Pajno: situazione difficile, ma la democrazia è salda

Per il presidente del Consiglio di Stato l'Italia ha gli anticorpi per affrontare il momento politico complesso che stiamo vivendo. E parlando di federalismo ricorda che "l’autonomia deve essere sempre coniugata con il principio dell’unità, non con la rottura".

Negli ultimi mesi non sono mancate allusioni o aperte denunce relative alla tenuta democratica del nostro Paese. In agosto lo aveva detto il ministro degli Interni Marco Minniti, parlando dell’emergenza migranti e dei sindaci che si rifiutavano di accoglierli. Qualche giorno fa è stato Pierre Moscovici (già ministro dell’Economia francese e, dal 2014, commissario europeo per gli affari economici e monetari) a esprimere preoccupazione per l’esito delle elezioni politiche di marzo, che appare assai incerto. Talmente incerto che alcuni analisti già ipotizzano un possibile secondo ritorno alle urne in caso di vincitori senza i numeri per governare.

Ma c’è davvero da preoccuparsi per la tenuta democratica del nostro Paese? Lo chiediamo ad Alessandro Pajno, dal 2016 presidente del Consiglio di Stato, “organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della giustizia nell’amministrazione” del nostro Paese. Su Città Nuova l’intervista integrale.

Presidente, in queste settimane in molti hanno dichiarato di temere per la tenuta politica del nostro Paese. Lei è preoccupato?
No. Io penso che esista una tenuta democratica del nostro Paese. Bisogna guardare alle situazioni difficili senza infingimenti, ma bisogna essere consapevoli di quello che è il patrimonio che abbiamo e questo patrimonio è quello di una democrazia acquisita. Di una democrazia che non può essere messa in discussione.

Mentre in Europa emerge da più parti il desiderio di autonomia delle minoranze, nella campagna elettorale in corso il tema del federalismo sembra che sia in secondo piano rispetto al passato. Ma qual è l’importanza degli enti locali?
Io vorrei ricordare due cose. Innanzi tutto l’articolo 5 della nostra Costituzione che dice che il principio di autonomia è il principio fondamentale della Repubblica, ma è un principio che si coniuga con l’unità della Repubblica. L’autonomia che realizza uno spazio di libertà è un modo di realizzare l’unità attraverso questi spazi di libertà e quindi, da questo punto di vista in un certo senso – come lei diceva – sembra che oggi il federalismo sia in un certo senso tramontato. Forse è tramontato un certo modo di intenderlo, ma il valore delle autonomie sta nella nostra Carta costituzionale. In secondo luogo, come diceva a questo proposito anche Alcide De Gasperi, il governo non è una realtà isolata, che è soltanto al centro. Il governo è una dimensione diffusa, che si deve coordinare, ma che coinvolge tutto il Paese, quindi anche le comunità regionali e locali. Da questo punto di vista non bisogna confondere con questa dimensione quella di una autonomia che diventa desiderio di indipendenza, perché l’articolo 5 della Costituzione ci ricorda che l’autonomia è sempre coniugata con il principio dell’unità, non con la rottura dell’unità.

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