Perché Paolo è attuale

Si ignora quasi tutto della sua famiglia. Lo storico Eusebio sostiene che la sua famiglia veniva della Galilea. Per Luca, Paolo è di nascita cittadino romano, privilegio straordinario per un provinciale. Come lo sarà diventato? Quel che è certo, è che fa parte dei giudei dispersi nelle nazioni pagane, la diaspora, ma che ha studiato a Gerusalemme, da Gamaliele, un rinomato saggio dell’epoca. Parla ebraico, aramaico e greco. Come ogni fariseo, lavora con le sue mani: fabbrica tende. Probabilmente ha una piccola impresa in proprio. Insomma, un intellettuale emergente, un personaggio di alto profilo. Parliamo di Saulo (in ebraico) o Paolo (in greco). Nacque circa duemila anni addietro a Tarso, in Turchia. Per questo l’anno cominciato il 29 giugno è a lui dedicato. Andiamo alla scoperta di Paolo con Gérard Rossé, alsaziano, appassionato della figura di Paolo di Tarso e ordinario di esegesi nel nascente Istituto universitario Sophia, a Loppiano, vicino a Firenze. Perché Paolo è ancora attuale? Prima di tutto perché il Nuovo Testamento è attuale. Ma anche perché ha saputo universalizzare il Vangelo, cioè ha reso il messaggio di Gesù tale da poter essere vissuto anche dai non giudei. All’epoca questa non era impresa da poco: era fariseo, Paolo, e capiva perciò quanto Gesù fosse pericoloso. Con ragionamenti logici non sarebbe mai arrivato a capire che Gesù era l’uomo universale: perciò fu travolto a Damasco. Pensava bene, Paolo, era un grande teologo, che ha saputo cogliere la realtà post-pasquale della Chiesa, su cui ancora oggi poggia, permettendole di essere universale. Paolo è andato contro una Legge troppo rigida, quella ebraica… Cristo è il compimento della Legge: perciò Paolo non critica una osservanza formale della Legge e non nega il suo valore come dono di Dio, e quindi non nega nemmeno che debba essere compiuta. Ma, con Gesù, Paolo capisce che la Legge non ha la funzione di salvare; Dio si dà definitivamente a noi in Cristo e non più nella Legge di Mosè. Dio salva soltanto in Cristo, Salvatore universale, anche chi non lo sa o non lo conosce. Si può cogliere la novità di Paolo rispetto alla Legge nell’episodio di Antiochia, quando Pietro mangiò con i pagani. Ma poi, per la protesta degli ebrei di Gerusalemme, tornò a desinare solo coi giudeo-cristiani, i puri. In questo episodio si vede la luce da lui portata: Cristo è al di là della Legge, quel Cristo morto in croce e risorto. Paolo non tollera alcuna ipocrisia, ci riporta sempre all’essenziale della fede cristiana. Si tratta ancor oggi di ritrovare il nucleo centrale del credo cristiano, che è la giustificazione mediante la fede. Cioè Dio si dà tutto a noi, non solo nella Legge. L’alleanza che noi viviamo con Dio e fra di noi, cos’è per Paolo? È una relazione sostanziata di amore. Nell’alleanza che viene da Cristo, Dio offre la sua nuova legge, cioè l’amore che viene deposto nel cuore del credente dallo Spirito Santo. Questa è la nuova legge, come Paolo scrive nella Prima lettera ai tessalonicesi: non avete bisogno che vi insegni ad amarvi, perché lui stesso vi insegna a farlo. Cosa c’è di più attuale?. Non è più una raccolta di codici… La legge che Dio dà non è più una legge codificata esterna, ma è la volontà stessa di Dio, è la sua vita stessa messa nel cuore del credente. È la realizzazione di una promessa presente già nella Scrittura, in Geremia ed Ezechiele. Questa è l’immensa novità dell’etica cristiana; il credente possiede in sé stesso il volere di Dio. Questa legge diventa ciò che tu stesso vuoi fare, diventa la tua volontà personale. Ciò significa massima obbedienza alla legge di Dio, ma nella massima libertà. Ama e fa’ quello che vuoi, scriveva Agostino, che aveva capito perfettamente Paolo. Questa è la novità dell’esistenza cristiana: Dio ti dà tutto, perché ti dà sé stesso. La santità, allora, non sarebbe da conquistare solo con i nostri sforzi… Il cristiano fa sbocciare quello che Dio gli ha già dato. La via verso Dio sta nel fratello; non la si percorre escludendolo, non la si ottiene solo con un’ascesi di rinuncia. Al contrario, si tratta di aprirsi all’altro e realizzare sé stessi in questa apertura. Non per niente Paolo parlava della Chiesa come del corpo di Cristo: aveva la certezza che, nella comunione, siamo una presenza di Cristo: Gesù sempre e ancora presente in mezzo ai suoi. Com’è la Chiesa di Paolo? È una Chiesa che si rinnova sempre. La nostra fede è troppo spesso imbevuta di sovrastrutture, e non si coglie più la potenza dello scandalo del Dio morto in croce. Da lì, invece, deve sempre rinascere il vivere in comunione. Il cristianesimo non è una semplice etica delle virtù, un’ascesi. Si tratta di conmorire ancor oggi con Gesù sulla croce e con-vivere con lui risorto. Ciò dice la profondità della esistenza cristiana e della vita della Chiesa. Paolo ci presenta un modo per essere persone realizzate, pienamente umanizzate. Penso che possa essere per l’uomo di oggi quello stimolo e quel modello che è stato per l’uomo pagano dell’epoca. Le domande fondamentali sono le stesse. ANNO PAOLINO È un evento ricco di iniziative, per tutti i gusti. Comune obiettivo: far conoscere la figura di Paolo nel bimillenario della nascita. La Cei ha pubblicato il calendario delle iniziative in Italia. Si comincia con un’opera poetico- musicale, al Laterano, a Roma, il 20 giugno – Il fuoco della carità di Paolo – composta da Carrara e Rondoni. Mentre in Calabria si propone una settimana biblica a Capo Rizzuto, dal 6 all’11 luglio. Ad ottobre, a Milano, un ciclo di incontri su Paolo e i nuovi areopaghi della missione. Sempre ad ottobre, e fino ad aprile 2009, San Paolo interroga, una serie di incontri e manifestazioni artistiche. A febbraio 2009 troviamo Sopratutto niente giornalisti. Il mondo delle comunicazioni, primo areopago del tempo moderno. Si passa poi a San Paolo alla Fiera del Libro, dal 14 al 18 maggio a Torino. Segnaliamo anche una rappresentazione di Roberto Mussapi e Sergio Rendine (giugno 2009) e la mostra itinerante Sulla via di Damasco, allestita dapprima (a settembre) alla basilica di San Paolo fuori le Mura, poi in altre città. Info: www.annopaolino.org CHI ERA PAOLO Qualche semplice punto di riferimento per capire l’apostolo dei Gentili. Le fonti Sei lettere e il libro degli Atti degli apostoli, redatto da Luca. Il personaggio Si è definito lui stesso: Circonciso l’ottavo giorno, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo figlio di ebreo; per la legge, fariseo; per lo zelo, persecutore della Chiesa (Fil 3, 5-6). È un appassionato, che metterà tanto zelo nel portare il Vangelo, dopo la conversione, quanta rabbia usò in precedenza nel perseguitare la Chiesa. Conversione Scandalizzato dai cristiani che hanno un Messia crocifisso, assiste al martirio di Stefano e si scatena contro di essi: Egli infieriva contro la Chiesa: entrava nelle case, trascinava fuori uomini e donne e li faceva imprigionare (At 8, 3). Non contento di prestare servizio solo a Gerusalemme, ottiene delle lettere ufficiali per incatenare i cristiani di Damasco. Nel cammino, in una luce accecante, Gesù gli appare: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Io sono Gesù, quello che tu perseguiti (At 9, 4-5). A Damasco riceve il battesimo da Anania. Da allora proclama che Gesù è il Figlio di Dio (At 9, 20). Nella Chiesa Barnaba lo presenta agli apostoli a Gerusalemme. Si ritira in Arabia. Poi lo Spirito chiede che, con Barnaba, sia messo a parte per l’opera alla quale io li ho chiamati (At 13, 2). Comincia la evangelizzazione delle nazioni pagane. Viaggi missionari Il primo lo conduce a Cipro, poi nell’attuale Turchia. In modo sistematico, Paolo comincia sempre col rivolgersi agli ebrei del posto. Dopo una prima accoglienza favorevole, gli ebrei spesso rifiutano la sua predicazione. Allora Paolo si volge ai pagani. Il secondo lo porta a visitare le sue comunità. Evangelizza a Filippi, Tessalonica, Atene e Corinto. Il terzo lo conduce a Efeso. Dopo due anni i giudei costringono Paolo a fuggire. Torna in Grecia poi a Troas e a Mileto. La morte Nonostante la messa in guardia, ritorna a Gerusalemme per assolvere un voto. Viene arrestato. Dopo varie peripezie, fa appello all’imperatore. Viene mandato a Roma dove vive in una residenza sorvegliata. Viene decapitato nel 64 (o 67). Il Vangelo di Paolo La visione a Damasco ha segnato Paolo: è una fonte della sua teologia del corpo di Cristo formato dai cristiani. Egli non perseguita Gesù, ma i suoi discepoli. Eppure Gesù gli dice: Perché mi perseguiti?. I cristiani e Cristo sono una cosa sola. Dopo il fallimento della predicazione ad Atene, Paolo non vuole sapere nient’altro che Gesù crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani (1Cor 1, 23). La giustificazione L’uomo non è salvo per i suoi sforzi, ma per grazia di Dio, mediante la fede in Cristo salvatore. Da ciò il suo rifiuto della circoncisione. Il cristiano cammina in una vita buona non per essere salvo, ma perché è già stato salvato. Pierre Guilbert

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