Una risposta per l’Africa

Una “summer school” per imprenditori e un convegno universitario lanciano il progetto in Kenya e nell’intero continente.
Africa EdC

«Uomini nuovi, siamo pronti per il lancio. Africa alzati!». Con questa canzone, intonata alla prima summer school panafricana dell’Economia di Comunione (EdC), Armel, un giovane del Camerun, ha espresso l’intensità dell’appuntamento.

 

Dal 23 al 26 gennaio, in tanti si sono ritrovati alla Mariapoli Piero, cittadella dei Focolari vicino a Nairobi, in Kenya. Tra giovani studenti, esponenti religiosi, imprenditori, rappresentanti di organizzazioni non governative e studiosi erano in 170, provenienti da dodici nazioni subsahariane. Hanno guardato alle sfide della povertà e dello sviluppo dell’Africa dal punto di vista di una «cultura del dare, di una cultura di comunione», opposta alla cultura dell’individualismo che anche qui in Africa fa tanti proseliti.

 

Ovviamente, si è affrontato il problema della cultura d’impresa necessaria per lo sviluppo del continente, alla luce di una reale comunione, dell’indiscusso primato della testimonianza di vita nel quotidiano. Si può allora comprendere perché Simon Ndiweni, giovane imprenditore del Sudafrica, capisce che vivere anche le categorie economiche in questa prospettiva risulta una sorta di vocazione: «Non si può quantificare la gioia di essere stati chiamati a un progetto come questo – dice –. Nessuno potrà mai farlo al nostro posto». E Keeya, dall’Uganda: «Ho sempre avvertito un forte desiderio di lavorare di più per alleviare le sofferenze dei poveri. Dio mi ha fatto capire la direzione da prendere».

«L’idea dell’EdC proposta da Chiara Lubich nel 1991 in Brasile, ha visto degli sviluppi impensati in questi vent’anni di esistenza nel mondo. Anche qui in Africa, questa proposta innovativa ha trovato eco in tutti noi qui presenti», ha detto Virginie Assi, della Costa d’Avorio.

 

L’impegno dei partecipanti si è concretizzato nei giorni stessi della summer school: i primi 15 soci del futuro polo industriale della Mariapoli Piero si sono fatti avanti. Una decina di imprenditori hanno formalmente aderito all’EdC. E la commissione panafricana dell’EdC nel frattempo è stata costituita, con rappresentanti di tutte le aree geografiche dell’Africa subsahariana.

Nella dichiarazione conclusiva, i convegnisti hanno scritto: «Siamo riconoscenti per aver ricevuto questo messaggio in Africa e ci sentiamo illuminati a raccoglierne la sfida. La nuova direzione data alla vita delle nostre imprese favorirà una più grande unità dell’Africa e assicurerà alle nostre comunità una esperienza più profonda dell’amore di Dio».

 

Ma c’è stato un secondo appuntamento di rilievo: dal 26 al 28 gennaio, infatti, la prestigiosa Università cattolica dell’Africa orientale (Cuea), a Nairobi, ha organizzato una “Conferenza internazionale sull’EdC”, alla ricerca di risposte per un modello economico di sviluppo. 300 i partecipanti. Tema: “EdC, nuovo paradigma per lo sviluppo dell’Africa”.

 

«È un sogno, quello dell’EdC, preso in prestito dall’esempio delle prime comunità cristiane fra i cui membri “nessuno era indigente”. Questa è una sfida per il continente africano», ha detto il vice cancelliere John C. Maviiri. E Aloys B. Ayako, preside della facoltà di economia, ha evidenziato le sfide politiche e socio-economiche che oggi l’Africa si trova di fronte. Sfide che sono state osservate attentamente anche nei giorni seguenti, suscitando una profonda coscientizzazione. Il prof. Mbae, filosofo e presidente dell’accademia della Cuea, parlando delle dinamiche di reciprocità nelle culture africane, ha notato che, se da una parte ci sono dei punti forti – come il sostegno che ci si dà vivendo in comunità, dove i problemi o le gioie di uno sono di tutti –, ha mostrato dall’altra il rischio di mettere l’accento solo sulla comunità dimenticando la persona, o il pericolo di chiudersi in cerchi angusti.

 

Luigino Bruni ha presentato l’EdC, la sua nascita e il suo sviluppo, inserendo il progetto nel panorama dell’economia mondiale. Le esperienze concrete di imprenditori dell’EdC (Banko Kabayan delle Filippine sul microcredito, e Mundell & Associates degli Usa sulla frenetica competitività nordamericana) hanno confermato che l’EdC è una formula economica possibile.

 

Ma anche in Africa? Il prof. Mbae ha così risposto: «L’EdC è frutto di uno stile di vita, e quindi è un’esperienza che può essere vissuta dagli africani. La Cuea ha intrapreso la strada di educare i cuori assieme alle menti, e credo che l’approccio dell’EdC sia l’ideale per lo sviluppo dell’Africa». Il nunzio, mons. Alain Paul Lebeaupin, lo ha confermato, sottolineando «lo sforzo di studiare insieme dei modi efficaci per lo sviluppo dell’Africa».

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