Perché fa paura il batterio Nuova Delhi

Da novembre 2018 al 15 settembre 2019 questo pericoloso germe è stato isolato nel sangue di 90 pazienti, secondo i dati diffusi dall'Agenzia regionale di sanità della Toscana. Le infezioni sono risultate mortali nel 40% dei pazienti con sepsi. Di cosa si tratta e come difendersi? Un approfondimento
Batteri al microscopio

L’emergenza della diffusione di batteri resistenti agli antibiotici è un problema di salute pubblica, diffuso a livello mondiale, che negli ultimi anni sta assumendo sempre maggiore rilevanza e attenzione. Si tratta di batteri diffusi nell’ambiente, normalmente comuni e inoffensivi, che “imparano” la capacità di resistere alle terapie antibiotiche; per questo, diventano particolarmente difficili da eradicare quando vengono contratti da pazienti fragili, con quadri clinici complessi, o sottoposti a procedure critiche (trapianti, rianimazione).

I batteri acquisiscono la resistenza agli antibiotici principalmente per l’eccessiva diffusione di questi farmaci, dovuta a varie cause: le principali sono l’abuso di antibiotici in ambito veterinario e le terapie somministrate non correttamente o senza le giuste indicazioni. Un altro fattore importante è il non corretto rispetto dei protocolli terapeutici e di profilassi, che possono portare a sviluppare resistenze nel paziente ospedaliero.

La loro diffusione è particolarmente pericolosa in ospedale, per la facilità con la quale questi germi, in genere capaci di sopravvivere nelle superfici, possono trasmettersi da un paziente all’altro: è importante comprendere come la maggior parte dei soggetti che li acquisiscono non subiscono alcun danno, ma possono rimanere colonizzati per un periodo di tempo più o meno lungo, e li trasmettono nell’ambiente circostante, costituendo un rischio soprattutto per altri pazienti, fragili, già colpiti da gravi patologie o immunodepressi.

In Italia questo problema è diffuso da anni e, purtroppo, il nostro Paese risulta uno dei più interessati a livello Europeo, con un tasso di propagazione elevato di tutti i tipi di germi multiresistenti più importanti: anche per questa ragione, a livello nazionale e regionale sono attivi da tempo capillari sistemi di sorveglianza, prevenzione e gestione dei casi identificati.

A partire da novembre 2018 in Toscana è stata rilevata una particolare diffusione di uno specifico tipo di germe, Klebsiella pneumonie, caratterizzato dalla presenza di un gene che produce una proteina (metallobetalattamasi) in grado di inattivare alcuni tipi di antibiotici. Questo tipo di gene, identificato per la prima volta nel 2008, viene chiamato “New Delhi” a causa del primo paziente dal quale è stato isolato il microrganismo portatore (un cittadino svedese che ha contratto l’infezione nella cittadina indiana).

Le Klebsielle con la proteina di tipo New Delhi (NDM) sono uno dei tanti microrgamismi resistenti agli antibiotici, non diversi da quelli in circolazione sul piano clinico, ma che destano preoccupazione soprattutto per la particolare efficacia dei meccanismi di resistenza che possiedono.

Il rischio per i pazienti rimane legato alla difficoltà incontrata nell’eradicare eventuali infezioni sostenute da questi germi, che si sviluppano in pazienti debilitati, fragili o immunodepressi. Per questa ragione è importante prevenirne la diffusione negli ospedali, dove questo tipo di malati viene assistito, tramite l’identificazione dei pazienti “colonizzati”, che agiscono da portatori sani e possono diffonderli ad altri malati.
Per far questo, come riportato dal sito dell’Agenzia Regionale di Sanità, oltre alle usuali procedure di vigilanza e prevenzione, da maggio 2019 è attiva in Toscana un’unità di crisi che ha prodotto un documento di indicazioni regionali per il contrasto alla diffusione di batteri NDM.

Su questa base le Aziende Sanitarie toscane hanno messo in atto interventi aggiuntivi di sorveglianza (screening attivo), provvedendo a rinforzare le procedure di prevenzione e controllo e ad adottare schemi terapeutici specifici per il trattamento delle infezioni sostenuti da questi germi.
La ricerca attiva del batterio avviene in tutti i ricoverati che giungono in determinati tipo di reparti a maggior rischio e in quelli che hanno specifici profili di rischio: tutti i malati “colonizzati” vengono adeguatamente assistiti in modo da ridurre il rischio di trasmissione del germe e informati sulle procedure idonee per gestire questo problema, durante il ricovero in ospedale, al rientro a domicilio o in caso di nuovi ricoveri.

L’Agenzia Regionale di Sanità sta continuando a monitorare la situazione e provvede a diffondere tramite un link alla sua pagina ufficiale, informazioni aggiornate, corrette e complete sull’andamento della situazione. In questa pagina sono anche raccolti utili documenti e vademecum per chiunque desidera chiarimenti e approfondimenti.

Il problema della NDM in Regione Toscana, anche per la particolare rilevanza mediatica che ha assunto, ha contribuito ad elevare anche a livello nazionale l’attenzione e la sensibilità di operatori,  pazienti e cittadini verso un tema rilevante di sanità pubblica. Un argomento che richiede l’impegno di tutti, non solo delle istituzioni e dei sanitari, perché la diffusione delle resistenze antibiotiche si può contrastare solo modificando procedure, comportamenti e abitudini che vanno oltre le mura degli ospedali. L’educazione sanitaria, in questi casi, è un presidio indispensabile per garantire la sicurezza e la salute dei cittadini: un’occasione anche per riflettere sul funzionamento del nostro Sistema Sanitario, che dobbiamo imparare, tutti insieme, a considerare un bene comune prima ancora che un diritto.

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