Milos Forman, scomparso il regista di “Amadeus”

È scomparso l'artista famoso anche per “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Un artista che ha sentito sua la privazione della libertà e dell’amore
Milos Forman

Così il pubblico ricorderà il regista ceco, scomparso a 86 anni nella sua casa americana, accudito dalla moglie. Il film Amadeus aveva vinto ben otto Oscar nel 1984 ed era stato subito amato dalla gente. Prodotto lussuoso, non disegnava il Mozart della storia – non certo avvelenato da Salieri –, tuttavia presentava un personaggio affascinante, disinibito e ribelle, un genio che doveva lottare contro la società e suo padre.

Straordinarie la colonna sonora e l’interpretazione di Tom Hulce. Il tema della gelosia e del conflitto generazionale era il cuore del film. Lo scontro fra sistemi sociali, l’amore per la libertà e la giustizia, hanno caratterizzato la produzione del regista fin dalla giovinezza, quando, orfano dei genitori ebrei morti in campo di concentramento, si è dedicato al cinema.

Attivo tra gli artisti della “Nouvelle Vague” a Praga fino all’invasione russa, aveva prodotto lavori originali, spiazzanti, critici verso il perbenismo borghese. Film come L’asso di picche (1964), Gli amori di una bionda (1965), Al fuoco, pompieri! (1967) disegnavano un autore che parlava di autenticità, di lotta al conformismo.

È accaduto nel celebre Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975, cinque Oscar) dove un grandissimo Jack Nicholson è un teppistello che si finge pazzo e deve lottare per essere sé stesso contro una sadica infermiera. Sono sguardi contro la perfidia di certe istituzioni e analisi implacabili sulla sofferenza che, in un modo o nell’altro, percorrono tutta la produzione di Forman, anche in lavori come Hair (1979) sulla cultura dei Figli dei fiori degli Anni Sessanta o Taking Off (1971) in cui analizza il distacco tra padri e figli, ancora una volta.

Si tratta di film girati, come Amadeus, in America, dove si è trasferito dopo la fine della Primavera di Praga. La sua nuova patria, di cui però osserva le contraddizioni come in Man on the moon (1999) o nel biografico Larry Flynt (1996). Chiude la carriera con un altro ribelle come Amadeus, cioè Goya ne L’ultimo inquisitore (2006), ultimo grido di libertà di un artista che ha sentito sua la privazione della libertà e dell’amore.

Ma per tutti Forman rimane il padre di Amadeus, girato nella sua Praga, la cui risatina imprevedibile tappezza un lavoro originalissimo, sottilmente spietato anche, e libero di dire che la genialità è soltanto un dono, per tutti, e non frutto di un particolare merito.

 

 

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