Per un’Expo amica dell’ambiente

Sarà Milano ad organizzare l’Esposizione universale del 2015. La notizia della vittoria su Smirne, con il 57 per cento delle preferenze dei Paesi votanti, è stata accolta in Italia con diffuso entusiasmo. In tanti hanno riconosciuto nel positivo epilogo di questa vicenda il risultato di un gioco di squadra che ha saputo superare logiche di parte. L’ingrediente segreto – ha spiegato a caldo Romano Prodi – è stata l’unità: il risultato raggiunto premia lo sforzo comune e la strategia vincente di cooperazione fra tutte le istituzioni interessate. Questa vittoria, per qualcuno impossibile, ci ricorda anche che l’Italia è un piccolo Paese con grandi città. Lo riconosce anche la stampa estera che, se non risparmia frecciate alle criticità e anomalie italiane, quando scrive di Roma, Venezia, Milano, Firenze, Genova, muta il tono e riconosce la ricchezza di una grande storia. Grandi città che oggi sono chiamate a sfide planetarie come sottolinea il motto dell’Expo: Nutrire il pianeta, energia per la vita. Infatti, come ci nutriamo, il nostro stile di vita, il modo in cui viene prodotto quello che mangiamo non incide solo sulla nostra salute, ma anche sull’ambiente, sulla vita dei popoli più poveri. Sono contenta per Milano, ma sono contenta per tutto il mondo – ha osservato il sindaco Moratti – perché sarà un’esposizione universale, per tutto il mondo. Quattro miliardi di euro di investimenti a favore di infrastrutture, sviluppo urbanistico e turismo, 29 milioni di visitatori previsti e settantamila nuovi posti di lavoro sono certamente anche una straordinaria opportunità per Milano, per rigenerarsi, diventare più bella, accrescere la propria capacità economica. Solo a patto che fin da ora siano chiare alcune priorità. Primo: non è l’evento che conta, la visibilità momentanea. Bisogna avviare al più presto una riflessione collettiva intorno ai temi della qualità della vita e del rispetto dell’ambiente, che segni una radicale discontinuità con il passato. Occorre, infatti, ripensare un modello di crescita che negli anni passati non ha esitato a sacrificare una parte della campagna ad un’edificazione senza regole, che ha avuto poca cura delle sue molte periferie. Secondo: è necessario domandarsi cosa succederà in città il giorno dopo la fine dell’esposizione, quali beni pubblici saranno a disposizione dei suoi cittadini. Per quest’impresa servono istituzioni capaci di una visione a lungo termine e una società civile responsabile e attenta nel sorvegliare la trasparenza delle scelte e delle procedure.

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