Sotto la tenda

«Non mi dispiace stare con te nella tenda, mamma! Vedi sono allegra, anche se la casa nostra non c’è più».

«Facciamo finta di essere io e te in vacanza, al campeggio, con tanti nostri amici!».

«Mamma, è stato il terremoto a far cadere la nostra casa?».

«Sì, è stato il terremoto, bimba mia».

«Mamma, finirà a settembre il terremoto, vero?».

«Anche prima, anche prima si addormenterà».

«Ma tu non hai più paura, vero mamma?».

«No, ormai non ho più paura. Vedi, io ti abbraccio e non sento più nessuna paura. Tutto è passato».

«Allora, mamma, tienimi sempre stretta e io ti racconterò una storia».

«Tu, bimba mia, mi racconterai una storia?».

«Sì, quella del terremoto con l’influenza. C’era una volta il terremoto che voleva venire qui, da noi, nel nostro paese. Ma quando aprì gli occhi vide tutti i bambini insieme e vicino ai bambini c’erano le loro mamme. E vicino alle mamme stavano tanti papà. E vicino ai papà c’erano tanti amici. E vicino agli amici c’erano tanti altri amici: quelli con i caschi e le divise fosforescenti, quelli con i camici bianchi, quelli con i nasi rossi e il cappello da clown e quelli con le tute e i palloncini colorati… Allora il terremoto si sentì debole debole, starnutì un pochino solo e si accorse di avere la febbre e l’influenza e pensò: “Qui mi conviene andarmene via…”. E decise di cambiare mestiere, che a fare il terremoto si combinano troppi guai.

«Piaciuta la storia, mammina?».

«Oh, sì, bellissima: ora la illustriamo con i pennarelli e poi la raccontiamo agli altri bambini e alle altre mamme della tendopoli».

«Così tutti sanno che possono in fretta ricostruire le case e anche le scuole per noi bambini, con un nuovo parco giochi».

«Sì, e costruiremo un paese davvero sicuro».

«Finalmente!».

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