Sánchez non stravince

Frammentazione del panorama politico, ma anche introduzione di elementi originali. La vittoria dell’estrema destra di Vox. Sánchez verrà probabilmente incaricato di formare un nuovo governo. Ma quale?
Pedro Sanchez

Se l’intenzione del socialista Pedro Sánchez, nel convocare nuove elezioni, era stata quella di rendere possibile una ricomposizione del parlamento tale da arrivare più facilmente a patti di governabilità, certo non è riuscito nel suo intento. Anzi, lui stesso ha perso peso alla Camera (3 seggi in meno). E dunque la domanda resta più acuta che mai: con chi Sánchez tenterà di far patti per la formazione di un governo? Ecco il thriller politico che probabilmente si prolungherà oltre fine anno.

Dando poi un’occhiata ai dati, si può notare, anche se non in modo preoccupante, l’incremento dell’astensione (5,88 punti in più rispetto ad aprile). Questo ha avuto una certa influenza sul risultato finale, tenuto conto del sistema percentuale usato per assegnare i seggi per circoscrizioni elettorali. Ciò spiega il fatto che, avendo perso 727.772 voti, lo Psoe di Pedro Sánchez ha perso 3 seggi, mentre il Pp di Pablo Casado, con un incremento di 663.846 ha guadagnato ben 22 seggi.

Spiega anche il fatto che esista oggi un piccolissimo partito, presentatosi solo in una provincia, Teruel, il quale, con solo 19.696 voti, ha ottenuto un seggio parlamentare, mentre il Blocco nazionalista gallego (Bng), presente in quattro provincie, ha dovuto raggiungere i 119.597 voti per ottenere egualmente un seggio. Cioè, gli 11,1 milioni di aventi diritto al voto che non hanno voluto o potuto andare alle urne mettono in discussione il fatto che l’astensione, almeno in un sistema di distribuzione percentuale dei voti, non influisca sui risultati finali delle elezioni.

Vincitori, quindi, anche se non i più votati, sono stati i partiti di estrema destra e di centro destra. Santiago Abascal, leader di Vox, ha addirittura superato ogni sondaggio con 28 seggi in più, arrivando così a 52 parlamentari, il che fa di questa formazione la terza forza in parlamento. Senz’altro, sapendosi protagonista della notte elettorale, Abascal non ha avuto timore a «denunciare» davanti ai suoi votanti la «campagna diffamatoria» che da ogni parte si era alzata contro di lui per il fatto di voler ricondurre il Paese all’unità di altri tempi. La risposta della folla presente è stata significativa: «Puigdemont a prisión», cioè è ora di far tornare l’ex presidente catalano in Spagna e metterlo in prigione.

Non meno soddisfatto si può dire Pablo Casado, leader del Partito popolare: con gli 88 seggi raggiunti, non solo guadagna presenze in parlamento, ma accorcia pure la distanza dai socialisti, che ora è di 25 seggi. Questi, con i loro 120 parlamentari, restano la forza più votata. Di certo, però, è un percorso vertiginoso quello che aspetta Sánchez per riuscire a essere investito presidente e poi formare un governo. Infine, se c’è uno sconfitto in assoluto, questo è Albert Rivera (Ciudadanos), che ha perso 2,4 milioni di voti e 47 seggi.

Mentre gli analisti cercano di capire il trasferimento dei voti da un partito ad un altro (è chiaro che quelli di Ciudadanos son finiti a Pp e Vox), vale la pena di considerare l’incremento della pluralità dei soggetti presenti e un leggero aumento della presenza delle regioni in parlamento: da 13 a 16 partiti seggono in Parlamento, e sono presenti da 38 a 42 deputati di timbro regionalista, inclusi i nazionalisti e gli indipendentisti baschi e catalani. Da sottolineare la novità del deputato di Teruel, conseguenza di un’iniziativa dei cittadini di quella provincia per difendere gli interessi di quella che ormai si conosce come la “Spagna vuota”, per effetto dello spopolamento. Chissà che non si stia aprendo la strada ad altre formazioni con lo stesso timbro.

Che ruolo giocheranno queste piccole ma decisive entità nella governabilità del Paese? A chi si avvicinerà per primo Pedro Sánchez per arrivare ad eventuali patti governativi? Vedremo, come qualche analista ha già annunciato, un’alleanza di centrodestra e centrosinistra (Casado-Sànchez) per fermare l’avanzata dell’estrema destra? Come far fronte all’indipendentismo? Questi sono alcuni degli interrogativi più importanti che la tornata elettorale impone all’agenda degli spagnoli.

 

 

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