Il Nobel della pace nasce dal basso

Spesso, di fronte a tematiche come la guerra e la pace, si ha la sensazione di essere impotenti ad influire su eventi che sembrano sovrastarci. In realtà, così non è

Spesso, di fronte a tematiche come la guerra e la pace, si ha la sensazione di essere impotenti ad influire su eventi che sembrano sovrastarci e sfuggire alle nostre possibilità di azione e ci si trova, rassegnati, solamente ad auspicare che il mondo conosca tempi migliori.

In realtà, così non è. Se l’azione solitaria con molta probabilità non può dare frutti, l’atto collettivo può fare la differenza sostanziale. Lo testimonia nella nostra recente storia una serie di eventi che stanno influenzando il mondo. L’azione congiunta della campagna internazionale per il bando delle mine antiuomo – poi insignita del premio Nobel per la pace nel 1997 – fondata nel 1992 dall’insegnante e attivista pacifista Jody Williams, ha portato nel giro di 5 anni al Trattato di Ottawa, firmato sinora da ben 133 Paesi, mentre 162 Stati hanno formalmente accettato di esserne vincolati. In tal modo sono state messe al bando le terribili mine antiuomo, che, anche a guerra ormai conclusa, continuano a falcidiare la popolazione civile, anche a decenni di distanza.

Pure contro le terribili cluster bombs (bombe a grappolo) la campagna è riuscita a far approvare un’altra simile Convenzione nel 2008, firmata da 119 Paesi.

A livello italiano, nel 1990, a seguito di una pluriennale pressione congiunta di forze laiche e cattoliche, è stata approvata la legge 185, che proibisce la vendita di armi a Paesi in guerra, dove non vi è rispetto dei diritti umani o dittature. Un processo analogo, in seguito a una campagna internazionale condotta da Control Arms, Amnesty International e Oxfam, ha portato nel 2014 all’Arms trade treaty (Att), il Trattato internazionale sul commercio di armamenti, firmato all’Onu da 130 Paesi e che si ispira agli stessi principi della 185.

Il 7 luglio scorso, l’Onu ha approvato il Trattato per il bando delle armi nucleari, a seguito di un’intensa campagna condotta da Ican (International campaign against nuclear weapons), una coalizione di 486 gruppi, associazioni e istituti in 101 Paesi, appena insignita del premio Nobel 2017.

Questi sono alcuni esempi di quello che la forza congiunta di tante persone, unite a livello locale e internazionale, può fare. Tanti singoli granelli di sabbia possono bloccare la macchina della guerra.

L’Autore è Partner italiano del network Ican, premio Nobel per la pace 2017.

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