In Libano si impara a diventare “Fratelli”

Le condizioni di vita di molti rifugiati nel Paese dei cedri sono al di sotto della soglia di povertà, perciò dal 2016 i Fratelli De La Salle e i Fratelli Maristi accolgono bambini provenienti dalla Siria e dall'Iraq proponendo attività educative

Lucas ha 14 anni ed è nato in Iraq. Come molte famiglie irachene, anche la sua ha dovuto abbandonare la patria per sfuggire alle persecuzioni religiose dell’Isis/Daesh nella regione di Mosul e si è rifugiata in Libano.

Mahal, invece, ha 11 anni. È arrivata in Libano un anno fa, a causa della guerra. Nel suo Paese, la Siria, ha fatto solo due anni di scuola, poi è dovuta scappare insieme alla famiglia. Da 8 anni la Siria è attraversata da una sanguinosa guerra civile che ha causato la morte o la scomparsa di circa 500 mila persone e la più grave crisi sociale, economica e umanitaria del Medio Oriente. Più di 5 milioni di siriani sono stati costretti a lasciare le loro case e, di essi, un milione è fuggito in Libano, il Paese più vicino.

Attualmente si stima che i rifugiati siriani e iracheni in Libano siano più di un milione e mezzo: un numero che messo duramente alla prova le capacità di accoglienza del Paese, che conta appena 4 milioni di persone.

Le condizioni di vita di molti rifugiati sono al di sotto della soglia di povertà: le case sono fatiscenti, manca l’acqua potabile e il cibo, a volte più famiglie vivono nella stessa casa, i bambini non hanno accesso alle cure mediche. A causa delle difficili condizioni economiche delle famiglie, circa il 58% dei bambini dai 5 ai 17 anni non riesce a frequentare la scuola perché non può pagare i trasporti e anche perché molti bambini aiutano i genitori a lavoro.

Per rispondere a questa emergenza, nel 2016 i Fratelli De La Salle e i Fratelli Maristi hanno ideato il Progetto Fratelli – realizzato a Beirut e nella periferia di Saida – che accoglie bambini rifugiati provenienti dalla Siria e dall’Iraq e bambini libanesi in situazione di vulnerabilità. Attualmente i due centri assistono più di 600 bambini e giovani (di cui circa il 50% sono donne) dai 3 ai 15 anni e, nei mesi di luglio e agosto quando i programmi ordinari si fermano, inizia la Summer School seguita da un Summer Camp che offre ai bambini spazi di gioco, creatività ed escursioni.

Le attività educative dei centri costituiscono un valido aiuto per superare le sfide della vita di ogni giorno e offrono a bambini e ragazzi la possibilità di un futuro migliore fornendo istruzione a quanti non hanno accesso all’educazione formale, aiutando gli studenti che frequentano il secondo turno istituito nelle scuole governative per rifugiati e preparando coloro che hanno i requisiti per l’ammissione nelle scuole pubbliche, attraverso un test d’ingresso. Ci sono anche diversi programmi di sostegno psicologico per aiutare i bambini che hanno subìto forti traumi a causa della guerra vissuta nel Paese d’origine.

I centri forniscono anche aiuto per l’avviamento professionale di giovani adulti (spesso madri o fratelli dei bambini) e attività sportive in collaborazione con la Fundación Real Madrid. Hamida, una delle mamme del “Progetto Fratelli”, ha 30 anni, viene da Afrin (Siria) e vive in Libano da un anno con lo status di rifugiata. Ha provato a iscrivere i suoi figli alla scuola pubblica, ma senza successo. «Quando ho saputo del Progetto Fratelli li ho portati qui. Li trattano bene, loro si divertono e il posto è bello. Ringrazio molto per il gran lavoro che si fa in questo posto», racconta. «Fratelli aiuta anche noi adulti. Io seguo i corsi di informatica e di inglese. Fratelli ci aiuta a continuare gli studi, a tornare nella scuola che abbiamo dovuto lasciare a causa della situazione in Siria. Se non fosse per Fratelli, non avremmo altre possibilità educative».

È un’esperienza formativa preziosa anche per i volontari come Laura, di 28 anni, che viene dalla Bolivia: «Questa esperienza mi ha arricchito, mi ha permesso di far parte di un mondo nuovo, di sognarlo, di costruirlo e di viverlo», spiega. «Quando sono con i bambini quello che vedo negli occhi è la speranza. Provengono da realtà di dolore, morte e guerra, ma qui, a Fratelli, hanno trovato un posto dove sognare, dove sono amati, e dove possono stare e giocare insieme. Per me Fratelli è un dono. Come dice qualcuno, piccole persone in piccoli posti, facendo piccole cose, possono cambiare il mondo. Sento di essere una di queste persone e che posso contribuire alla creazione di un mondo migliore».

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