Quanta storia è passata da Sutri

Luogo d’incontro di papi e imperatori, la cittadina laziale “porta dell’Etruria” offre al visitatore siti archeologici e monumentali di grande bellezza

 

La notizia, pochi mesi fa, che Vittorio Sgarbi era stato eletto primo cittadino di Sutri mi ha ricordato la visita fatta con alcuni amici a questa cittadina del Viterbese lambita dalla via Cassia, che si erge su un imponente rilievo tufaceo con i suoi edifici dello stesso materiale e colore, in mezzo ad una cornice naturale di prorompente bellezza.

Varcata Porta Romana e risalita l’erta via che introduce al cuore del centro storico, nella semideserta piazza del Comune corrispondente al foro romano riprendiamo fiato al tavolino di un bar all’aperto, davanti a una bibita. Nella tranquillità dell’ora pomeridiana – unici rumori lo scroscio di una fontana barocca e il tubare dei colombi – approfittiamo di un dépliant per informarci sulla storia di questa cittadina che, con orgoglio, si proclama antichissima per le sue origini risalenti alla tarda età del bronzo.

Considerata dai romani testa di ponte per la penetrazione in Etruria, Sutri fu a lungo contesa dagli etruschi. (A proposito, non togliete ai sutrini il privilegio di discendere da questo popolo; e circa le origini del loro anfiteatro – considerato tra i primi sette del mondo, vi dirò poi perché –, li sentirete decisamente rivendicare quelle etrusche a discapito delle romane).

“Socia” di Roma fin dal 386 a. C., nei primi secoli dell’Impero Sutri divenne un fiorente centro agricolo e artigianale grazie alla sua posizione strategica lungo la Cassia, l’arteria consolare dei traffici commerciali da e verso il Nord, attraverso cui poteva smerciare facilmente i propri prodotti: vantaggio che le permise di resistere alla crisi economica abbattutasi sul mondo romano dopo la caduta dell’Impero. Già sede episcopale nel 465 d. C., dopo la conquista longobarda la città venne offerta da re Liutprando al papa Gregorio II nel 728 d. C.: donazione cui si fa risalire l’inizio del potere temporale della Chiesa.

Sutri rivestì notevole importanza in tutto il periodo medievale, espandendosi con un secondo borgo a valle. Vi fecero sosta gli uomini più illustri e potenti dell’epoca, tra i quali andrebbe annoverato anche Carlo Magno prima di essere incoronato imperatore del Sacro Romano Impero (inverno dell’800). Qui si sancirono importanti accordi: nel 1046 un concilio per sanare lo scisma di ben tre pontefici che si contendevano il soglio di Pietro e nel 1111, firmato dall’imperatore Enrico V e da papa Pasquale II, il cosiddetto “Juramentum Sutrinum” che avrebbe dovuto porre fine alle sanguinose lotte per le investiture, ciò che peraltro non avvenne.

In età feudale Sutri fu al centro degli scontri tra guelfi e ghibellini, culminati nell’incendio che distrusse il borgo nel 1433 ad opera di Nicolò Fortebraccio, capitano di ventura. Iniziava così la sua decadenza, dovuta anche al dirottamento dei traffici commerciali verso la via Cassia Cimina ad opera dei Farnese.

Una curiosità: tra i personaggi illustri nati a Sutri, accanto ad un poeta cinquecentesco e ad un pittore e patriota risorgimentale si trova citato il paladino Orlando – sì, proprio l’eroe di tante imprese cavalleresche! –, che Berta, l’esule sorella diseredata di Carlo Magno, avrebbe partorito in una grotta dei dintorni.

Al di là della leggenda, effettivo fu il legame tra Sutri e la Francia in quanto il borgo costituì per i pellegrini diretti alla Città Eterna l’ultima importante tappa della via Francigena che collegava Parigi a Roma. Del resto, molti dei ruderi di epoca medievale disseminati nelle campagne circostanti presentano elementi architettonici d’Oltralpe estranei alle caratteristiche locali, segno della presenza di maestranze francesi almeno fino al XIII secolo.

Il nostro percorso s’insinua nell’ombroso intrico di stradine del centro storico, toccando alcuni tra i principali edifici e chiese: la settecentesca Villa Savorelli col suo scenografico parco in cima al colle e soprattutto la più che millenaria cattedrale dedicata a Maria Assunta, visibile da lontano per la sua posizione elevata e l’alto campanile. Edificato sui resti di una basilica cristiana e trasformato successivamente in epoca preromanica, questo monumento simbolo della cristianità nella Bassa Tuscia venne consacrato nel 1207 da papa Innocenzo III, che per l’occasione portò in dono la bellissima tavola del Cristo bizantino tuttora esposta.

Da ammirare il pavimento cosmatesco della navata centrale e la cripta di epoca longobarda: uno spettacolare intreccio di colonne che sostengono le volte a crociera in tufo. In una bella statua lignea forse di scuola del Bernini, che ritrae una giovinetta con la palma del martirio, scopriamo la santa patrona di Sutri: di lei si sa soltanto che fu martirizzata qui il 16 settembre di un anno imprecisato tra il 284 e il 305 d. C. sotto l’impero di Diocleziano. In compenso ha un nome carezzevole che le ha attirato le simpatie e la devozione dei sutrini: Dolcissima.

Nel piccolo ma curato Museo del Patrimonium ospitato in un palazzo cinquecentesco, insieme a dipinti di varie epoche e a reperti etruschi, romani, paleocristiani e rinascimentali, il gentilissimo custode ci illustra quella che, col Cristo bizantino, è l’opera d’arte d’eccellenza della città: un bronzetto alto 78 centimetri che rappresenta un giovane nudo, un efebo, in posizione eretta con il braccio destro sul capo e il sinistro piegato in modo da portare ad altezza del volto un oggetto ora mancante, probabilmente uno specchio. L’elegante scultura è copia del I secolo d. C. da un originale di Prassitele.

Ridiscendiamo a valle, all’interno di un parco archeologico che comprende decine di tombe etrusche scavate in un costone tufaceo, un mitreo trasformato in chiesetta intitolata alla Madonna del Parto e il monumento sutrino più famoso: l’anfiteatro. Interamente scavato nel tufo rossastro e coronato alla sommità da un boschetto di lecci verde cupo, richiama certe stampe del Piranesi nelle quali il visionario incisore settecentesco immortalò ruderi di epoca classica avviluppati da una vegetazione spontanea rigogliosa, quasi a voler mettere morte e vita a confronto. I guasti del tempo non hanno intaccato l’armonia di questa che, oggi, appare quasi più opera della natura che dell’uomo. In silenziosa sosta nell’arena, possiamo solo immaginare l’effetto notturno offerto il 16 settembre, per i festeggiamenti in onore di santa Dolcissima, dall’ovale delle gradinate illuminato da centinaia di fiaccole.

Questo il ricordo di una visita fatta diversi anni fa. Ed oggi?

Tranquilla Sutri, così ricca di storia e cultura ma scarsa di abitanti (appena 6 mila), aspettati di tutto ora che il celebre e imprevedibile critico d’arte è diventato tuo sindaco!

Intanto un nuovo museo è stato inaugurato il 14 settembre scorso nel restaurato Palazzo Doebbing, che prende nome dal francescano di Münster divenuto vescovo di Nepi e Sutri nel 1900, promotore di importanti opere per la fede e l’educazione dei giovani in tutto il territorio della Tuscia. E il 15, nei suoi spazi, ha preso il via il “Festival d’autunno” (fino al 13 gennaio prossimo) con ben dieci mostre d’arte sacra e profana, antica e contemporanea, ed altre manifestazioni di musica, letteratura e teatro.

 

 

 

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