Tania Cagnotto, addio con vittoria

La tuffatrice bolzanina, alla soglia dei 32 anni, termina la carriera con l’ennesimo trionfo nel trampolino da un metro agli Assoluti Torino, città che l’ha adottata. Un ritiro consumato tra emozioni e nostalgia, unita alla certezza di poter ancora dare tanto al mondo dei tuffi

“La bomba”, classico tuffo che tutti almeno una volta nella via abbiamo provato a fare, è stato il suo originale congedo al festante pubblico della Piscina Monumentale di Torino, al termine della gara che l’ha vista trionfare nel trampolino da un metro ai Campionati italiani assoluti. Il capoluogo piemontese non è un luogo casuale per porre fine a una carriera straordinaria per longevità e successi: nella stessa struttura, infatti, la bolzanina ha recitato un ruolo da protagonista agli Europei 2011 portando a casa due ori e un bronzo, senza contare che lì è nato anche il padre-allenatore Giorgio, uno dei pionieri di questo sport in Italia e suo mentore in un percorso lungo quasi due decenni.

“Me l’hanno chiesto in tantissimi sui social”, precisa la Cagnotto in relazione al goliardico sesto tuffo finale che ha scatenato gli applausi di un pubblico commosso, venuto a rendere omaggio a una eterna campionessa giunta alla recita finale di un percorso che l’ha vista conquistare 41 medaglie internazionali, impreziosite da 20 ori Europei e due stupendi podi olimpici a Rio 2016: il bronzo individuale dai 3 metri e l’argento, dalla stessa altezza, nel sincro con Francesca Dallapé. L’apice olimpico, toccato proprio sul finale di carriera, l’ha portata alla decisione di smettere: non prima, però, di concedere ieri l’ultimo saggio della sua immensa classe.

In gara la Cagnotto ha realizzato 283.40 punti, distanziando Elena Bertocchi (269.35) e Maria Elisabetta Marconi: il suo commiato agonistico è stato la sintesi perfetta delle sue abilità, una sorta di summa da tralasciare ai posteri e alle nuove leve che si spera possano seguire le sue orme. Nel quinto e ultimo tuffo, infatti, ha sfoderato il suo pezzo forte di sempre: un uno e mezzo rovesciato carpiato eseguito con eccezionale maestria e pulizia, che ha spinto i giudici ad assegnare tutti 10. Da fuori dev’essere sembrato tutto facile, ma in realtà la Cagnotto ha dovuto lottare con la grande emozione per tirar fuori questo finale perfetto: “ero agitata, avevo paura di sbagliare tuffo. In gara, però, ho avvertito il cambiamento, ritrovando forza e concentrazione. L’adrenalina ha fatto miracoli”.

Non poteva esserci, forse, congedo migliore: la ciliegina sulla torta di una percorso da record, che ha dato paradossalmente i migliori frutti alla fine. I successi olimpici appena ricordati e l’oro mondiale a Kazan 2015, nel trampolino da un metro, sono infatti momenti che la Cagnotto non dimenticherà mai. Un finale di carriera strepitoso e clamorosamente in crescendo, legato a doppio filo alla volontà di affinare ulteriormente le tecniche di tuffo e curare il fisico, quasi maniacalmente: arrivata all’età in cui di solito ci si adagia, Tania ha deciso di rilanciare per andarsi a prendere quei successi che ancora le mancavano, sfumati precedentemente in maniera beffarda. La storia, adesso, parla per lei: una straordinaria testimonianza di come disciplina, duro lavoro e la cura dei particolari possano migliorare anche una campionessa già affermata come lei.

Adesso, dopo la commozione e i saluti, arriva il dopo: pagina sempre complicata per gli atleti, abituati sin da piccoli ad allenamenti estenuanti e a vite spesso sacrificate e votate interamente allo sport. “Sono stati anni bellissimi, ma adesso è il momento dell’addio: dopo tante gare – precisa la Cagnotto – ci sarà più leggerezza, anche se alcuni ex atleti mi hanno detto che la malinconia non finirà mai”. Non può essere altrimenti per chi ha votato l’intera esistenza a una passione così grande, sacrificando piaceri e tempo libero: “adesso ho bisogno di godermi la vita e di prendermi un po’ di tregua. Più in là vorrò diventare madre, con più di un figlio: ma, almeno questo, vorrei non programmarlo, facendolo con calma e senza fretta”.

Un futuro che, a prescindere dalle scelte personali, rimarrà legato a doppio filo alla passione della vita: “vorrei essere presente alle gare, restare nell’ambiente sotto un’altra veste”. Non potrebbe essere altrimenti, per una leggenda vivente dello sport italiano.

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