Nati ieri

¦ Canale 5, ore 21. Chissà, forse anche lei sarà diventata precaria. Nell’Italia della natalità zero, anche la cicogna è in cerca di occupazione. Svolge un lavoro socialmente utile, ma ormai ben pochi la chiamano in servizio. In un Paese dove i bimbi nascono sempre meno, è diventata demodé come i cavoli e i fiocchi ai portoni. È in questo contesto che si capisce la necessità di una serie tv come Nati ieri, la prima ambientata in un reparto di maternità, ispirata ai veri medici e all’organizzazione del Dipartimento Medico- Infantile dell’Ospedale Cristo Re di Roma. Va in onda su Canale 5 e si è data una funzione sociale paragonabile alla pubblicità progresso. Con immagini dal forte impatto, adottando ritmi serrati, prova a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema scottante: senza bambini non c’è futuro. Non inganni la forma. Briosa, allegra, finalmente positiva pur raccontando a volte tragedie. La sostanza è quella di una grande operazione per rilanciare in grande stile la bellezza della vita che nasce. Chi l’ha prodotta (Rti e Lux Vide) ha preso le distanze da chi la definiva, disprezzandola, buonista o la paragonava a E.R. (Quello è un pronto soccorso dove si lotta contro la morte. Nel nostro ospedale si lotta per la vita). Guardandola si percepisce però subito che l’obiettivo non è solo quello di intrattenere, di divertire. C’è una partecipazione, una passione, uno slancio che pare quasi una dichiarazione programmatica. Anche la scelta del cast sembra essere stata guidata dalla voglia di aderire ad un progetto. I registi Luca Genovese e Pasquale Miniero hanno dichiarato con orgoglio di avere cinque figli in due, ma anche gli attori sembrano testimonial della vita: Vittoria Belvedere e Ettore Bassi hanno più volte raccontato con entusiasmo il loro essere genitori, Sebastiano Somma e Lina Sastri si sono spesso esposti per sostenere valori profondi. Da questo materiale umano nasce la serie tv (26 episodi per 13 puntate) che scavalca il rischio predica con un solare buonumore. Gli episodi sono scomposti in tanti (forse troppi) frammenti, poi montati alla maniera dei cosiddetti sketch- show, tipo Camera Cafe. Ovviamente non sempre si ride. Dietro un parto spesso c’è un dolore, una ferita, una famiglia in crisi. Ogni pancia, una storia è il refrain del primario del Sant’Anna, Stefano Maioli alias Sebastiano Somma. L’azione è scarsa, pochi gli esterni, tutta l’attenzione è concentrata sui personaggi, sulla loro personalità, sulla dedizione al lavoro: il bellissimo mestiere di veder tutti i giorni nascere un bambino, e con lui, una speranza. Se esiste la tv educativa, senza sbadigli, beh, è questa.

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