Una scelta responsabile

La dott.essa Elena Giacchi, siciliana di origine ma da tanti anni trapiantata a Roma, ginecologa, mamma di due ragazzi, lavora da quasi trent’anni in un Centro studi sulla regolazione naturale della fertilità all’interno di un grande ospedale romano, il Gemelli. Un centro che svolge attività di consulenza didattica, coordinamento nazionale e che tiene rapporti di collaborazione a livello internazionale con altri centri che operano nel settore. Un servizio teso a stimolare la maturazione di scelte responsabili in merito alla sessualità e alla procreazione. Dott.ssa Giacchi com’è maturata la scelta di lavorare in questo campo? La mia scelta nasce nel 1978 nel clima arroventato che ha preceduto l’approvazione della legge 194, quando mi sono sentita interpellata in prima persona ad impegnarmi in una formazione professionale che mi desse l’opportunità di operare e dare il mio apporto per una prevenzione alla radice: stimolare la consapevolezza del valore della vita e della responsabilità nella sua trasmissione, favorire la riscoperta della fertilità, come dimensione positiva della propria persona, da conoscere e salvaguardare. È una sfida che mi si ripropone sempre più fortemente soprattutto oggi a causa dei traguardi raggiunti negli ultimi anni dalla ricerca scientifica nel campo della fertilità umana (contraccezione, fecondazione artificiale, sperimentazione sull’embrione, clonazione terapeutica…). In 28 anni di attività ha raggiunto una maturità professionale non indifferente. Come si pone di fronte a questo tipo di situazioni? Difficile avere sempre la ricetta pronta… Il lavoro che svolgo mi pone in un osservatorio privilegiato del contesto sociale e culturale di oggi caratterizzato dalla affermazione della libertà individuale a tutti i livelli: adolescenti, coppie non coniugate, persone che provengono dall’esperienza sofferta dell’aborto o della difficoltà di non riuscire ad avere un figlio, dall’aver talora già percorso senza successo la strada delle tecniche di fecondazione artificiale. L’esperienza di 28 anni di lavoro in questo campo mi porterebbe ad avere tante certezze: la ricchezza che può portare nella vita di una coppia la scelta di un metodo naturale in termini di qualità dello stesso rapporto di coppia, di dialogo, rispetto reciproco, condivisione della responsabilità delle scelte; in termini di apertura alla vita, anche in coppie che in partenza escludono del tutto questa possibilità, ma col tempo superano la paura di un concepimento; in termini di risultati positivi nell’ottenere o rinviare la gravidanza, confermati dall’analisi statistica non solo della nostra casistica, ma anche di studi scientifici a livello internazionale. Sperimento però che solo quando sono capace di dimenticare le mie certezze per accogliere senza diaframmi o risposte preordinate le persone che incontro, con la loro storia, le loro convinzioni, i loro percorsi a volte segnati da esperienze negative, allora vedo affiorare proprio nell’intimo delle persone che ho davanti le risposte giuste, la capacità di operare delle scelte importanti per la loro vita….e rimango sempre meravigliata, stupita, arricchita per le risorse, talora impensabili, che vedo affiorare in loro!. Chissà quanti volti, quante storie. Ma se dovesse raccontarci qualche episodio di questi anni, qualcuno dei più significativi? Innumerevoli le esperienze che rispecchiano l’impostazione del lavoro del nostro Centro. Posso dare solo dei flash: adolescenti sessualmente attivi che, iniziando a porsi delle domande sulle loro scelte, decidono di lasciarsi perché prendono coscienza dell’inconsistenza del loro rapporto; una coppia in cui il marito alcoolista, percependo il rispetto e la fiducia che la collega che li seguiva aveva per lui, non solo collabora nell’uso del metodo naturale, ma chiede di essere aiutato a smettere di bere; una donna che viene a chiedere informazioni sui metodi naturali il giorno precedente al ricovero per l’interruzione volontaria di gravidanza e, pur non riuscendo a tornare indietro dalla sua scelta, trova nell’impegno di apprendere il metodo naturale, nonostante le difficoltà conseguenti a delle complicanze post-aborto, una via per ritrovare la stima e fiducia in se stessa e per dare una chiave di volta alla sua relazione di coppia, passando da un rapporto occasionale alla scelta della convivenza. Sempre più numerose negli anni anche le coppie con problemi di infertilità che aiutiamo ad essere sempre più consapevoli e protagoniste attivamente dell’iter diagnostico e terapeutico messo in atto. Stimoliamo inoltre la coppia a porsi domande di significato riguardanti all’influenza che la ricerca di un figlio ha sul proprio rapporto di coppia, a riscoprire nella propria storia una fecondità dell’amore, che va ben oltre la fertilità biologica. Tra i vari casi seguiti è un ricordo sempre vivo l’esperienza di una coppia che avevo dovuto informare di una grave patologia genetica del marito che precludeva in modo assoluto la possibilità di un gravidanza; telefonano a due anni di distanza per inviare a noi altre persone… perché da noi, pur nell’irrimediabilità della loro situazione, erano stati seguiti con grande umanità, tanto da trovare la forza di accettare serenamente l’impossibilità di avere un figlio. Oltre a fare ricerca e assistenza, lei insegna. Da quel che lei dice lo sforzo è di non vedere solo il paziente ma l’uomo. Come si fa a trasmettere agli studenti non solo nozioni in materie così delicate e importanti? Ho preso come obiettivo primario non quello di trasmettere nozioni, ma quello di stimolare gli studenti a svolgere una parte attiva nel processo di apprendimento; si trattava di partire dal loro livello di conoscenza della materia e ponendo domande stimolare gradualmente il confronto sulle problematiche inerenti alla materia oggetto del mio insegnamento, e la ricerca di una sintesi elaborata con il contributo di tutti. Io per prima mi sono ritrovata incredibilmente arricchita dal contributo elaborativo degli studenti e ho ricevuto conferma sulla validità di questa impostazione didattica dai loro stessi commenti: Dopo tre anni di frequenza ci sembra di scoprirci persone diverse, di avere appreso un metodo di lavoro, diceva qualcuno. Oppure: Da questo insegnamento ho tratto riflessioni importanti non solo per la mia attività professionale, ma anche per la mia vita e le mie scelte personali.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons