L’ennesimo John Vick

La terza pellicola sul superkiller interpretato da Keanu Reeves. Di eroi invincibili e sanguinari, sempre in fuga dal Male, mai perdenti, non ce n’è già abbastanza?

E tre. Il superkiller interpretato da un ancora veloce Keanu Reeves, 55 anni, è tornato all’attacco. Cioè a difendersi dai nemici che lo vogliono morto, dopo averlo “scomunicato” (proprio così).  Così lui fugge, aiutato da qualche  amico improvvisato, salta dagli Usa al Medio Oriente, corre in moto, a piedi, mai un graffio, sempre colpi sicuri di mitraglietta e pistole ricaricabili, macchine che sfrecciano, inseguimenti. L’amico traditore non riesce a ucciderlo, lo butta giù dal grattacielo, ma John non muore. Anzi, è sicuro che ci sarà in un’altra puntata.

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L’unico amico è un cagnaccio brutto piccolo e affettuoso che lui fa vivere in un hotel quando scappa per le sue imprese. È il miglior amico dell’uomo il cane, si vede. John-Keanu non mostra gli anni, la faccia dura, gli occhi metallici, le membra elastiche, il passo cadenzato. Un superuomo, un immortale. Il film piace ai fan che ridono per l’adrenalina sparsa lungo le sequenze dove il sangue scorre, la violenza va all’eccesso ed è esibita senza remore. Anzi, imitabile, come in un

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videogioco. La regia dinamicissima di Chad Stahelski naturalmente esalta l’eroe in ogni modo, così che Keanu buca lo schermo di continuo. E non c’è che dire, il suo aspetto determinato, la tuta di cuoio nero, confermano il carattere dell’attore e la sua disponibilità ad affrontare i ruoli più diversi. Del resto è lui ad aver creato di fatto il personaggio.

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Viene da chiedersi se ci sia ancora bisogno di lui, però. Di eroi invincibili e sanguinari, sempre in fuga dal Male, mai perdenti, non ce n’è già abbastanza? La terza puntata della saga lascia appunto questa sensazione. Perché in una sceneggiatura fatta di colpi di scena prevedibili, di dialoghi ridotti al minimo, di azioni ormai ripetitive in una violenza fine a sé stessa, forse siamo un po’ sazi. Almeno ci fosse un minimo di approfondimento piscologico. Va bene che è il genere dell’eroe coraggioso, ma Keanu forse dovrebbe almeno muovere l’espressione facciale di ghiaccio, costante e fare, chissà, qualche battuta spiritosa. John Vick in fondo potrebbe non certo diventare un simpaticone, ma forse un po’ meno “immortale”.

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