Il saluto di Scola a Milano

Un bilancio dei sei anni di ministero episcopale, un grazie agli uomini e alle donne della Chiesa ambrosiana
scola

In Duomo sono arrivati in migliaia a salutare il cardinale Scola, esprimendo il “grazie” per questi sei anni di ministero episcopale nella città di Ambrogio e Carlo. Il saluto coincide con la celebrazione eucaristica nella Solennità della Natività della Beata Vergine Maria all’inizio dell’Anno Pastorale.

Con Scola concelebrano il suo successore, monsignor Mario Enrico Delpini, il cardinale Renato Corti, una ventina di vescovi tra cui alcuni delle diocesi lombarde, gli ausiliari di Milano. Centinaia sono i sacerdoti concelebranti. Nella prima fila dei banchi il sindaco, Giuseppe Sala, il prefetto Luciana Lamorgese, il questore, Marcello Cardona, il presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo e tante altre autorità. La celebrazione è alle ore ventuno, la città partecipa in tanti modi a questo momento e per chi attraversa piazza Duomo c’è lo sguardo della Madonnina che dalla guglia più alta veglia sulla città e stende il lembo del suo manto su tutti gli abitanti.

La celebrazione è tutta incentrata sulla liturgia del giorno che ricorda la nascita di Maria. Nell’omelia Scola, partendo da «una piccola confessione personale» riguardante l’immagine tradizionale, cara ai suoi genitori, di Maria in fasce, ringrazia la Chiesa ambrosiana, «che mi ha generato alla fede e di cui sono diventato pastore. Una chiesa di popolo dove qualunque uomo e qualunque donna, in ogni momento e condizione, può trovare la sua casa definitiva. Tutti gli uomini e le donne che vivono sul territorio ambrosiano, possono fare l’esperienza del bell’amore, incontrando il volto di Gesù nella testimonianza diretta e personale di singoli fedeli e di comunità».

Un “grazie”, ripete Scola, che vorrebbe raggiungere ogni carisma e categoria, gli uomini e le donne della nostra terra ambrosiana, i consacrati, i preti, i diaconi, i giovani e gli anziani ma, soprattutto, «gli ammalati, i poveri, gli esclusi». La Chiesa milanese è ancora, nelle sue radici, una Chiesa di popolo. Certo non è più un albero rigoglioso di foglie e di frutti, e tuttavia le sue radici sono ben vive. E finché le radici sono vitali, l’albero può tornare florido.

Poi un richiamo alla polis: «mi è impossibile tacere della Milano che mantiene la sua grande capacità di accoglienza, e che, al di là di comprensibili sacche di paura, si apre sempre più a chi è vittima delle diverse forme di esclusione. Nello stesso tempo però avverto l’urgenza di dire con franchezza che questo non basta. Qualche anno fa, in un discorso a sant’Ambrogio, dissi che a Milano mancava l’anima. Alcuni contestarono questa mia affermazione. In parte avevano ragione, altrimenti questa crescita della metropoli non si spiegherebbe. Tuttavia c’è ancora un cammino da compiere».

Una strada da percorre insieme, senza dimenticarsi mai che “Dio è con noi”, perché «non sempre sappiamo vedere l’enorme potenziale di speranza e di costruzione di vita buona, cioè bella, vera e giusta, che tale memoria contiene. Di conseguenza spesso non riusciamo a farlo scoprire ai giovani». E poi conclude commosso rivolgendo un ideale e «personale abbraccio a tutti. Il mio temperamento non mi facilita troppo in questo, tuttavia, non posso non dirlo perché lo sento provenire dal mio cuore: davvero l’abbraccio di un Vescovo è benedizione».

Con questa celebrazione il Cardinale Scola ha cessato il suo ministero episcopale. Gli subentra il nuovo pastore Mario Delpini; l’ingresso ufficiale in Diocesi si svolgerà domenica 24 settembre con la tappa a Sant’Eustorgio alle 16 e l’ingresso in Duomo alle 17.

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