Il successo della Festa del cinema di Roma

Il pubblico ha premiato Santa subito di Piva: una storia vera, di coraggio e di purezza.

Per una volta il cinema non si autopremia con i soliti noti, i  filmoni internazionali, le anteprime mondiali: che fanno bene alla pubblicità, sia chiaro, ma non basta. Certo sono benvenuti lavori come The Irishman di Scorsese o Il Peccato di Konchalovski, che ha chiuso la Festa del cinema di Roma, biografia poco convenzionale di un Michelangelo non idealizzato e su cui torneremo.

E sorvoliamo sui film italiani, dignitosi ma ripetitivi. Il pubblico ha sete di autenticità. Ha premiato con una standing ovation il docufilm Santa subito di Alessandro Piva, il regista salernitano, classe 1966, autore di opere premiate come LaCapaGira, Henry, Milionari. Il film sulla ragazza pugliese Santa Scorese, assassinata il 15 marzo 1991 da uno stalker che la perseguitava da tre anni – di cui s’è già parlato su questo sito -, con la sua vittoria segna una felice inversione nei gusti della gente. Forse stanco della serialità di storie o di commedie già viste, di filmoni americani come di quelli anche italiani un po’ cervellotici – non ce ne voglia Cristina Comencini con il suo Tornare -,  il pubblico ha voluto premiare una storia di coraggio, di sangue e diciamo pure una parola oggi diventata tabù: di purezza. Certo, il tema della violenza sulle donne è attuale e stringente, ha commosso, ma è anche la vita della ragazza credente, vivace, moderna e aperta ad un futuro di generosità ad avere scosso l’attenzione.

Fa piacere l’inversione di tendenza e fa sperare anche che i registi nostrani siano più coraggiosi e cerchino soggetti forse più rischiosi, ma veri, che colpiscono al cuore le persone. La vittoria del docufilm poi acquista un sapore particolare, sapendo che in competizione c’erano i lavori di Scorsese e di Edward Norton, che non sono gli ultimi arrivati. Forse la gente è sazia ed ha voglia di semplicità e di verità.

Il festival parallelo, ossia Alice in città ha premiato lavori di riscatto e di fantasia. Miglior film The Dazzled di Sarah Succo (storia della dodicenne Camille che cerca la libertà), miglior regia a Lorenzo Mattotti  per lo spiritoso La famosa invasione degli orsi in Sicilia, tratto dal racconto di Buzzati.

Soddisfazione per i dirigenti Antonio Monda e Laura Delli Colli: tutto in crescita, dai biglietti venduti ai giornalisti accreditati, agli ingressi in sala, e così via. In effetti, la Festa rischia di diventare un gioiellino, come l’ha definita già Aldo Cazzullo sul Corsera. Speriamo. Certo, finita l’inutile contrapposizione con Venezia e Torino, la rassegna romana sta diventando quella che è la sua vocazione: un viaggio in tutto il cinema, nei vari generi, tra restauri del passato e aperture sul futuro, dialoghi e premi con personalità e aria serena un po’ in tutta la città del cinema quale è di fatto Roma.

La strada però è ancora lunga, perché ad esempio Santa Subito non ha trovato ancora una distribuzione, la capitale non è un esempio di decoro e l’organizzazione ha bisogno di migliorare. Ma la Festa cammina con le sue gambe. E questo è già molto.

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