Migrazioni e regole d’umanità

Una moltitudine che avanza, per mare e per terra, senza sosta, sospinta da conflitti, tirannie, calamità naturali, povertà.
Immigrati

Una moltitudine che avanza, per mare e per terra, senza sosta, sospinta da conflitti, tirannie, calamità naturali, povertà. È il popolo dei migranti che ormai ogni giorno pone sfide in termini di accoglienza, risorse, capacità e strutture. Un fenomeno che prontamente interpretiamo, avendone chiare le molteplici cause, ma dai cui effetti cerchiamo di rimanere distanti.

Le sfide delle migrazioni – sia la loro radice etnica o militare, di emergenza e di continuità, sociale o istituzionale – impongono di superare la crisi di identità che ormai ci assale e ci condiziona. Le terre di approdo hanno spento l’attenzione sui migranti e non solo nei termini generici legati all’accoglienza, ma diminuendo ogni forma di cooperazione verso il Sud del mondo per lasciare il posto alla retorica dello sviluppo in loco, senza garanzie.

 

A fronte di una mobilità umana derivata da eventi eccezionali resta limitato lo spazio per distinguere tra profughi, rifugiati, richiedenti asilo, migranti economici. Eppure ogni atto è scandito dalle categorie della regolarità o dell’irregolarità, pur sapendo che ciò richiede il rispetto di regole da elaborare, da applicare nella loro interezza o da modificare in ragione di un mondo ormai mutato. Quante, ad esempio, le ragioni sovrapposte all’idea di rifugiato con cui, da cinquant’anni, la Convenzione di Ginevra sui rifugiati copre chi fugge da persecuzioni, dittature e violazioni di diritti? Come pure, serve a poco domandare un intervento dell’Unione europea, magari solo economico, se le politiche sull’immigrazione restano un fattore solo concorrente e non essenziale all’integrazione del continente. Bisogna utilizzare ogni mezzo per inquadrare lo status di chi arriva, ma senza trasformarlo in una leva di esclusione o di lungaggini che producono solo l’aumento della clandestinità.

 

Di fronte a realtà fisicamente vicine e lontane dal nostro quotidiano, solo sul lungo periodo le migrazioni potranno arrestarsi. Mentre rafforzare o costruire rapporti stabili tra persone, culture, mondi diversi è realtà che quotidianamente siamo chiamati a gestire.

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