Il mito antico col Balletto del Sud

Il Balletto del Sud, con sede a Lecce, rappresenta il fiore all'occhiello dell'arte della danza. Gli dei dell'Olimpo, le leggende degli eroi, i personaggi del repertorio ballettistico classico, e non solo, nelle coreografie di Fredy Franzutti
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C’è un territorio specifico, la Puglia, dove il Balletto del Sud, con sede a Lecce, rappresenta il fiore all’occhiello dell’arte della danza, un valore culturale di cui andare fieri. E non solo in quella regione dove la compagnia è più che riconosciuta e amata da un pubblico vastissimo.

Attiva territorialmente, ben radicata con spettacoli e attività in diversi ambiti, ormai da molti anni ha varcato quei confini geografici con tournée in tutta Italia e all’estero registrando sempre teatri pieni, pubblico entusiasta e botteghino assicurato. Merito del suo ideatore, direttore artistico e coreografo Fredy Franzutti che la guida da venticinque anni, mantenendo una propria e riconoscibile identità che tiene alto il rigore e la qualità del balletto classico.

Elementi artistici essenziali, questi, che non sono solo appannaggio delle grandi scuole di danza dei Teatri d’Opera, come sbrigativamente si potrebbe pensare escludendo a priori ogni altra realtà possibile. Il Balletto del Sud è la prova che in Italia anche una piccola compagnia privata di balletto classico può funzionare e vivere accanto alle grandi compagnie. Conoscerla dal vivo nel luogo dove opera – la sede è completa anche di una sartoria specializzata con un trionfo di costumi di fogge e colori realizzati artigianalmente e riprodotti in base ad una ricerca filologica degli originali dei balletti (con alcune rarità inedite) del repertorio classico, e meticolosa cura di stoffe e manufatti; vedere i suoi danzatori in sala prove e poi in scena, la passione e serietà che li anima, la bravura che li caratterizza – alcuni col talento in fieri -; constatare, infine, il successo che riscuotono, sono il segno forte di una realtà che non si può ignorare, è la riprova – se ce ne fosse bisogno – che il balletto classico continua sempre, e continuerà, ad entusiasmare e a nutrire i palati della bellezza.

Servono solo interpreti con una preparazione completa, lavoro costante, e una direzione tecnica e artistica che li motivi sempre nella crescita dando loro la possibilità anche di danzare il più possibile. Tra gli spettacoli, accanto a quelli nuovi, che la compagnia porta in scena da anni – sono oltre quaranta le produzioni fino ad oggi tra i grandi titoli della tradizione classica e quelli moderni -, c’è Miti in scena.

Riadattato, a causa delle misure ministeriali legate al Coronavirus, rispetto alla formula originale che prevede più danzatori e più brani in scaletta, lo spettacolo è un godibile contenitore di coreografie del grande repertorio, e non solo, che rivelano la cultura storica e artistica di Franzutti, e hanno come fil rouge appunto il mito, raccontato anche con inserti di teatro affidati alla voce recitante di Andrea Sirianni, e a Donato Chiarello che introduce i diversi brani.

Sulla scena abitata da due enormi mascheroni ripresi fedelmente da reperti archeologici, con al centro due colonne e un velario ondulato, contenuti ai lati da quinte con antiche decorazioni sbrecciate, scorrono principalmente assoli e duetti, e anche piccoli gruppi, che magnificano in quadri danzati alcuni estratti di coreografie tra cui di Petipa e di Fokine: come L’adagio della rosa con la musica di Čajkovskij, e l’immancabile Morte del cigno sulle note di Camille Saint-Saëns, mentre le altre coreografie, alcune moderne, sono riadattate da Franzutti.

Troviamo il pas de deux Silvia e Aminta di Luis Mérante con musiche di Léo Delibes; la variazione dal pas de deux Atteone di Agrippina Vaganova su musiche di Cesare Pugni; Cupido e Psiche di Leonid Lavrovskij con le musiche di Ludwig Minkus. Sono invece tutte firmate dal coreografo leccese gli altri brani in scena. E vanno citate almeno Il fauno sulle note di Debussy danzato dal sinuoso Lorenzo Lupi interprete anche, insieme a Matias Iaconianni, di Giove e Ganimede, intenso duetto creato sulla musica di Beethoven, che evoca il mito di Ganimede descritto come il più bello tra gli uomini e, in virtù di questo, creato coppiere degli dei e reso immortale; Piramo e Tisbe danzato da Benedetta Maldina e Iván Sánchez sulle musiche di Ottorino Respighi; Proserpina nell’Ade sulla musica di Carl Orff danzato da Nuria Salado Fusté, intensa interprete anche del Cigno.

E ancora: Il Pensatore che si rifà alla scultura di Rodin, con Alessandro Cavallo, di vigorosa presenza scenica; Le muse di Apollo, con sette ballerine della compagnia che svolazzano sulle note di Mozart. Le stesse le vedremo in un travolgente can can nell’Orfeo all’Inferno attorniare la figura maschile di Orfeo impersonata da Ovidiu Chitanu, rilettura in chiave comico-satirica di Jacques Offenbach della vicenda mitologica della discesa agli inferi per riportare alla vita l’amata Euridice.

Tra un brano e l’altro entrano alcuni personaggi del mito ai quali dà corpo e voce l’attore Andrea Sirianni: da Ulisse nel XXVI canto dell’Inferno di Dante, ad Aiace di Sofocle, per finire col racconto di Itaca, del poeta greco Kostantinos Kavafis, i cui versi iniziano con “Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze”: un invito a intraprendere il viaggio della vita verso la conoscenza. Come lo compie questo spettacolo attraverso il balletto.

 

“Miti in scena”, a Lecce, Chiostro dei Teatini; il 30 agosto a Minervino di Lecce; il 4 e 5 settembre a Trapani.

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