Protezione della foresta: ora si fa sul serio

Firmato un accordo tra stato e governo per frenare la deforestazione della riserva naturale Indio Maíz, minacciata dall’uomo e sferzata dagli uragani

La riserva nicaraguense della biosfera Indio Maíz sarà ora protetta per davvero. Almeno questo è ciò che sperano i suoi abitanti, indigeni dei popoli Rama e Kriol, grazie alla decisione di non elargire più permessi per l’estrazione di legname, stabilita dal recente accordo tra l’Esecutivo nazionale e il Governo Territoriale Indigeno della zona (GTI).

Questa area tropicale protetta è da tempo minacciata dall’avanzamento della cosiddetta frontiera agricola e dall’occupazione abusiva da parte di coloni meticci dediti all’agricoltura. Inoltre, è stata severamente castigata dal passaggio degli uragani Juana (1988), Félix (2007) e Otto (2016), che hanno colpito il 52 % della riserva e provocato la caduta di numerosi alberi.

Inoltre, la conseguente presenza di tronchi e rami secchi sul suolo, combinata alla maggiore penetrazione di raggi solari negli spazi prima occupati da frondosi rami, ha anche aumentato l’esposizione agli incendi.

L’accordo, reso noto domenica, prevede l’attualizzazione del piano di amministrazione delle risorse della Riserva della Biosfera Río San Juan, a cui appartiene Indio Maíz, con la partecipazione dei Comuni della zona, e l’inclusione delle comunità Rama e Kriol nei programmi di sviluppo sociale del governo nazionale. Le parti firmanti hanno riconosciuto che finora le istituzioni del Governo nazionale «non si sono impegnate nella protezione della riserva».

Ciò risponde all’esigenza del governo indigeno che chiedeva allo Stato la creazione di posti di controllo dell’Esercito per impedire l’ingresso alla riserva di coloni e tagliaboschi con vari gradi di meccanizzazione.

Il GTI Rama-Kriol aveva proibito in dicembre -pochi giorni dopo il devastante passaggio dell’uragano Otto- l’ingresso nella zona di aziende e di persone fisiche per lo sfruttamento forestale, sfidando persino il governo nazionale, giacchè il provvedimento aveva incluso anche “i titolari di permessi approvati da istituzioni dello Stato”.

Infatti, per agevolare il ritiro degli alberi caduti dopo il passaggio di Juana e Félix, si erano aperti nella selva tropicale passaggi e strade sterrate, che le aziende private autorizzate utilizzavano però anche per penetrare in zone non colpite dagli uragani ed abbattere illegalmente porzioni di foresta e commerciare il legname ottenuto.

Secondo quanto deciso allora dal GTI, la legna caduta può essere utilizzata solamente da indigeni Rama o Kriol o da abitanti riconosciti come tali dal Comune corrispondente per la ricostruzione di case danneggiate dall’uragano Otto, e può farlo solo dopo l’approvazione dell’amministrazione municipale corrispondente.

Non sono permessi progetti di riforestazione delle zone forestali colpite, poiché, come spiega Amaru Ruíz, presidente de la Fundación del Río, «dati gli elevati livelli di pluviosità e le caratteristiche dell’ecosistema, il bioma si autorigenererà naturalmente in pochi anni». Ciò avverrà grazie allo sfruttamento in positivo del fenomeno sopra descritto: la luce solare che penetra attraverso le brecce lasciate dagli alberi caduti rianima, in un certo senso, le piante di poca altezza, ora che sul suolo non si trova materia organica secca.

Secondo il GTI Rama Kriol, negli ultimi anni si sono scoperti nella riserva 23 accampamenti illeciti di cacciatori o pescatori, 23 zone deforestate e 25 passaggi illegali per l’estrazione di legname.

Dopo la firma dell’accordo, gli indigeni hanno espresso la loro speranza che questo sia il primo passo per la protezione della riserva, loro casa e habitat di una ricchissima biodiversità.

 

Habitat di grande biodiversità

Indio Maíz è la casa di almeno 1.221 specie di volatili, 159 di insetti, 65 di mammiferi, 55 di rettili, 34 di anfibi, 26 di pesci e 369 specie di piante. 101 di queste specie sono in via di estinzione.

 

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