Pacati, la politica come servizio

Costruiva strade per la gente di montagna, lottava contro la mortalità infantile, la silicosi e lo sfruttamento, viveva il suo impegno politico come una missione al servizio dei più poveri. Tarcisio Pacati era un ingegnere di Clusone, in provincia di Bergamo, eletto al Parlamento nel 1948 nelle file delle Democrazia cristiana, che lottò incessantemente per dare voce, là dove si ricostruiva un paese annientato dalla guerra, agli ultimi, ai dimenticati, a chi viveva desolatamente nelle valli più misere e nelle periferie degradate. Ne parliamo ora, a quarantadue anni dalla morte, perché alcuni suoi concittadini, gli insegnanti e gli studenti dell’Isiss, hanno deciso di dedicare il proprio istituto proprio a lui, “una dei cittadini più benemeriti e esemplari che Clusone abbia mai avuto”. Certo, la scelta ha destato un po’ di stupore, perché in tutti questi anni di Tarcisio Pacati si è parlato ben poco e la sua figura non è sicuramente tra le più note nel panorama nazionale. Ancora più stupore, però, ha destato la sua “riscoperta”: mettendo mano alle sue lettere, rileggendo suoi articoli e riflessioni e intervistando le persone che lo hanno conosciuto, i ragazzi dell’Isiss hanno riportato alla luce una storia che ha dello straordinario, poco conosciuta perché vissuta in grande semplicità e senza autocelebrazioni. Dalla ricerca condotta nei mesi scorsi, è scaturito, insieme con un Cd Rom e una mostra, un volumetto dal titolo Un uomo e il suo territorio: Tarcisio Pacati, che ne ricostruisce le opere, l’impegno politico e la spiritualità. Ripercorrendo con i ragazzi la vita di Pacati, vediamo un uomo che ha lavorato indefessamente per la promozione umana, quella concreta, che passa attraverso opere tangibili come le strade di montagna (“La strada unisce le comunità come i singoli – si legge in una sua lettera – e tutto ciò che unisce gli uomini è cristiano. La mancanza di strade fra i popoli costituisce una barriera sempre pericolosa”), la riqualifica- zione delle case rurali (“Alcune case rurali di montagna sono costituite da un unico locale a pianterreno, nel quale vivono in promiscuità uomini, donne, bambini e bestiame (…) – scriveva, da segretario della Commissione Lavori pubblici, in una relazione per il ministero -. Manca l’acqua, mancano i servizi igienici (…) ed è logico che il montanaro se ne disamori, che la mortalità infantile sia ancora notevole, che la tisi faccia le sue visite”) e l’aiuto ai minatori e alle loro famiglie. Per queste cause si impegnò facendo approvare leggi e progetti. Dopo essere stato assessore ai Lavori pubblici nella sua città, trascorse dieci anni al Parlamento. Chi ebbe a che fare con lui in questi anni ne sottolinea l’integrità morale. Disse di lui un “avversario” politico, il socialista Alcide Malagugini, nella seduta commemorativa alla Camera dei deputati: “Tarcisio Pacati è morto povero, dopo due legislature repubblicane (…) Quanto a me, (…) penso a lui come a un grande amico e a un grande cuore “. Scrive invece Igino Giordani: “Quando ero deputato, solevo dire che a Montecitorio circolavano diavoli a piede libero, ma anche santi con la libertà dei figli di Dio. E pensavo sempre, tra gli altri, all’onorevole Tarcisio Pacati, deputato di Bergamo, che scendeva a Roma da Clusone “. E in effetti Pacati si sforzòsempre di vivere la politica come servizio, senza cercare né la fama né il successo: “Non le posso fare promesse – scriveva in una lettera il 27 marzo 1958 – e non le farei, anche se potessi, in periodo elettorale”. Alla base di tutto, di ogni aspetto della sua vita, c’era una fede intensa, profonda, che motivava ogni gesto e azione: “Era un uomo che marciava con l’anima anelante a Dio – scrive sempre Giordani -. E uno se ne accorgeva a scambiare poche parole con lui, ché, se anche parlava di alloggi per i senzatetto e d’assistenza ai contadini – mi ricordo quanto la miseria dei poveri l’angosciasse – si capiva che nella creatura vedeva il Creatore”. Qualcuno, per descriverlo, parla di “bambino evangelico”: “Arrivò a 56 anni rimanendo spiritualmente il fanciullo del Vangelo – racconta don Martino Compagnoni – semplice, umile, entusiasta, innamorato del bene”. Tommaso Sorgi ricorda di avere avuto da lui, nella Mariapoli del ’56, la prima testimonianza dell’impegno di un politico del Movimento dei focolari, facendo egli parte già del primo gruppetto di deputati che si incontrano a Montecitorio con Giordani e alcune delle prime focolarine. Oggi lo vede come il primo seme gettato per il Movimento dell’unità. Il lavoro per gli altri, l’attività parlamentare che spesso amareggiava Pacati, scaturiva dunque dall’idea che è Dio che opera attraverso gli uomini: “Una fede né generica né ingenua, che spinge, per prima cosa, a lavorare per gli altri – sottolinea il figlio Carlomaria -. La fede della croce, che passa attraverso la croce, che sa che il volto di Dio sulla Terra è precisamente dolore. Mio padre certo rafforzò questa convinzione quando aderì al Movimento dei focolari, ma ritengo che questa sua visione del dolore fosse già presente nelle riflessioni giovanili”. Ecco perché gli anni dolorosi della malattia, che lo condusse alla morte a soli 56 anni, furono accettati “con dolore, ma con amore”. In Tarcisio si è riscoperto un cristiano a tutto tondo, un uomo che ha saputo dare senso e trasformare in amore ogni aspetto della sua vita: “Quando abbiamo scelto di dedicare la nostra scuola a Pacati – spiega Tiziana Sarpi, la docente che ha coordinato il progetto – lo abbiamo fatto pensando al suo spessore e alla sua integrità morale. Studiarlo meglio non ci ha delusi: ha speso la sua vita per la propria gente e ha dato molto a queste zone. Speriamo sia un esempio per i nostri ragazzi e per tutta la cittadinanza”.

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