Serve qualità per decollare di nuovo

Siamo di fronte ad una grande opportunità di cambiamento. Noi italiani dobbiamo prendere il treno che s’è avviato. Come? Facendo rete e condividendo idee e valori.
freccie tricolore

Questo numero della rivista è profondamente modificato nella sua composizione, a causa della scelta redazionale di un “Primo piano” sovradimensionato rispetto alla norma. Le nove pagine che seguono, infatti, abbiamo voluto dedicarle ad alcune delle tante domande che gli italiani si pongono in questi frangenti di emergenza.

Vediamo il perché. In una conversazione sui massimi sistemi con il prof. Sergio Rondinara, riflettendo sulle “cause dei fenomeni”, veniva in luce come il mondo occidentale, sotto la potente spinta positivista e scientista, abbia progressivamente deviato da una comprensione complessiva dei fenomeni: «Bisogna andare oltre la visione quantitativa del mondo – mi diceva –, che nonostante i suoi innegabili successi mostra un intrinseco carattere riduttivo, per approdare ad una comprensione qualitativa che ne completi l’interpretazione». In soldoni, la tesi di Rondinara, di carattere scientifico-filosofico, trasportata nell’ambito delle scienze sociali, potrebbe essere formulata così: non è possibile interpretare la realtà solo con criteri di quantità (più denaro ho più sono bravo, il rapporto tra maggioranza e opposizione è solo questione di numeri, le graduatorie sociali sono date dalla collezione di titoli onorifici, di case, di “prede”…). Avere criteri qualitativi accanto a quelli quantitativi (che pure hanno una loro ragion d’essere) nel giudicare il mondo e la realtà non solo aiuta a interpretare quello che viviamo, ma ci permette di agire sul reale. Segno ne siano, ad esempio, le attenzioni diffuse all’ecologia, ad una vita sobria, all’onestà del comportamento personale, alla solidarietà.

 

Ripenso a questa conversazione costatando che ormai, al di là delle questioni giudiziarie sulla villa di Arcore, appare evidente che la politica da sola non riesce più a rigenerarsi, nonostante le condotte esemplari di tanti eletti. Ha bisogno di una potente iniezione energetica. Da dove potrà mai venire se non dalla società civile, che in Italia ha dimostrato da tempo di avere idee e proposte, numeri e capacità operativa? Ma per far questo è necessario che la stessa società civile faccia un passo avanti, entri nell’agone politico offrendo idee, procedure e persone. Non basta più fare il proprio lavoro nella propria associazione o nel proprio ambito professionale: bisogna entrare in campo, soprattutto mettendosi assieme. È il momento di reintrodurre la qualità (e quindi il bene comune) non solo nella vita personale ma anche in quella pubblica, per quanto piccolo possa apparire lo spicchio di reale che io posso influenzare.

 

Siamo di fronte ad una grande opportunità di cambiamento. Noi italiani dobbiamo prendere il treno che s’è avviato, e non restare a piedi. Come? Facendo rete e condividendo idee e valori (qual è la democrazia che vogliamo per l’Italia e per il mondo?), procedure (trasparenza e onestà come antidoto alle corruzioni) e persone (servono leader autorevoli e se possibile giovani, che abbiano dietro le spalle milioni di italiani che pensano e che lavorano). Contiamo sul contributo delle nostre lettrici e dei nostri lettori per aprire un dialogo corposo su queste prospettive.

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