RDC, candidature contestate

I principali oppositori congolesi si sono trovati a Ginevra per decidere una singola candidatura mirata a battere il delfino del presidente uscente Joseph Kabila
EPA/ROBERT CARRUBBA

Riuniti a Ginevra, i membri più rappresentativi dell’opposizione congolese sono riusciti a concordare il nome di colui che correrà nelle prossime elezioni presidenziali del 23 dicembre.

L’annuncio è stato ufficialmente dato l’11 novembre da Alan Doss, ex segretario del segretario generale delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (tra il 2007 e il 2010) e attuale direttore della Fondazione Kofi Annan.

Si tratta di Martin Fayulu, che difenderà i colori della nuova coalizione “Lamuka” (“svegliati”, in lingua lingala e swahili). Il 62enne candidato è un ex dirigente del comparto petrolifero, formato in Francia e negli Stati Uniti, che si è già mobilitato contro un terzo mandato del presidente Joseph Kabila.

Questo è una première nella turbolenta storia di questo Paese dell’Africa centrale la cui vita socio-politica è scandita dalle tensioni tra governo e opposizione, specialmente la Chiesa cattolica.

Sembra così che ci si stia dirigendo verso un duello tra due uomini non molto popolari e poco conosciuti: Martin Fayulu, appunto, ed Emmanuel Ramazani Shadary, il delfino di Joseph Kabila in elezioni presidenziali a un solo turno.

Ma al ritorno in patria, colpo di scena. Lunedì 12 novembre due dei firmatari dell’accordo hanno fatto un passo indietro  sotto la pressione dei loro attivisti.

Felix Tshisekedi, presidente dell’Unione per la democrazia e il progresso sociale (Udps) e Vital Kamerhe dell’Unione nazionale dei combattenti (Unc) hanno dichiarato di ritirare la loro firma dall’accordo di Ginevra. «Ho capito che l’atto firmato a Ginevra è stato frainteso e respinto dalla nostra base. Pertanto, ritiro la mia firma da questo accordo che abbiamo firmato ieri a nome dell’Udps», ha dichiarato Tshisekedi. Seguendo il suo esempio, Vital Kamerhe afferma: «Siamo al servizio delle persone e non il contrario».

Questa è sicuramente la prima battuta d’arresto dell’opposizione a un mese delle elezioni presidenziali. Una situazione che potrebbe avvantaggiare la squadra del presidente Kabila.

Tuttavia, qualunque sia l’esito delle prossime elezioni, il presidente eletto dovrà affrontare una grave crisi umanitaria, quella dell’ebola. La triste piaga, data per sconfitta, oppone resistenza.

Dall’inizio dell’epidemia di ebola nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), sono stati segnalati 329 casi, tra cui 205 decessi.

Secondo il ministero della Salute, il bilancio di questa epidemia ha superato quello della prima epidemia registrata nel 1976 a Yambuku, nella provincia dell’Equateur. Per il ministero della Salute congolese, nessun’altra epidemia di ebola è stata così complessa come quella attuale

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