L’Italia tra unità e federalismo

L’unità di un corpo sociale non è facile da raggiungere e da mantenere, ma ancor meno da aggiornare e, se necessario, da reinventare.
Cartina Italia

Era il 5 maggio 1860. Dallo scoglio ligure di Quarto salpavano i Mille, per l’avventura che avrebbe portato all’unità d’Italia. Il prossimo 18 febbraio ricorderemo la prima convocazione del Parlamento italiano e il 17 marzo la proclamazione del Regno d’Italia. Ma il calendario delle celebrazioni è incerto, le personalità che dovevano presiedere al ricordo si sono in parte dimesse, non tutti i ministri paiono felici di parteciparvi, ritornano a galla divisioni tra Nord e Sud che parevano assorbite…

Vogliamo parlarne anche su Città Nuova, soprattutto perché siamo “la rivista dell’unità”. Così, ad esempio, ci appare evidente come l’unità di un corpo sociale non sia facile da raggiungere e da mantenere, ma ancor meno da aggiornare e, se necessario, da reinventare. Ci vogliono fatica e volontà: se manca una delle due l’unità si riduce a coabitazione, a simulacro di armonia sociale.

Ma sappiamo, soprattutto, che l’unità non si basa tanto su alchimie certe. L’unità non esiste, insomma, senza distinzione. L’espressione “federalismo solidale”, più volte evocata da Napolitano, pare voler tener conto proprio di questa verità. Parlar di federalismo non è un delitto: don Sturzo nel 1919 esaltava le autonomie locali, così come lo stesso Stato della Chiesa aveva tratti istituzionali federali, con le “legazioni”. Ma non è sconveniente nemmeno parlar di solidarietà, che evoca un tratto distintivo dell’Italia, da sempre: per le sue radici cristiane, per le ricostruzioni post-belliche, per il periodo repubblicano che ha accentuato l’attenzione del Nord per il Sud e la distribuzione delle specificità tra regioni.

Prepariamoci quindi a un anno di “unità d’Italia”, ma auspicando che si ragioni sulla sua identità (ne abbiamo bisogno), sulla sua collocazione internazionale (non dimentichiamo l’interdipendenza tra i popoli) e sulle sue articolazioni (bisogna svecchiare tante strutture). Senza scordare quanto dicevo prima, che l’unità, quella vera, è frutto della fatica e della volontà. Cristianamente, dell’amore che costruisce la comunità.

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