Se i valori non sono in vendita

Farmacisti e obiezione: non è facile resistere quando la pressione dell’opinione pubblica è forte.
Farmacie Pillola giorno dopo

«Sempre più ragazze con la ricetta in mano. La stessa richiesta: Norlevo. Su di me un turbinio di domande, sulla vita di queste donne un vortice di pensieri». Sono le parole della dott.ssa Francesca Razzini, una giovane farmacista di Piacenza, a portarci nel tema caldo dell’obiezione di coscienza.

La storia comincia nel 2003. Francesca, dopo una laurea brillante, trova lavoro in una farmacia. Tutto fila liscio fino a quando non le vengono richiesti prodotti potenzialmente abortivi. Francesca si informa, studia, cerca di capire di cosa si tratta. Chiama un’associazione di categoria e chiede se può fare obiezione su questo tipo di prodotti. Le dicono che la situazione è molto delicata perché manca una legge specifica che consenta l’obiezione di coscienza, come per i medici. Praticamente il farmacista è costretto, dietro prescrizione medica, a consegnare il farmaco e a procurarlo, se non disponibile, nel più breve tempo possibile. Francesca non ci sta e tira fuori un coraggio che non immaginava di avere: «Mi sono rifiutata e ho lasciato il posto in quella farmacia. Ora lavoro in un’altra farmacia che valorizza la mia scelta di fare obiezione di coscienza», racconta.

 

Facciamo un passo indietro: cos’è la pillola del giorno dopo? È un prodotto che, se assunto prima dell’ovulazione, tende a bloccarla; ma, se assunto dopo l’ovulazione e dopo il concepimento (evento che in questa fase sfugge alla possibilità di accertamento), ha un effetto anti-impiantatorio, cioè abortivo, poiché provoca l’espulsione dell’embrione. In Italia, dal 2000, lo si ottiene con una ricetta intestata in carta bianca: in pronta consegna come qualsiasi farmaco. La pillola del giorno dopo passa per un contraccettivo di emergenza; in realtà può diventare un abortivo fai-da-te. Il suo utilizzo, tuttavia, pone alcune problematiche. Primo: i più recenti e autorevoli report concordano nell’ammettere che la sua efficacia è nettamente inferiore a quella propagandata. Fatto rilevante se si pensa che alcuni Paesi hanno impostato la propria politica di controllo dell’aborto sulla “Ce”, ossia la contraccezione di emergenza.

 

In Spagna nel 2000, l’anno precedente all’introduzione della pillola del giorno dopo, il numero degli aborti si attestava a 60 mila con un tasso di aborto di 7,5 per ogni mille donne di età inferiore ai 20 anni; nel 2005 sono state somministrate più di 506 mila pillole del giorno dopo, ma il numero degli aborti registrati in quell’anno è aumentato fino a 91 mila con un tasso di 11,5 per ogni mille  donne di età inferiore ai 20 anni. Lo stesso andamento si registra in altri Paesi, compresa l’Italia.

Ciò che stupisce è la mancanza di una ricerca adeguata sulle conseguenze a breve e lungo termine sulla salute, soprattutto per le donne che ne fanno un uso ripetuto.

 

«La cosa che fa più male è la mancanza di informazione sanitaria e medica», spiega la d.ssa Razzini.

Nonostante alcune possibili conseguenze, tra cui un maggiore rischio di gravidanze extrauterine, dal 2006 la Food and Drug Administration negli Stati Uniti ha allentato la regolamentazione sull’uso di Plan B, una tra le più note pillole del giorno dopo, consentendone l’acquisto senza prescrizione medica e di recente ha annunciato che intende abbassare l’età dai 18 ai 17 anni per l’accesso alla Ce.

«Se vogliamo dare una lettura del fenomeno – spiega la d.ssa Razzini  – siamo costretti a constatare che ci sono fortissimi interessi economici a livello internazionale che partono dalle case farmaceutiche ed investono le politiche mondiali. Le spinte per una vendita indiscriminata di questi prodotti trovano un terreno fertile nell’ideologia dominante che considera l’emancipazione come libertà da ogni vincolo e de-responsabilizzazione di ogni scelta».

 

Di fronte a questo panorama si capisce ancora meglio la scelta della nostra farmacista che ha trovato il suo modo di fare obiezione di coscienza alla pillola del giorno dopo: «Quando mi si presenta una donna, cerco di farla ragionare. Mi rendo conto che non è facile perché il carico di preoccupazione è altissimo. La donna che arriva con la richiesta ha già deciso. A volte, tuttavia, la coscienza si risveglia, ma è un attimo. La paura fa ripiombare subito nel buio. In farmacia distribuiamo un opuscolo che chiarisce cos’è la pillola del giorno dopo, indica un numero verde Sos per un aiuto in caso di gravidanza non desiderata e spiega in sintesi i metodi naturali. Questo strumento funziona: anche se è una piccola cosa potrebbe aiutare in qualche modo a ripensare come vivere la propria sessualità».

 

Dal 22 maggio scorso è partita la raccolta firme ad opera dell’Ucfi, l’Unione cattolica farmacisti italiani. L’iniziativa ribadisce, insieme alla libertà di vendere e usare la pillola del giorno dopo, la libertà per il farmacista di fare obiezione di coscienza. «La pillola del giorno dopo non è un farmaco curativo – precisa la d.ssa Razzini –, il suo scopo è quello di interrompere, in caso di concepimento nelle ore precedenti, lo sviluppo di una nuova vita nel grembo materno: la pillola provoca morte e venderla significa farsi complici. All’inizio avevo difficoltà a credere di avere la forza per esprimere la mia posizione e che questa potesse essere compresa. È stato difficile resistere alle pressioni esterne, alle paure, alle intimidazioni. Sarebbe più accomodante far finta di niente, ma per me significherebbe far tacere la coscienza».

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