo di nascita è abbandonato ai primi di luglio e le settimane seguenti fino alla fine di agosto sono dedicate a lezioni di volo e di caccia. Si riformano piccoli stormi di giovani e adulti di nuovo disciplinatamente di stanza sui posatoi aerei. Da qui i genitori, imitati dai nuovi nati, colgono le frequenti occasioni per scorrerie aeree a caccia delle prede di passaggio. Da settembre con l’arrivo dei primi freddi ripartono con destinazione le savane tropicali. DOVE VIVONO I GRUCCIONI Delle 24 specie conosciute nel mondo appartenenti alla stessa famiglia quella dei meropsidi, una soltanto nidifica in Europa. Il gruccione è diffuso dalla Spagna all’Anatolia con popolazioni anche in nord Africa e oltre il mar Caspio. È un migratore regolare che arriva tra aprile e maggio. Le popolazioni più settentrionali svernano in Africa. Le direttrici migratorie toccano l’oceano atlantico da una parte, il Nilo e il mar rosso dall’altra. Il gruccione in Italia è diffuso principalmente in tre zone: in Sardegna, nel litorale ed entroterra tosco-laziale e nella pianura padana occidentale. Gruppi più sporadici o singole coppie si possono ritrovare però un po’ ovunque, specie nell’entroterra costiero o sui greti fluviali. La popolazione nidificante è stimata tra le 2.000 e le 4.000 coppie. Di poco più grande di un merlo oltre alla colorazione, spicca anche il caratteristico becco ricurvo e la lunghezza delle timoniere centrali che conferiscono alla coda un aspetto appuntito.

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