Una promessa mantenuta

La “normale quotidianità” di una donna forte, che ha saputo trasformare la perdita del marito in donazione.
Una promessa mantenuta

Maria Segato, di Montebello Vicentino: una esistenza trascorsa da insegnante e da donna impegnata nel sociale, entusiasta della vita. Vita segnata profondamente dalla figura di Domenico, anche se troppo breve è stato il tempo condiviso nel matrimonio, poco più di due anni.

«Il radicato senso religioso di Domenico era in netto contrasto con la mia apatia, con il mio scetticismo. Mi sentivo appagata di tutto, perciò non volevo che Dio si intromettesse negli affari nostri e cercavo in tutti i modi che ne rimanesse alla larga».

Dopo sei mesi di matrimonio, la malattia mette alla prova i due sposi. Il marchio a fuoco nella pelle e nell’anima di Maria è: Domenico si avvia alla morte.

Ma del giovane marito, in quei momenti che devono essere stati durissimi, sembra che lei ricordi solo il sorriso di incoraggiamento, la gioia straripante di aver trovato un fine per cui spendere la vita, e amici con cui condividere un ideale alto di amore scambievole.

Maria non partecipa in prima persona a queste scoperte, le vive di riflesso, stupendosi di tutto, ma senza mai cercare di conoscere la ragione di tanto cambiamento e di tale gioia: «La sua camera – racconta lei – era diventata meta continua di parenti, amici e conoscenti. Venivano per consolare, ma se ne andavano consolati e ricevevano da un morente una grande lezione di vita e di fede».

Da tipo pratico e concreto, Domenico dice a Maria: «Arrivando di là (in Paradiso) alla mia età non starò certo inattivo, ma senz’altro mi metterò a fare qualcosa. Ho trovato: farò il rappresentante di Città nuova! E per te penserò io».

A 32 anni Domenico lascia alla moglie in eredità, insieme alla consolazione (la sua morte, pur nel dolore, è per Maria la certezza e la scoperta del Paradiso), la spinta ad una ricerca spirituale.

 

La svolta importante per Maria avviene nell’estate del 1964. «Per concedermi un po’ di riposo e ritemprarmi lo spirito, accettai l’invito a trascorrere una settimana a Merano, dove si svolgeva una Mariapoli. Io ero ignara di tutto, invece proprio lì mi attendeva quello che andavo cercando…».

Maria riconosce l’intervento promesso da suo marito, scopre il libro di Chiara Lubich, Meditazioni, tanto caro a Domenico, dimenticato da quattro anni nel cassetto. Gli occhi ora vedono, il cuore ascolta. È l’inizio di un nuovo cammino.

Come risposta al dono ricevuto, in quel primo anno si butta con tutte le sue forze a diffondere Città nuova, riuscendo a sottoscrivere più di cento abbonamenti, che per lei non sono numeri ma persone a cui additare una fonte sicura di luce per camminare anche nelle difficoltà.

«Considero gli abbonati la mia famiglia. Quindi li ricordo spesso nelle preghiere e cerco di mantenere con loro, per quanto è possibile, un contatto vivo».

Spesso la salute causa a Maria qualche contrarietà: gli arti inferiori, uno dei quali amputato in giovanissima età, sono messi a dura prova. Ma lei non cede. Sempre presente alle iniziative e agli appuntamenti coi nuovi amici, si arricchisce di esperienze fondamentali per la sua crescita spirituale.

«La carica che ricevevo, la riversavo soprattutto sugli alunni della scuola dove insegnavo… Iniziai a vivere con loro la Parola di vita, a “vivere l’unità”, a fare le esperienze e a raccontarcele: un “gioco” che li appassionava sempre più».

Quando nel 1985 Maria conclude la professione, le si aprono nuove possibilità di mettersi al servizio degli altri, spendendosi in tutto quello che può. Ecco allora il suo impegno nella casa di riposo, per l’assistenza ai più abbandonati; fonda l’Avulss locale, con iniziative di formazione e di solidarietà.

Eletta, già dal 1970, consigliere comunale, lavora per promuovere il dialogo e la collaborazione tra schieramenti diversi. E dopo il ritiro dalla vita politica e dagli incarichi istituzionali, gli immigrati che risiedono e lavorano a Montebello Vicentino diventano oggetto delle sue attenzioni, fra cui insegnare loro la lingua italiana.

Molti di questi giovani stranieri, desiderosi di inserirsi e di imparare, trovano in Maria anche una confidente e un punto di riferimento. Tramite lei, alcuni di loro conoscono e condividono l’esperienza del Movimento dei focolari.

Per tale impegno, l’amministrazione comunale destina a Maria il “Premio di solidarietà sociale”, che lei considera rivolto, più che alla propria persona, a tutti coloro che nel suo comune si dedicano con generosità alle persone in difficoltà e necessità.

«Dio si serve di persone limitate e misere come sono io – commenta – per realizzare i suoi piani d’amore, che si rivelano imprevedibili e superiori a qualunque aspettativa».

Sì, la promessa fattale da Domenico di prendersi cura di lei è stata meravigliosamente mantenuta.

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