Recuperare fiducia e credibilità

regionali

Una campagna elettorale gridata, spesso sopra i toni con molti slogan e poca politica. Le grida dei populismi di diverso colore, le paure cavalcate, le proposte deboli di partiti e movimenti nati negli ultimi venti anni non sono serviti a convincere la metà degli italiani ad andare a votare. Si è ristretta la democrazia come un golfino di lana da large a small, nonostante l’ammorbidente della personalizzazione sfrenata e lo sbiancante della demagogia. Ha vinto l’astensionismo, il più grande partito italiano. Occorre allora ristrutturare l’offerta politica in direzione della credibilità dei programmi e dei candidati, soprattutto a livello regionale, dopo gli scandali degli ultimi anni che hanno minato la fiducia verso i Consigli regionali dello pseudo-federalismo all’italiana. Politici deboli e cinici non pensano che meno rappresentanza significa meno democrazia? Cosa fanno per recuperare i delusi dalle forme che la politica è andata assumendo nella Seconda Repubblica? È urgente recuperare la serietà dei partiti e la credibilità dei candidati con uno stile di confronto più sereno e costruttivo, in un dialogo serrato sui problemi, sempre più complessi nella globalizzazione in atto di una società liquida, alla ricerca del bene comune. Il tracollo dell’affluenza contiene un chiaro segnale. Le regioni sono rimaste senz’anima. Adesso non piacciono più e si trovano al bivio tra espressione di una identità e mera amministrazione, tra indennità ingiustificate e spese folli con le risorse dei cittadini. Le elezioni del 31 maggio ci raccontano la resistenza del centralismo statale e regionale, la poca efficienza e tanti scandali, a volte enfatizzati, alla radice della disaffezione dopo il boom del federalismo. Anche la scelta “presidenzialista” dei cosiddetti governatori mostra le sue debolezze. Ci si deve, pertanto, interrogare sulle reali condizioni della democrazia a livello regionale. Il proliferare, poi, di liste civiche, in appoggio a candidati regionali o comunali, dice chiaramente che mancano partiti capaci non solo di raccogliere consenso ma soprattutto di fare sintesi tra i molteplici interessi che la società civile esprime in una città o in una regione.

Il Capo dello Stato, lo scorso 2 giugno, ha richiamato le forze politiche alla necessità di una maggiore armonia collettiva: «Le liti esasperate, le discussioni, la dialettica anche acuta contribuiscono con altri fattori a creare sfiducia e allontanano i cittadini […]. Le difficoltà si possono superare se c’è coesione. Senza partecipazione dei cittadini la democrazia inaridisce», ha affermato. In occasione della Festa della Repubblica, Mattarella ha concluso il suo discorso con un invito: «L’Italia ha tante energie vitali positive. Allora occorre trasmettere fiducia e affiatamento perché possano dare il meglio di sé».

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