Il razzismo va combattuto con l’integrazione

Il Portogallo in controtendenza sulla questione dell’immigrazione. Varato un disegno di legge che permetterà la regolarizzazione di alcune decine di migliaia di irregolari clandestini.

 

Un po’ ci stavamo abituando al clima anti immigrazione che da qualche tempo va ricoprendo Europa come le nuvole di una tempesta in arrivo. Senza voler identificare la metafora con i fatti, la tempesta viene sospinta sostanzialmente dall’avanzamento delle forze politiche che sostengono dei governi più “conservatori” o se si vuole “di destra” (anche se queste distinzioni manichee da qualche tempo sono saltate per aria). L’abbiamo visto in Italia, ma anche in Germania, dove Angela Merkel ha dovuto piegarsi alle esigenze dei suoi soci bavaresi, oppure in Austria che ha minacciato di chiudere le frontiere con l’Italia. Che cosa pensare, ancora, della proposta danese di raggruppare gli stranieri in fase di espulsione in un’isola disabitata? Senza dimenticare l’inasprimento delle politiche migratorie dell’ungherese Víktor Orbán. Gli esempi non mancano…

A contrastare questo “clima” anti-immigrati, sorge ora la proposta a controcorrente che viene dal Portogallo che, guarda caso, sgorga dalle meningi di un governo “progressista” o se si vuole “di sinistra”. Già nel giugno scorso, mentre a Bruxelles si discuteva polemicamente sulla proposta di creare «piattaforme regionali di sbarco» per accogliere le persone raccolte nel Mediterraneo, il Portogallo avanzava il proposito di rendere più flessibile la regolarizzazione degli stranieri senza documenti. Anche se la misura è limitata (si calcola che i beneficiari immediati sarebbero circa 30 mila persone, ma potrebbero aggiungersene altri 45 mila in una seconda fase), rimane «un gesto simbolico di opposizione politica e realismo demografico», come ha detto un noto analista.

Dal 2015 il Partito socialista dirige il Paese col supporto del Blocco di sinistra, i Verdi ecologisti e il Partito comunista. Ed è proprio questo che ha proposto le misure ora approvate come «progetto di legge»; e cioè, chi lavora in territorio portoghese e dimostra la residenza nel Paese da prima del luglio 2015 riceverà il permesso di soggiorno. La misura poi include anche i familiari di che vorranno approfittarne. Tra gli argomenti banditi dai comunisti per proporre quest’atteggiamento più flessibile, c’è questo: «Il razzismo e la xenofobia non vanno combattuti con l’esclusione sociale degli immigrati, vanno combattuti con l’integrazione sociale, trattando tutti i cittadini con la dignità di cui gli esseri umani hanno il diritto».

Bisogna pure dire che un certo “interesse” c’è dietro quest’apertura verso gli immigrati, enunciato esplicitamente dal ministro dell’Amministrazione interna, Eduardo Cabrita: «Il Portogallo ha bisogno di più immigrati per combattere il problema demografico. C’è chi crede, in altri Paesi europei, che gli immigrati siano un problema. Il governo portoghese comprende che, per essere competitivi e avere un bilancio demografico positivo, gli immigrati sono una soluzione».

 

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