L’Unione europea dice basta agli sconti sui carburanti

Sotto accusa le riduzioni riservate ai residenti per scoraggiare il "turismo del pieno" verso Austria e Slovenia. L'Italia rischia l'apertura di una procedura di infrazione

Il ping pong tra Friuli Venezia Giulia e Unione europea andava avanti già dal 2015, ma ora è giunto ad una svolta: la Commissione europea ha infatti deciso di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia di Strasburgo per il regime di sconti sul carburante, che violerebbe le normative sulla tassazione dell’energia creando “differenze sostanziali” tra i cittadini dello stesso Stato.

Chi ha la residenza in Regione può, infatti, usufruire di uno sconto che, a seconda delle zone e della tipologia di carburante – le aree di confine e quelle montane o rurali godono di incentivi maggiori – va dai 9 ai 20 centesimi al litro, presentando al distributore l’apposita tessera. Il tutto per disincentivare il “turismo del pieno” verso Austria e Slovenia, dove il prezzo al litro può scendere anche di 30 cent.

Nel 2015 erano partite le prime richieste di chiarimento, a cui l’amministrazione regionale aveva risposto argomentando che si tratta di contributi erogati ai cittadini e non di riduzione della tassazione; ragioni che evidentemente non hanno convinto la Commissione, che ha quindi proceduto al deferimento. Ora la Corte dovrà valutare se accogliere o meno le tesi della Commissione; fatto sta che si apre il rischio di una procedura di infrazione, che costringerebbe ad eliminare le agevolazioni – e far ritornare quel “turismo del pieno” che l’Ue intende scoraggiare all’interno dello stesso Paese, ma che si ripropone a cavallo dei confini.

Non tutti i friulani, comunque, sono così affezionati agli sconti; e non solo perché a volte le differenze di prezzo sono tali da rendere comunque conveniente la trasferta oltre confine. Come ha infatti osservato l’economista Paolo Ermano sul Messaggero Veneto, ogni anno la regione stanzia oltre 40 milioni di euro per i buoni carburante; carburante che è più caro in regione che nel resto d’Italia – annullando così parte del vantaggio. E se usassimo invece quei 40 milioni di euro per incentivare l’acquisto di auto elettriche, l’installazione di colonnine di ricarica, e la “conversione” dei distributori? Del resto, tutti gli studi sono concordi nell’affermare che nel giro di pochi anni le auto elettriche avranno prezzi competitivi. Il dibattito è aperto, e non solo a Strasburgo.

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