Nel flusso dei ricordi di quattro anziani

Ispirandosi al saggio di James Hillman “La forza del carattere”, il regista Nicola Russo mette in scena “Vecchi per niente”, spettacolo ironico, poetico e commovente sulla vecchiaia, lontano dai luoghi comuni

Tra le molte battute, nei dialoghi e nelle riflessioni che si susseguono, c’è n’è una all’inizio in cui uno dei vecchi chiede: «Quando te ne sarai andato cosa vorresti che dicesse la gente di te? ». E l’altro risponde: «Che me ne sono andato troppo presto». Da qui si aprono porte di ricordi a illuminare molte stanze della memoria di quattro anziani al tramonto della vita che si presentano anagraficamente e ripercorrono, raccontandosi con molta ironia e qualche amarezza, le loro esistenze reali e quello che avrebbero voluto essere.

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Due uomini e due donne sono i protagonisti di “Vecchi per niente” di Nicola Russo, autore e regista ispiratosi a “La forza del carattere” di James Hillman, saggio in cui un maestro della psicanalisi junghiana guarda alla vecchiaia vissuta non come un accidente, né una dannazione o il disprezzo di una medicina devota alla longevità, ma come condizione naturale e necessaria affinché il carattere si confermi e si compia. «Così come il carattere guida l’invecchiamento, l’invecchiamento disvela il carattere», scrive Hillman. E hanno decisamente carattere i quattro protagonisti della pièce dalle personalità anche contraddittorie, ai quali si affiancano, evocati in alcuni momenti, due figure più giovani (Marco Quaglia e Sara Borsarelli), ovvero le ombre dei rispettivi genitori o di legami parentali, le cui apparizioni riportano alla memoria i rapporti famigliari, gli affetti e i conflitti vissuti, rivivendo momenti, episodi che hanno segnato la loro vita.

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Il tema, dunque, della senilità, della sua accettazione non rassegnata, viene affrontato dal regista con mano felice e matura, trattato con quella necessaria leggerezza – e al contempo profondità – per non cadere nella trappola del patetico o nei luoghi comuni dell’analisi sociale o compassionevole. Si ride, e molto, nel susseguirsi di sequenze che hanno la loro forza espressiva nella sola parola e negli atteggiamenti, nelle posture fisiche e nei volti degli attori, quei volti che dal carattere sono stati plasmati e di esso è l’immagine più rivelatrice.

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La messinscena si avvale di un fondale verde che si allunga in avanti a tappeto sul quale risaltano le quattro sedie dove sostano i protagonisti. Queste vengono tolte, spostate in fila, in avanti o indietro segnando le entrate e uscite – come in una passerella bauschiana, dei singoli o del gruppo, alternato o insieme -, via via si illumina il loro stato d’animo nel succedersi evocativo di pensieri intimi, incontri, insofferenze, desideri, errori e ricordi di un passato che rischiarano di senso il presente ora vissuto senza più freni e inibizioni, per quel e come che si è. E nel finale i quattro bravissimi interpreti – Benedetta Barzini, Teresa Piergentili, Agostino Tazzini, Guido Tonetti – mescolano il loro vissuto reale che già all’inizio era maggiormente manifesto nella biografia di una delle donne, Benedetta Barzini, affascinante top model in gioventù che gli valse il primo numero dell’edizione italiana di Vogue, ancora riconoscibile in quel suo avanzare in scena da consumato defilé. Queste creature, tenere e forti, disincantate ma gioiose, sprigionano un’umanità ricca, intensa, luminosa, che riconcilia con la vita. E apre alla domanda sul senso dell’invecchiare.

 

“Vecchi per niente”, testo e regia Nicola Russo, con Benedetta Barzini, Sara Borsarelli, Teresa Piergentili, Marco Quaglia, Agostino Tazzini, Guido Tonetti, scene e costumi Giovanni De Francesco, luci Cristian Zucaro, organizzazione Isabella Saliceti. Produzione Teatro Franco Parenti in collaborazione con Monstera. A Roma, Teatro Vascello.

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