Meno bevande zuccherate

Quattro anni fa fu promulgata una legge che imponeva etichette ben visibili agli alimenti con eccesso di sodio, zuccheri e calorie, con tasse più elevate per le bevande gasate che contribuiscono all’aumento dell’obesità. Primi effetti
AP Photo/Rich Pedroncelli

Sta ottenendo buoni risultati in Cile la legge sulle bibite con eccessivo contenuto di zucchero, il cui consumo si è ridotto di quasi il 22 per cento. Non si tratta di un effetto da trascurare perché si stima che nel Paese il 31,2 per cento dei 17 milioni di cileni soffra di obesità e circa 470.000 persone di obesità morbida, cioè il 3,2 per cento della popolazione. Particolarmente seria la situazione dei bambini, tra i quali si stima che un 30 per cento sia in sovrappeso. Una terza parte degli zuccheri in eccesso ingeriti dalla popolazione proviene da bibite gasate, succhi o acque zuccherate.

 

Una ricerca condotta dall’Università del Cile su 2.900 nuclei famigliari, ha indicato che ogni abitante ha ridotto il consumo di bibite zuccherate di circa 700 millilitri al mese. Ogni cileno consuma circa 3,5 litri al mese di queste bevande: la riduzione è dunque del 21,6 per cento.

 

La legge votata nel 2014 aveva stabilito una tassa del 18 per cento sulle bevande con 6,25 grammi di zucchero aggiunto per ogni 100 grammi di liquido, mentre quelle che hanno una minor concentrazione pagavano un 10 per cento. Sebbene si sia trattato di un costo non troppo elevato, ciò è bastato per aiutare a ridurre il consumo di bevande del genere. Seguendo l’esempio del Messico e dello Stato della California, negli Usa, il Cile ha constatato l’effetto positivo di misure del genere che aiutano a cambiare usi domestici di questo tipo. I cambiamenti avvengono anche a livello di marche produttrici di bevande dolci. Coca Cola ha ridotto le quantità di zuccheri nei suoi prodotti Fanta e Sprite, che ora contengo 4,9 grammi di zucchero ogni cento di prodotto.

 

La legge approvata a suo tempo è più estesa e contempla anche l’obbligo di etichette visibili sulle confezioni di alimenti con un eccesso di zuccheri, di sodio o di calorie. Inoltre, la legge ha stabilito che certi prodotti poco salutari non possano essere venduti nelle scuole (dove c’è quasi sempre una caffetteria) o a meno di 100 metri dagli edifici scolastici e non potranno usare lo “stimolo” di un regalo che induca i minorenni al consumo. Dunque i famosi ovetti di cioccolato Kinder non potranno portare una sorpresa, così come McDonald ha dovuto rinunciare al contenuto della sua “scatola felice”.

In vari refettori scolastici, mense universitarie appaiono offerte di alimenti sani, frutta ad esempio, da consumare come snack invece delle tradizionali merendine ricche in grassi saturati. Dunque una decisione saggia, quella delle autorità, che contribuisce ad una educazione alimentare necessaria per migliorare la salute soprattutto dei giovanissimi.

 

 

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