Un governo alla prova di sfide epocali

Molti, e non solo a destra, i settori contrari al nuovo governo Conte. Decisive le scelte su conti pubblici e flussi migratori a livello europeo. I prossimi importanti appuntamenti mentre si procede alla nomina dei sotto segretari.

Nonostante fondati timori, la nuova maggioranza di governo ha retto anche al Senato dando il voto di fiducia al Conte 2 nello stesso giorno in cui Paolo Gentiloni è stato nominato commissario europeo all’economia. Ha preso il posto del francese Moscovici, il cui nome è stato finora fonte di preoccupazione per l’attenzione particolare che ha dedicato ai conti pubblici italiani, mentre è stato più volte accusato di estrema tolleranza verso il suo Paese.

Prima di cantare vittoria bisognerà comprendere il mandato effettivo che sarà affidato all’esponente dem e alla forza dell’Italia nel creare le condizioni per riformare il patto di stabilità come richiesto anche da Mattarella. Senza questo cambiamento sarà, infatti, impossibile procedere con il piano di interventi annunciati da un governo che non è certamente amato a destra, ma è mal tollerato anche in altri ambienti. A cominciare da Carlo De Benedetti che, con gli eredi Agnelli, controlla il gruppo Espresso Repubblica in tutte le sue articolazioni, La Stampa compresa. Se è nota e diffusa nei media la posizione di Carlo Calenda, apprezzato da destra e sinistra per restare nel clima post ideologico, è significativo il voto contrario di Emma Bonino.

La vecchia accusa di trasformismo della politica italiana si rivolge ora verso Conte, oltre le invettive più dure arrivate nell’aula del Senato da parte di Lega e Fratelli d’Italia. Anche se poi la cifra più alta si è raggiunta con l’intervento della senatrice a vita Liliana Segre che ha reso evidente la paura avvertita per le scelte sulle politiche migratorie del Conte 1 «che mi hanno fatto temere un imbarbarimento della nostra società» mentre resta sempre valida e attuale la massima del Talmud secondo cui “chi salva una vita, salva il mondo intero”. «Un mondo in cui chi salva vite viene punito mi pare rovesciato», ha detto colei che si è definita nel primo discorso a palazzo Madama «una vecchia signora, una persona tra le pochissime ancora viventi in Italia che porta sul braccio il numero di Auschwitz».

Parole che inducono non solo a prestare attenzione alle correzione delle leggi su sicurezza e immigrazione, ma anche, con riferimento alle gravi violazioni dei diritti umani in corso, ai rapporti stretti con la guardia costiera libica e alla gestione dei rapporti con le fazioni generate dal caos seguente alla guerra del 2011.

Un primo passaggio importante si rivelerà l’incontro programmato per il 18 settembre tra Conte e il presidente francese Macron che dovrà toccare diversi dossier. Così come  potrebbe essere decisivo il mini vertice informale previsto a La Valletta il prossimo 23 settembre tra i ministri degli interni di Germania, Francia, Malta e Italia assieme alla Finlandia (presidente di turno del Consiglio Ue) e la rappresentanza della Commissione europea.

Sulla questione conti pubblici e politica migratoria, tra patto di stabilità e riforma della convenzione di Dublino, si giocherà il destino del nuovo governo che parte dell’opposizione presenta come Monti 2, cioè un esecutivo imposto dal blocco di comando franco-tedesco.

Il profilo del Conte 2, ad ogni modo, si conoscerà nel dettaglio con la nomina dei sottosegretari e relative deleghe.

Nel corso del dibattito il rinnovato presidente del Consiglio non si è sottratto ad una istanza avanzata dalla senatrice Paola Binetti (ex Pd ora nel centrodestra come Udc) a proposito del tema del fine vita, oggetto di una imminente sentenza della Corte costituzionale sul suicidio assistito. La questione non va politicizzata secondo Conte che ha voluto l’esclusione del tema dal programma di governo pur riconoscendo che «sono in gioco i diritti fondamentali della persona. Innanzitutto c’è il diritto alla vita, che è fondamentale presidio giuridico di tutela per ogni essere umano. Anzi, direi che è quel diritto da cui si irradiano poi tutte le manifestazioni della personalità che andiamo a tutelare successivamente. Ci si interroga poi sulla presunta esistenza di un diritto alla morte, sul ruolo che può avere un terzo, pur qualificato, quale può essere un medico, sollecitato a offrire, eventualmente, una risposta alla richiesta di intervento che viene da un paziente». L’intenzione è quella di arrivare ad una condivisione ampia nelle Camere per «comporre il dissidio tra il principio di tutela della vita e il principio di autodeterminazione, che per qualcuno affonda nella tutela della dignità della persona».  Si spera perciò che la Consulta, in considerazione delle vicende parlamentari, aggiorni la data della sua sentenza sull’articolo 580 del Codice penale che punisce l’aiuto al suicidio, originata dal caso Cappato Dj Fabo.

Argomento difficile che, onestamente, trova impreparate non solo le Camere ma anche l’opinione pubblica determinata da spinte emozionali, e richiede un supplemento di impegno nelle realtà impegnate a porre al centro il primato personalista della Costituzione in tutte le sue declinazioni.

Le parole di Conte si prestano a tante interpretazioni diverse, così come il riferimento al “nuovo umanesimo” che per i settori tradizionalisti disegna orizzonti inquietanti citando le profezie del teologo Fulton Sheen sull’inganno del “grande umanitario”, mentre per altri, come Concita De Gregorio, rivela un esponente legato alla sua formazione cattolica. O ancora Fiamma Nirenstein avverte che il Conte 2 sarà il governo più antisionista della storia italiana.

Molto più prosaicamente si può registrare l’analisi dell’Istituto Bruno Leoni, pensatoio autorevole del liberismo, che avverte con timore la presenza di troppi keynesiani nel nuovo esecutivo come fautori di intervento pubblico nell’economia. Di ritorno a Keynes ha parlato nella sua recente rubrica Luigino Bruni su Città Nuova. Resta da capire cosa vorrà dire questo ascendente ad un economista noto per non essere stato ascoltato nel 1919 sulle conseguenze nefaste del trattato di Versailles che aprì le porte al secondo conflitto mondiale del 1939.

Domande molto serie per tutti e per chi governa, se come avverte Andrea Terzi sul sito economico Lavoce.info ci troviamo davanti ad «una nuova probabile recessione mondiale».

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