Ram Nath Kovind: fuori casta e presidente

Un moderato eletto alla più alta carica (rappresentativa) della nazione indiana, grazie al fiuto politico dell’attuale primo ministro Modi. Ma la posizione dei fuori casta resta ancora un nodo da sciogliere

Ram Nath Kovind è il quattordicesimo Presidente dell’India, la più grande democrazia del mondo. Lo hanno eletto, attraverso un complesso processo rappresentanti sia delle due Camere centrali (Lok Sabha e Raja Sabha) con sede nella capitale New Delhi che delle varie Assemblee degli Stati che compongono l’Unione Indiana. L’affermazione di Ram Nath è stata netta. Ha raccolto il 65% dei voti contro il 35% dell’altra candidata, la signora Meira Kumar, già Presidente del Lok Sabha. Il neo-eletto presidente della Repubblica indiana è un dalit, vale a dire un fuori casta o, come li chiamava il Mahatma Gandhi, un harijans.

Sarà il secondo rappresentante di questa categoria del complesso sistema sociale indiano a ricoprire la massima carica dello stato, che rimane, tuttavia, un ruolo rappresentativo. L’esecutivo è, infatti, gestito dal Primo Ministro.

È bene, tuttavia, sottolineare che queste elezioni presidenziali hanno ancora una volta messo in rilievo l’acume politico dell’attuale primo ministro Modi, rappresentante del BJP (Bharatya Janata Party), il partito fondamentalista indù, che da tre anni governa con sicurezza e una certa spavalderia la politica dell’immenso Paese asiatico.

Modi, infatti, la cui politica è tutt’altro che favorevole e rispettosa dei dalits, ha giocato la carta Ram Nath Kovind a sorpresa, quando nei mesi scorsi ha proposto il neo-presidente come candidato del partito al governo per la tornata elettorale che doveva scegliere il successore di Pranab Mukherji, politico bengalese di lungo corso che ha vissuto la sua esperienza politica nelle file del Partito del Congresso, attualmente all’opposizione. Proprio questo partito che ancora fatica a ricompattare le proprie fila dopo la cocente sconfitta nelle elezioni politiche di tre anni fa e nelle più recenti amministrative in alcuni stati nevralgici della politica indiana, ha cercato di giocare l’alternativa di una donna, anche lei rappresentante della comunità dalit. Visto, tuttavia, il controllo che nell’attuale legislatura il BJP esercita sulle Assemblee statali chiamate – attraverso alcuni loro rappresentati – ad eleggere il presidente, si dava per scontato il successo del candidato del partito al governo.

È bene ricordare, comunque, che Ram Nath Kovind non sarà il primo rappresentante della comunità dalit ad entrare a Rashtrapati Bhavan, il palazzo costruito dagli inglesi nel cuore di Delhi che, dopo l’indipendenza, ospita il Presidente indiano. Nel 1997 alla vigilia del cinquantesimo dell’Indipendenza dell’India, Kocheril Ramam Naraian, un altro fuori casta proveniente dallo stato del Kerala, nell’estremo sud del Paese, era stato eletto come autorità massina del Paese asiatico, quasi a voler dimostrare che la discriminazione castale non esisteva più.

Nella elezione di Nath Kovind c’è comunque una prima assoluta. Non era, infatti, mai successo che il candidato messo in campo dal partito del BJP avesse avuto la meglio sugli altri concorrenti. Nath Kovind, entrato in politica nei primi anni Novanta ha rivestito cariche importanti, fra cui quella di Governatore dello stato del Bihar, uno dei più grandi, ma anche dei più poveri del Paese.

Il nuovo presidente è originario di Paraunkh, un villaggio non lontano dalla città di Kanpur, situata nel nord dello stato dell’Uttar Pradesh, il più popolato dell’India e, da un punto di vista politico, attualmente saldamente in mano al BJP. Kovind è, tuttavia, alquanto sconosciuto, non solo alla stampa internazionale, ma anche ai suoi connazionali. Nella sua lunga carriera politica non ha mai mostrato alcun segno di protagonismo mantenendo sempre posizioni moderate.

Le sue umili origini sono confermate dal fatto che, per permettere gli studi al figlio, il padre dovette vendere un piccolo appezzamento di terra del quale viveva la famiglia. Il giovane si è poi laureato in legge ed è entrato nella carriera della pubblica amministrazione indiana. Come avvocato il neo-presidente ha esercitato la professione prima presso la Alta Corte della capitale per diventare, poi, membro della Corte Suprema fra il 1980 ed il 1993.

Le prime esperienze politiche non erano state felici: Kovind, infatti, perse le sue prime elezioni nel 1991 per essere eletto, poi, nelle successive tornate elettorali. Il fiuto politico di Surendra Modi, il discusso Primo ministro indiano, noto per il suo populismo e nazionalismo a favore degli indù, che crea non pochi disagi e timore fra le minoranze, lo ha portato alla ribalta nazionale, spingendolo, grazie alla sua posizione sociale al posto più alto della nazione asiatica.

Questa elezione, tuttavia, non deve far credere che il problema dei dalit , sia ormai una questione del passato. La posizione dei fuori casta nella complessa società indiana resta ancora un nodo da sciogliere e lo resterà ancora per molto tempo. Senza dubbio, non sarà una elezione presidenziale a dare ai dalit quelli che sono i loro diritti e quanto spetta loro per dignità umana. Lo sfruttamento e la discriminazione sociale è ancora molto forte in molti, se non tutti, i settori della società e di tanto in tanto esplode in diversi ambiti: quello universitario, per esempio, dove lo scorso anno hanno fatto scalpore le morti per suicidio di diversi studenti fuori casta.

Lo stesso Modi venne fortemente contestato per il suo silenzio sulla questione. In questa situazione complessa, nella quale il quattordicesimo presidente dell’India si appresta a iniziare il suo mandato quinquennale in attesa che in agosto venga eletto il vice-presidente, Kovind ha affermato: «Non ho mai sognato di diventare presidente e non è mai stato questo il fine del mio impegno pubblico».

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