Migranti, la stretta di Piantedosi

Nei giorni scorsi si è tenuto il vertice in Prefettura ad Agrigento per affrontare il problema dei migranti. Il ministro annuncia che gli sbarchi saranno equamente diminuiti su vari porti per sgravare Sicilia e Calabria. La pressione sulle Ong per rendere più difficoltoso il lavoro di salvataggio e le tensioni internazionali
Migranti
I migranti mostrano cartelli che chiedono lo sbarco per tutti mentre aspettano a bordo della nave di salvataggio Geo Barents (Foto LaPresse)

La Ocean Viking ad Ancona con 37 migranti. La Geo Barents con altri 73. Per entrambe il governo ha previsto lo sbarco nel porto di Ancona.

La nuova linea del governo provoca ancora tensioni nello scacchiere internazionale e nel nostro paese. La stretta dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni da qualche settimana rende più difficili le operazioni delle Ong, ma non ferma le partenze delle barche dalla Libia, con il loro carico di disperati.

Il ministro Matteo Piantedosi ha dettato le nuove regole: non più salvataggi multipli ma, appena prelevato un gruppo di migranti, la nave deve comunicarlo subito alle autorità italiane e dirigersi verso il porto che le viene assegnato, senza più attendere in mare altri eventuali arrivi. I salvataggi, quindi, diventano più faticosi e anche più dispendiosi specie ora che il governo ha adottato una nuova linea anche per l’assegnazione dei porti: i migranti non sbarcano più nei porti di Sicilia e Calabria, ma sono invitati a dirigersi verso Salerno, Bari, Ravenna o Ancona e, in futuro – pare – ci saranno anche Genova e La Spezia. Piantedosi afferma di voler distribuire il peso dei migranti in maniera equa in tutto il territorio nazionale, ma appare evidente il tentativo di rendere più difficile la vita degli operatori umanitari delle Ong, costretti a rimanere in mare per più giorni e anche ad affrontare centinaia di chilometri per permettere ai migranti di sbarcare. La regola del porto sicuro più vicino, per Piantedosi, non vale più.

Piantedosi parla di pull factor (fattore di attrazione). Sostiene che la presenza delle navi Ong nelle acque del Mediterraneo funga da acceleratore per le partenze. Non a caso il titolare del Viminale sostiene che anche la qualità delle imbarcazioni che partono dall’Africa è sempre più scadente proprio perché si confida nel trasbordo quanto più immediato possibile. Come si sa, ci sono anche delle inchieste sugli eventuali accordi tra Ong e gruppi che gestiscono le partenze.

Tra le nuove linee del governo anche quella che riguarda la domanda di protezione internazionale dei migranti. Il ministro vuole che avvenga nella nave in modo che i migranti possano poi essere trasferiti nel paese di provenienza della nave. Una decisione questa che resta al centro di discussioni e tensioni tra l’Italia e altri stati europei: il governo Meloni, al contrario di quanto accaduto in anni passati, cerca di far passare la linea dura, ma vuole evitare la rottura con gli alleati dell’Unione Europea. Il caso della nave che ha raggiunto Marsiglia e le tensioni con il governo di Emmanuel Macron hanno forse funzionato da detonatore e hanno spinto l’esecutivo di destra a più miti consigli.

La preoccupazione di Piantedosi è soprattutto mirata a contrastare le Ong. Che però – è bene precisarlo – portano sulle nostre coste appena il 10 per cento dei miranti che arrivano in Italia. Molti sono presi in carico dalle navi della Marina militare, continuano gli sbarchi autonomi e continuano anche gli arrivi via terra. E nel nuovo anno gli approdi non sono diminuiti, sono già alcune migliaia. E continuano soprattutto gli sbarchi autonomi a Lampedusa, dove l’hotspot di contrada Imbriacola è sempre in emergenza. E nei primi giorni del nuovo anno sui sono registrati già quattro morti e, tra questi, una bambina di un anno e mezzo. Morti che purtroppo non fanno quasi più notizia ma che fotografano sempre di più la portata di una tragedia dalle dimensioni colossali.

Lunedì scorso si è svolto a Lampedusa il vertice presieduto dal ministro dell’Interno, con la prefetta Maria Rita Cocciufa. Piantedosi ha spiegato le nuove regole del governo, la volontà di sgravare Sicilia e Calabria dagli sbarchi ed ha promesso che tornerà tra un mese ad Agrigento. Il sindaco di Lampedusa e Linosa, Filippo Mannino, eletto sette mesi fa da una lista civica che comprendeva, al suo interno, anche esponenti della Lega, lo ha invitato a visitare Lampedusa e il centro di contrada Imbriacola e ha chiesto un risarcimento per l’isola che, da 25 anni affronta il problema degli sbarchi. Lampedusa, secondo Mannino, potrebbe avere degli aiuti per contrastare le emergenze e il dramma umano o diventare zona franca.

Intantoil Viminale ha diffuso i dati degli approdi nel 2022: nel 2022 sarebbero arrivate 104.061 persone. Erano state 67.034 nel 2021 e 34.000 nel 2020. Il fenomeno, quindi, non accenna a diminuire.

La Cei ha preso posizione attraverso le parole di monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente della fondazione Migrantes e della commissione Cei per le migrazioni. In un’intervista a Vatican News Perego afferma: «Non si capisce perché una nave che ha a bordo delle persone salvate e che nel tragitto ne incontra altre non possa e non debba fermarsi per salvarle». E parla di «un decreto che dimentica le persone. Non c’è una parola sulla sicurezza delle persone in pericolo e che sono in fuga».

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