Ucraina alla fame

La guerra del Donbass ha messo in ginocchio un Paese intero. L’appello del papa per una colletta atta a «venire incontro all’emergenza umanitaria»
Kiev Maidan © Michele Zanzucchi 2014

Le guerre non sono mai positive per un popolo, non lo sono mai state e mai lo saranno. La guerra è una «stupidità», sosteneva Giordani senza peli sull’anima; una «connerie», sosteneva senza peli sullo stomaco Jacques Prévert; una «menzogna», sosteneva senza peli sulla lingua Elias Canetti.

 

L’Ucraina ce ne dà nuovamente la prova, se mai ce ne fosse bisogno. La guerra del Donbass, dopo l’occupazione della Crimea da parte dei russi di Putin, ha contribuito solo a rendere impossibile o quasi la vita a migliaia e migliaia di persone. Le popolazioni, in massima parte di origine russa, rimaste nella regione contestata tra Mosca e Kiev, non ricevono più aiuti da parte degli ucraini, ma nemmeno le milizie filo-russe che controllano la regione riescono a drenare aiuti adeguati dalla Russia. Così lo spettro della fame non è più uno spauracchio, ormai è realtà.

 

Nel febbraio 2015 con gli accordi di Minsk (tra Germania, Francia, Russia e Ucraina, come al solito l’Europa agì in ordine sparso) si cercò di mettere fine a un’escalation che rischiava di infiammare tutta l’Europa dell’Est. Nei fatti venne decretato uno status quo che non ha mai posto fine ai combattimenti, che ancor oggi sono latenti e talvolta esplodono. L’Ucraina, secondo gli accordi, era tenuta a varare una riforma della Costituzione in senso autonomista per la regione, ma il Parlamento di Kiev non ha mai concesso il via libera alle modifiche. Da parte loro le milizie filorusse non hanno cessato di impiantarsi stabilmente nella regione, mettendo le premesse per una indipendenza da loro auspicata d’accordo con Mosca: sarebbe la “Nuova Russia”.

 

Ma le sofferenze non colpiscono solo le popolazioni nella zona controllata dai filo-russi; le conseguenze della guerra si fanno sentire anche rudemente nelle regioni immediatamente contigue al Donbass. Il commercio, l’industria e ogni attività economica sono bloccati e la migrazione dei giovani è fortissima. Senza dimenticare che l’intero Paese è colpito da una recessione crudele. Se nel biennio 2014-2015 il Pil è calato più del 12 per cento, quest’anno si prospetta una lievissima ripresa ancora incerta (nel 2013 era di 136 miliardi di euro, oggi non raggiunge i 68).

 

Nell’udienza generale di ieri mattina, il papa, ricevendo una delegazione dall’Ucraina e dalla Bielorussia, in occasione della conferenza internazionale nel 30° anniversario della tragedia di Chernobyl. ha ricordato il dramma ucraino con queste parole: «La popolazione dell’Ucraina soffre da tempo per le conseguenze di un conflitto armato, dimenticato da tanti. Come sapete, ho invitato la Chiesa in Europa a sostenere l’iniziativa da me indetta per venire incontro a tale emergenza umanitaria. Ringrazio in anticipo quanti contribuiranno generosamente all’iniziativa, che avrà luogo domenica prossima, 24 aprile». Come al solito il papa invita ad alleviare le sofferenze dei poveri, senza guardare in faccia alla carta d’identità e alle radici culturali, religiose o etniche di chi soffre.

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