Trasformati in testimoni credibili

Lasciarsi vivere dalla Parola, la via per essere testimoni credibili.
Apostoli

È significativa la fede popolare che vede nel Natale una “piccola pasqua”. E in questi giorni la risurrezione di Gesù mi è tornata alla mente e al cuore come una realtà sperimentabile e sperimentata quando ci si lascia vivere dalla Parola.

Nei racconti della risurrezione, avevo soprattutto guardato al protagonista, ma ora, da quanto avevo potuto vivere, mi sentivo apparentata ai testimoni. E mi chiedevo: quale ricaduta la risurrezione avrà avuto sulla loro vita, la loro psiche, la loro “visione del mondo”?

 

Cos’era successo? Per tre anni avevano vissuto con colui che «ha parole di vita eterna», la Parola incarnata. Poi, in tre giorni sconvolgenti, la Parola, Cristo, li aveva trascinati nella sua dinamica divina di morte e risurrezione. E, pur con le infedeltà, con il rinnegamento, non era mancato in loro l’amore, l’amore per quel maestro e amico, espresso in vari modi ma da tutti nell’essere schiantati dal dolore. In fondo in quei tre giorni si erano “lasciati vivere” dalla Parola.

Ed ecco che appare loro il Cristo risorto. Il primo effetto è la gioia. Una gioia sconvolgente che gli evangelisti tengono a sottolineare. Una gioia che «brucia il cuore». E che non è effimera, perché la dinamica da cui scaturisce è quasi iscritta nella loro carne: dal chicco di grano che marcisce e muore germoglia la nuova creazione, la risurrezione si prova nella morte. Ormai vanno gioiosi incontro al dolore, fino alla testimonianza finale.

 

Ancora di più: nessuno spazio per il rimpianto, per incolpare questo o quello. No, invece, capiscono: «Era necessario», «bisognava». Poi, «i loro occhi si aprono», le loro forze si dilatano. Da paurosi diventano coraggiosi. Sono quelli di prima, eppure sono diversi, sono «creature nuove», la Parola li ha radicalmente cambiati. Una spinta incontenibile di comunicare: come si può tacere dopo esser stati non solo testimoni esterni, ma trasformati da quell’evento?

 

Quando, alla luce della Parola, si accolgono le circostanze come un dono di Dio; quando esse, a volte scomode e paralizzanti, diventano occasione di crescere nell’amore e nella misericordia; quando, pur nelle infedeltà e i tentennamenti, ci si lascia vivere dalla Parola, cioè dal Crocifisso-Risorto, allora l’esperienza descritta sopra non è più esclusiva dei testimoni oculari. Essere «risorti con Cristo» diventa denso di significato tangibile, reale. E la strada è aperta per essere testimoni credibili di questa risurrezione che Benedetto XVI paragona a una «fissione nucleare portata nel più intimo dell’essere», affermando che «può suscitare la catena di trasformazioni che a poco a poco cambieranno il mondo».

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons