Pagaiando nella terra dei Guaranì

Sul canale artificiale alimentato dal Rio Paranà erano 57 le nazioni rappresentate e 288 i canoisti in gara per un titolo mondiale e per un posto alle Olimpiadi. L’Italia conquista un bronzo nella canoa biposto e un quinto posto con Daniele Molmenti nel kayak individuale, qualificando due equipaggi per Pechino 2008. La canoa fluviale di slalom sbarca in Brasile: il palcoscenico dello sport professionistico è da tempo senza confini ed i suoi attori sono ormai abituati a volare da un continente all’altro per confrontarsi fra loro. Solo i collegamenti serali con le fidanzate o gli amici li rendono consapevoli del diverso fuso orario nell’atmosfera totalmente globalizzata che li avvolge: aria condizionata, taxi, internet, Coca Cola, cucina internazionale. Eppure, arrivati lì sul fiume, qualcosa cambia: il caldo afoso, l’umidità opprimente della foresta subtropicale, le zanzare che non disdegnano nessuno, i cuccioli curiosi di coccodrillo in zona partenza, i piranha che sfiorano le canoe in cerca di cibo. Elementi propri di queste terre, conosciute magari solo grazie alla vasta cultura cinematografica degli atleti che nelle ore vuote in albergo hanno memorizzato pellicole come Mission o Moonraker con l’Agente 007. Attorno a questa che è oggi la terra dei tre confini (Brasile, Argentina e Paraguay qui si incontrano fra il Rio Paranà ed il Rio Iguazù) la storia del Sud America ha vissuto alcune tra le sue pagine più tragiche. La regione, oggi un enorme parco naturale, era abitata già 10 mila anni fa. Del popolo guaranì, di cui ancora oggi si incontrano i discendenti, vi è traccia fin dall’undicesimo secolo: essi occupavano l’area da qui alla costa e furono perciò i primi a vedere l’arrivo di spagnoli e portoghesi, a subire la riduzione in schiavitù, a conoscere la forte presenza missionaria dei gesuiti. Da essi l’amministrazione coloniale si aspettava l’accesso facilitato alla mano d’opera schiava: in realtà molte missioni, le famose reducciones, divennero l’unico rifugio sicuro per molti gruppi guaranì. Le spedizioni coloniali misero così a ferro e fuoco varie missioni e privarono della libertà e della vita decine e decine di migliaia di guaranì. Attualmente gli indigeni sono circa 50 mila: vivono in riserve e solo da 30 anni hanno cominciato a organizzarsi per rivendicare i propri diritti. I fiumi sono la maggior ricchezza della regione, per l’energia e per il turismo. L’area in cui sorge l’impianto sportivo artificiale di canoa è quella di Itaipu, la più grande centrale idroelettrica del mondo. Una diga alta 200 metri e lunga 8 chilometri racchiude un bacino di 60 chilometri che produce il 90 per cento dell’energia del Paraguay e il 25 per cento del Brasile. Le cascate di Iguazù sono una delle più straordinarie bellezze naturali del pianeta: alte 70 metri e lunghe quasi 3 chilometri rappresentano un’immensa risorsa turistica per Brasile e Argentina che se ne dividono il territorio. Il percorso di slalom, costruito in questo ambiente per la competizione mondiale, è molto selettivo, persino ostico per africani ed asiatici che si rovesciano in acqua con facilità. Scendere un fiume in canoa – spiega Molmenti – non è difficile: una gara di slalom è un’altra cosa. L’altra cosa è ciò che rende affascinante questo sport che qualcuno paragona allo slalom con gli sci: Ma qui l’acqua si muove e se tocchi un solo paletto delle 23 porte previste prendi due secondi di penalità. In realtà è uno sport di situazione – spiega il campione azzurro -: si tratta di… adattarsi metro dopo metro a ciò che il fiume fa, di mettere la propria forza accanto a quella del fiume, di interagire con esso, non di contrastarlo. I canali artificiali per la canoa non sono degli artefatti: sono tratti di fiume in cui letto e rive in cemento escludono la presenza di pietre aguzze o di rami che non aggiungerebbero nulla di valore atletico e renderebbero pericolosi i percorsi di gara. Ogni fiume dunque conserva le sue caratteristiche e non ve ne sono due di uguali. Quello allestito a Pechino per le prossime Olimpiadi, una cascata in piena regola, è una nuova allettante prova: L’atleta, la canoa, il fiume: non c’è altro. Questa è la canoa slalom – mi spiega, convincente, Daniele -. Ogni discesa è una sfida nuova: con il fiume, con se stessi, con gli altri. Una cosa che non trovo in altri sport. Ma si può definire uno sport estremo? In quanto a rischi, assolutamente no. Sì, eccome, invece in quanto a necessità di ricorrere a tutte le proprie risorse, mentali e fisiche, per superare il meglio possibile certi passaggi. Proprio in questo è il sapore particolare che offre ogni gara di canoa: Anche qui vincono i migliori. Ma qui i migliori non sono sempre gli stessi: anche noi sbagliamo, anche noi pensavano di interpretare un passaggio su un’onda in un certo modo e… quando ci siamo sopra con la canoa… l’onda cambia, sale, si accorcia, precipita. Due posti per Pechino sono al sicuro. Due saranno in palio in primavera in Europa. Soddisfatti torniamo in pullman in albergo. Al finestrino scorrono le contraddizioni di questa terra brasiliana: la profonda fede cristiana accanto alla più grande moschea di tutte le Americhe, i casinò e le attrazioni turistiche più commerciali accanto ai bambini con i carretti dei rifiuti da selezionare.

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