Sviluppo, responsabilità comune

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Mettere insieme le montagne innevate di Davos con le spiagge di Porto Alegre è comunque un po’ difficile. Negli ultimi anni sembrava lo fosse ancora di più, dato che il Forum sociale nato nella bella città brasiliana ha sempre avuto in sé il segno del confronto con il Forum economico che si tiene nella caratteristica località svizzera. Col suo viaggio, carico di simbolismo, da Porto Alegre a Davos, il presidente brasiliano Lula ha certo contribuito a gettare un ponte per passare dalla contrapposizione al dialogo. È presto per dire se porterà frutti a lungo termine; ma abbattendo il tabù del “confronto sì, confronto no”, aiuta a guardare a questi due appuntamenti per quello che sono: luoghi di dibattito, di esposizione e in certa misura di elaborazione di idee. Conferenzieri e proposte che circolano hanno prospettive e offrono soluzioni spesso molto diverse, ma un punto li accomuna; affrontare i problemi globali. Un’obiezione strisciante serpeggia tuttavia nell’opinione pubblica. Servono proprio tutti questi convegni e dibattiti? Nel 2002 vi sono state molte occasioni di confronto al massimo livello: si è cominciato in marzo con la conferenza dell’Onu sul finanziamento dello sviluppo (ovvero come aumentare le risorse per sconfiggere la povertà) e si è concluso con il vertice sull’ambiente di Johannesburg, passando attraverso la conferenza dell’Unicef e quella della Fao. Molti dei temi affrontati, dalle politiche agricole alla biodiversità, dal ruolo del commercio e della finanza all’accesso equo ai farmaci contro l’Aids, si sono incrociati e sovrapposti in queste riunioni e hanno trovato ampia eco anche a Davos e Porto Alegre. Ci sono a mio avviso due elementi positivi: la consapevolezza che non si possono affrontare i problemi globali separatamente (se si parla di aiuto allo sviluppo non si può evitare di affrontare le questioni del debito dei paesi poveri, e così via) e il principio che la casa comune in cui affrontare le questioni sono le Nazioni Unite, dove tutti sono rappresentati. Emergono tuttavia almeno due aspetti critici: la necessità di rispettare gli impegni presi, in particolare quelli verso i poveri, come ricordato da Giovanni Paolo II nel messaggio per la pace di quest’anno, e la difficoltà di avere istituzioni internazionali adeguate alla complessità dei problemi in campo. Lo stato-nazione quale attore esclusivo della scena ha ormai fatto il suo tempo, ecco perché sono importanti tutti i contributi che arrivano dalla società civile e dal mondo economico sensibile alle proprie responsabilità sociali. Rosario Lembo, un’autocritica Presente a tutte le edizioni del Forum di Porto Alegre, presidente del Cipsi che raggruppa oltre 20 Ong italiane, Rosario Lembo non si sottrae all’autocritica parlando dell’edizione 2003: “Il primo Forum era stato un po’ come la nascita di un bebè, l’anno scorso il bebè aveva sviluppato le braccia (i Forum continentali) e le arterie (i temi su cui centrare l’attenzione per la lotta alla povertà), quest’anno ci si aspettava qualcosa in più dal punto di vista delle proposte e delle strategie”. E non è stato così? “Secondo me no. Ci voleva più progettazione su come raggiungere gli obiettivi a partire dai temi che si ritengono centrali, come la lotta alla povertà. È stato il Forum dei grandi numeri e delle innumerevoli proposte, per rispondere (e questo resta comunque un fatto molto positivo) alle esigenze dei singoli partecipanti, secondo quel principio di pluralismo nella diversità che lo ha sempre caratterizzato. Forse era giunto il momento di fare un maggiore sforzo di coordinamento, in modo che il Forum non sia solo un momento di incontro”. Uno dei temi centrali anche quest’anno è stato quello sull’acqua come bene comune dell’umanità. Il Cipsi sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione. Con quale strategia e quali obiettivi? “Il 2003 è stato proclamato dall’Onu anno internazionale dell’acqua, un’occasione privilegiata per dare rilievo a questo tema. L’anno scorso abbiamo scritto un documento comune fra le organizzazioni che sostengono l’idea dell’accesso all’acqua come diritto universalmente riconosciuto e quelle che si concentrano soprattutto sulla contestazione alla privatizzazione di questa risorsa. “Noi realizzeremo il 21 e 22 marzo in Italia il primo Forum alternativo mondiale sull’acqua, e inoltre intendiamo sostenere le iniziative che stanno emergendo dal basso. La Regione Toscana per esempio ha introdotto una percentuale sulle tariffe per l’acqua che alimenterà un Fondo regionale per sostenere progetti nei paesi poveri proprio sull’accesso all’acqua potabile”. FORUM ECONOMICO MONDIALE Riunisce ogni anno a Davos in Svizzera economisti, uomini d’affari e politici. Oltre 2000 quest’anno i partecipanti con 270 seminari e dibattiti sul tema: ricostruire la fiducia. FORUM SOCIALE MONDIALE Giunto alla terza edizione, ha riunito a Porto Alegre 100 mila persone da 126 paesi. Luogo di confronto e di espressione dei movimenti critici verso gli effetti negativi della globalizzazione.

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