Una risorsa per il Paese

Cresce la fiducia degli italiani verso questo mondo fatto di gratuità, progettualità, voglia di partecipazione.
Volontariato

È la conferma di una buona notizia, non perché siamo a Natale, ma perché è una realtà attiva tutto l’anno: l’Italia dispone di un capitale sociale consistente. È l’esercito dei volontari che nel nostro Paese conta sei milioni di persone tra quelli che prestano questo servizio in maniera stabile (un milione) ed altri che lo fanno saltuariamente. Sono tra le poche categorie di persone verso le quali l’italica gente nutre ancora quella fiducia che verso altri soggetti è del tutto scomparsa. Anzi, nella classifica della credibilità, detengono il primo posto.

«Un immenso giacimento di generosità», lo ha definito Riccardo Bona-cina, direttore di Vita, la rivista del volontariato sociale, che se non ha sconfitto la crisi che attanaglia le nostre famiglie, ne ha certo attutito i colpi, supplendo con tanta generosità alla scarsità di mezzi disponibili. E non si è trattato di buona volontà e basta.

Si è di recente riunita l’Assemblea nazionale del volontariato che per la prima volta ha visto insieme il Forum del terzo settore, la Consulta del volontariato, la ConVol e il Coordinamento dei centri di servizio per il volontariato. Un appuntamento importante patrocinato dal presidente della Repubblica che ha ricevuto i partecipanti al Quirinale e al quale sono intervenuti i ministri Sacconi e Maroni.

Ne parliamo con Emma Cavallaro, presidente della ConVol.

«L’assemblea è nata da una riflessione sul tipo di crisi che stiamo vivendo oggi, certamente una crisi economica, ma soprattutto culturale. Il volontariato ha sentito forte l’esigenza di riprendere la parola, partendo dalle situazioni che le persone a cui dedichiamo il nostro servizio stanno vivendo: la povertà, che aumenta con la conseguente sperequazione sociale; l’immigrazione, che ci rifiutiamo di ridurre ad una questione di ordine pubblico; la lotta contro le mafie, molto interessate ad alimentare l’esclusione sociale e la povertà. Vorremmo impegnarci a ricostruire la cultura dell’accoglienza, del superamento delle paure, della valorizzazione delle diversità. Ci stiamo opponendo anche alla possibilità che siano messi all’asta i beni confiscati alla mafia: il rischio è che se ne riappropri subito.

«Evidente, poi, che vogliamo richiamare con chiarezza il senso della gratuità, un valore di riferimento e non solo per il volontariato».

 

Quanto è importante che il volontariato sia organizzato e coordinato a livello nazionale?

«Importantissimo, perché le numerose piccole organizzazioni sono una benedizione perché agiscono localmente e sono dentro i problemi, però se non riescono ad avere uno sguardo più ampio, a coordinarsi con altri, rischiano di non farcela».

 

Tra l’altro il volontariato è spesso considerato solo come mano d’opera…

«Questo è gravissimo e siamo grati al presidente della Repubblica per la sua chiarezza a questo riguardo. Napolitano ha detto che il volontariato non può essere considerato una supplenza quando le cose non vanno bene. Così come ci è piaciuta la sua sottolineatura di un fatto: dove è attivo il volontariato c’è spirito civico, solidarietà, cresce il capitale sociale con la ricchezza delle relazioni interpersonali e il rispetto di regole condivise».

 

Quali i futuri progetti?

«L’aspetto della formazione su cui stiamo investendo è importantissimo per rispondere alla forte crisi culturale in atto. Direi che occorre riflettere seriamente su come contrastare la deresponsabilizzazione che sta prendendo piede nel nostro Paese e favorire il passaggio dall’io al noi, che è fondamentale, anche se non facile da attuare. Poi c’è tutto l’aspetto della rappresentanza che sentiamo molto importante, il coordinamento con le organizzazioni europee anche in vista del 2011, Anno europeo del volontariato, la ricostruzione delle strutture andate distrutte dal terremoto in Abruzzo.

«E poi, quello che abbiamo affidato al presidente della Repubblica è il nostro sogno-impegno: la costruzione di un Paese accogliente, che non discrimina nessuno per il colore della pelle, la cultura, la fede religiosa; un Paese dove, nel rispetto delle leggi, si possa convivere pacificamente.

«E infine aspettiamo di essere coinvolti nella programmazione della prossima conferenza governativa del volontariato, in modo che non risulti qualcosa a cui siamo solo invitati».

 

L’impegno

Secondo dati Eurispes il 43,6 per cento dei volontari sono persone non occupate, ma il 24,8 per cento sono dirigenti o impiegati pubblici e il 10,8 per cento imprenditori e liberi professionisti.

La percentuale più alta per fascia di età spetta agli appena maggiorenni con l’11,9 per cento del totale seguiti dalla fascia 55-59 anni (11,6), poi quelli dai 20 ai 24 anni (10,9), le persone tra i 45 e i 54 (10,7) e quelle tra i 60 e i 64 anni (10,2).

La regione che dispone di una maggiore percentuale di volontari è il Trentino Alto Adige, seguita da Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Sardegna, Liguria. Molto più basse le percentuali delle altre regioni.

Il maggior campo di impegno è la sanità col 28 per cento, seguito da assistenza sociale col 27,8 per cento.

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