“Una vita così non si improvvisa…

Ma come ho fatto a non conoscerla?, domanda al di là del vetro, dispiaciuta, l’impiegata delle poste. Eh, non sa cosa s’è persa! Chiara s’è portata su un pezzetto di questa città, incalza la signora allo sportello. Ci trattava tutti da fratelli suoi – interviene un signore sulla settantina -, e solo per questo dovremmo darle la cittadinanza ad honorem!. In coda all’ufficio postale come in farmacia o dal giornalaio di Incisa in Val d’Arno (Firenze), ognuno ha la sua da dire. Sì, perché la conoscevano tutti Chiara De Los Angeles in Nembrini, che con il marito Gabriele viveva da quindici anni a Loppiano, la cittadella internazionale proprio sopra Incisa. Ci ha lasciato il 22 settembre scorso, a 38 anni, dando alla luce il piccolo Giacomo, il suo quinto figlio. A nome di tutta la cittadinanza, anche il comune ha voluto esprimere la sua vicinanza alla famiglia con un ordine del giorno votato all’unanimità, che ne ricorda il profondo legame e affetto con la cittadinanza tutta che l’ha potuta conoscere. Come rappresentante di classe conosceva le situazioni e si batteva con coerenza, in particolare per le famiglie più in difficoltà – racconta ancora la mamma di una compagna di classe di Sofia, figlia di Chiara -; anche per quanto riguarda le sue convinzioni religiose e morali, era capace di testimoniarle e applicarle nella vita quotidiana senza che diventassero metro di giudizio per gli altri. È come un fiume in piena la gente del Valdarno che non smette di parlare di lei per rinnovare il ricordo anche solo di un breve contatto. Chiara era una che puntava sulla qualità nel rapporto e, a giudicare dalla folla di più di 2 mila persone presenti al funerale, di rapporti deve averne intessuti tanti. Come le stelle del cielo Solare, intelligente, pratica ed equilibrata, Chiara sapeva mettere a profitto i molteplici doni che Dio le aveva dato nelle attività e occupazioni della sua giornata che portava avanti con grande senso di responsabilità. Era essenziale nelle parole, non si dilungava in chiacchiere. Aveva la capacità di apprendere velocemente – racconta una collega di lavoro allo studio dentistico – e di muoversi con disinvoltura in tutti i ruoli. La sua discrezione e attenzione ai particolari, unite a una grande sensibilità, le facevano cogliere e sciogliere in modo nascosto ed efficace tanti nodi nei rapporti e nelle piccole incombenze quotidiane. Una naturale tensione ad esistere solo per chi aveva accanto, potremmo dire, uno stile di vita che Chiara aveva appreso fin dal grembo materno. Nasce nel 1969 a Manila, settima di otto figli. I suoi genitori, Irene Montano e Moy De Los Angeles, appartengono a due famiglie tra le più importanti e conosciute delle Filippine; il nonno materno era senatore del parlamento. Conosciuti i Focolari, vi aderiscono subito e la loro vita cambia radicalmente. Chiara è stata così tra le prime giovani del movimento, imparando dai suoi l’arte dell’amore verso tutti. Ricorda un’amica che in una notte stellata, dopo essersi ripromesse di diventare come le stelle che brillano in cielo, fedeli alla loro vocazione di luce e di calore, hanno fatto – niente meno – il patto di diventare sante. Vediamo chi sarà la prima a riuscirci, aveva esclamato Chiara. Nell’82, in piena adolescenza, la vita le presenta un volto inatteso, quello del dolore, con la morte del padre. Poi, un periodo trascorso a Loppiano segna una tappa. Tornata nelle Filippine, si laurea in Scienze dell’educazione e comincia subito a lavorare in una scuola con bambini disagiati, in uno dei quartieri più poveri di Manila. Gli ultimi avranno sempre la precedenza nelle scelte di Chiara, un marchio che le è stato impresso dai genitori: basti pensare a mamma Irene che è stata l’iniziatrice di Bukas Palad (in lingua tagalog significa a mani aperte), una struttura che oggi si compone di tre centri che offrono assistenza socio-sanitaria a migliaia di indigenti ed è sostenuta totalmente dal volontariato. Nel 1990 Chiara partecipa al Genfest di Roma, il meeting internazionale che ogni cinque anni riunisce i giovani dei Focolari, un’altra occasione per una nuova scelta di Dio: Ho sentito che era la fraternità la risposta a tutti i miei dubbi, volevo spendere per questo la vita. Poco dopo Chiara conosce Gabriele che vive a Loppiano praticamente da sempre, perché i genitori sono tra quei pionieri che alla fine degli anni Sessanta vi si erano trasferiti per costruire con le proprie mani il sogno della cittadella internazionale. Di quel periodo Chiara scrive: Man mano che ci conoscevamo, capivamo che eravamo fatti l’uno per l’altra anche se ci preoccupava un po’ come sarebbe stata la nostra vita insieme, per la diversità di cultura. È stata fondamentale la scelta di Dio che ciascuno di noi aveva fatto personalmente. Quando abbiamo detto il nostro sì, l’abbiamo detto anche a Dio amore, perché fosse lui alla guida della nostra famiglia. Una famiglia… normale Nel 1992 Chiara e Gabriele si sposano e, con l’arrivo di Giulio, Sofia, Angela e Maria, danno vita ad una famiglia che definire unita sarebbe, forse, troppo poco. In casa Nembrini – è ancora un amico che parla -ciascuno porta in sé l’amore dell’altro e di conseguenza questo esce dalla soglia di casa e diventa contagioso. Com’è successo a quella giornalista danese invitata a pranzo da Chiara e Gabriele perché voleva scrivere sulla vita di una normale famiglia della cittadella. Pur dedicandosi all’intervistatrice, i genitori partecipavano anche del gioioso andirivieni di Maria e Angela, le due più piccole, che giocavano in sala da pranzo, rispondendo con calma a Giulio e Sofia, i due grandi, che stavano uscendo con gli amici. Una serenità che era al contempo intensità e normalità di vita, tanto da far poi esclamare alla reporter: Se la famiglia di Nazareth vivesse oggi, io me la immaginerei così. Chiara aveva un rapporto limpido con i suoi figli, puntava a quel Gesù in potenza presente in ciascuno e li aiutava a far spazio a lui per dare il meglio di loro stessi. Le era estraneo qualsiasi atteggiamento maternalistico, quasi che i figli le fossero stati dati in affido dal Padre per crescerli, e rispettava in loro l’alta dignità di figli suoi. Un episodio con Maria (sei anni) ce ne dà la misura: trovandosi lontana da casa, ad un congresso di bambine, la piccola piange perché ha nostalgia della mamma. La persona adulta che l’assiste le suggerisce di riempire la giornata con tanti gesti d’amore, magari dedicandoli proprio a lei. Alla sera Maria telefona alla mamma come, cercando di amare, la nostalgia le era passata. Pochi minuti dopo, Chiara invia un sms alla figlia: Sei un campione! Vedrai che quando ritorni insegnerai anche a noi ad amare Gesù come lo ami tu. Da quattro anni si erano poi trasferiti alla Scuola Loreto, al servizio delle famiglie che ogni anno vengono a Loppiano da tutto il mondo per approfondire, nel contesto multiculturale della cittadella, l’esperienza di unità. Anna Maria Zanzucchi, responsabile con il marito Danilo del Movimento Famiglie Nuove, ricorda: Gabriele ci ha raccontato dell’ultimo periodo vissuto con Chiara. Erano stupiti di ritrovarsi, in tante circostanze, ad avere lo stesso pensiero: un cammino quotidiano, e i figli lo percepivano. Di fronte a tutto ciò ho capito cos’è l’ideale dell’unità per una famiglia: è il segreto per vivere anche il martirio di situazioni umanamente insopportabili. Non ho visto la disperazione, ma il dolore accettato per amore degli altri, luce che trasforma in dono ogni tragedia. Ma ci vuole un contesto, una storia passata e presente. Ho visto il dono di vivere in una città dove l’unica legge è l’amore reciproco e le persone condividono tutto da fratelli. Da quando aveva saputo di aspettare il quinto figlio, Chiara era particolarmente felice, nella pace, lo sentiva come un dono di Dio. Prima del ricovero per il parto, i familiari ricordano la perfezione con cui ha vissuto ogni attimo: ha voluto rivedere tutto il suo vestiario e quello dei bambini per poter donare ciò che avevano in più al Centro sociale Bukas Palad, sistemato la casa con cura, lasciate le provviste in cucina, il pranzo pronto e, al lavoro, tutte le pratiche ordinate. No, una vita così non s’improvvisa e per questo rimane si commenta ad Incisa, dopo aver conosciuto qualcosa di più della vita di Chiara.

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