Nell’editoriale di questo numero, Bernhard Callebaut affronta il tema della violenza che attraversa il nostro tempo, interrogandosi sulle “chance reali della pace”. La sua riflessione, radicata nella memoria profetica di Pasquale Foresi, mostra come la creatività del bene possa ancora aprire vie di riconciliazione anche dove tutto sembra perduto. L’interrogativo che guida l’intero testo – «È normale che i fratelli si uccidano fra loro?» – diventa così la soglia etica da cui prende forma il filo rosso del numero.
Da questa soglia si sviluppa un percorso che esplora le fratture della contemporaneità e, allo stesso tempo, le loro possibili ricomposizioni. Nella sezione “Leggere il mondo”, Antonella Deponte smonta dall’interno i meccanismi psicologici che alimentano il populismo, mostrando come la costruzione del “noi” e del “loro” possa trasformarsi in terreno fertile per paura, rabbia e manipolazione. Allo stesso tempo, evidenzia come la cura delle relazioni rimanga il vero antidoto a ogni deriva semplificatoria.
In “Interpretare la cultura”, Pál Tóth propone un dialogo trasformativo fra nazioni, partendo dalle ferite identitarie dell’Europa centro-orientale. La sua prospettiva, nutrita da anni di lavoro sul campo, suggerisce che solo un’identità relazionale può generare un patto sociale nuovo, capace di custodire le differenze senza trasformarle in confini invalicabili.
Il numero prosegue con lo studio di Joseph Sievers, che in “Interpretare la storia” rilegge la figura dei farisei al di là degli stereotipi, restituendo profondità storica a un gruppo spesso frainteso. La stessa attenzione allo sguardo si ritrova nell’analisi di Tommaso Bertolasi, che nella sezione “Attraversare il quotidiano” esplora l’effetto del mondo digitale sulla percezione del tempo dei giovani, sospesi tra presente disincarnato e desiderio di radici.
Nel cuore teologico del numero, “Alla fonte del Carisma dell’Unità”, Jesús Morán riflette sulla fase storica che il Movimento dei Focolari sta attraversando, indicando la necessità di una fedeltà creativa che sappia custodire l’essenziale e, allo stesso tempo, rinnovare strutture e processi. Accanto a lui, Gérard Rossé torna alla preghiera di Gesù in Giovanni 17, mettendo in luce la dimensione donata dell’unità, che precede ogni sforzo umano e chiede di essere accolta come fondamento ecclesiale.
Infine, nelle sezioni conclusive, il numero si apre a percorsi che intrecciano ancora vita e pensiero: Raul Buffo rilegge la logica evangelica degli “ultimi”, mentre Bernhard Callebaut e Marco Sanchioni tornano alle radici della cultura, fino alla figura di Chiara Lubich, indicandone la fecondità inattesa nell’oggi.
Questo numero accompagna il lettore dentro le tensioni del presente, mostrando come ogni frammento possa diventare luogo di dialogo, discernimento e responsabilità condivisa. Un invito, discreto ma deciso, a lasciarsi interrogare dalla complessità senza rinunciare alla speranza.
Buona lettura!