L’insostenibile eredità di Cernobyl

Lo apprendemmo dal telegiornale della sera di venti anni fa. In Ucraina, che allora era una repubblica dell’Unione Sovietica, si era verificato un grave incidente in una centrale nucleare presso Cernobyl. Il regime faceva filtrare le notizie minimizzando; il che aggravò di molto la situazione. Ma i ritardi e la mancanza di precauzione nei soccorsi e negli interventi successivi attuati per incapsulare dentro un enorme sarcofago di cemento il fuoco inestinguibile che si era acceso – fuoco che in profondità arde tuttora – fece sì che anche fra i soccorritori la contaminazione fosse altissima e letale. La nube radioattiva vagò per mesi dalla Scandinavia al Mar Nero, avvelenando i raccolti di mezza Europa. Ne soffrirono centinaia di migliaia di persone e ancora oggi è controverso il numero delle vittime. Comunque diverse migliaia morirono già nei primi anni. Ancor più difficile è la valutazione del danno psicologico che investì i Paesi europei – e segnatamente l’Italia – tutti impegnati ad aggiornare i propri programmi per dotarsi di centrali nucleari sempre più efficienti. Da noi fu addirittura indetto un referendum che portò al ripudio del nucleare con conseguente smantellamento delle strutture esistenti, comprese quelle in costruzione, e indusse all’avvio di una politica per l’approvvigionamento energetico molto onerosa. Oggi, purtroppo, l’Italia si trova con una bolletta energetica da pagare che è la più alta del continente, costretta a importare energia dai Paesi confinanti, i quali hanno invece costruito centrali assai vicine ai nostri confini. Tanto è vero che ormai, davanti all’enorme lievitazione del prezzo del petrolio, pare che i sostenitori dell’utilità di ritornare al nucleare siano di nuovo in maggioranza. Notevoli progressi hanno compiuto intanto le nuove tecnologie per lo sfruttamento delle cosiddette fonti rinnovabili che il caro petrolio rende ogni giorno più competitive. Certo, si deve anche pensare che il petrolio comunque finirà e occorre decidere, potenziando i settori della ricerca italiana e valorizzando i nostri ricercatori. Non possiamo, insomma, sperare in un più rapido progresso scientifico, che magari metta a disposizione la fusione nucleare, se noi non facciamo la nostra parte. Un ultimo pensiero va alle vittime di Cernobyl. Con il loro sacrificio esse ci ricordano che l’incompetenza può rendere pericoloso l’uso pacifico di qualsiasi tecnologia.

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