Lavoro e famiglia, alleanza possibile

Lo dicono le imprese che scelgono di impegnarsi per la conciliazione della vita lavorativa e familiare. Un premio su questo tema vinto dalla cooperativa Il Sentiero di Arianna, un’impresa al femminile. Intervista a Simona Rizzi

La quarta edizione del Premio Aziende family friendly – promosso dal Forum delle Associazioni familiari del Lazio e realizzato con diverse sigle fra cui Acli e MCL – consegnato il 9 ottobre alla presenza del Ministro per le Politiche della Famiglia, Lorenzo Fontana, ha indicato tre esperienze modello. La prima classificata è la Cooperativa Il Sentiero di Arianna, un’impresa al femminile che si occupa di assistenza domiciliare, educazione, animazione geriatrica, mediazione al lavoro. La loro realtà – recita la motivazione del premio – è costruita intorno ad una “vision personalistica”.

Ne abbiamo parlato con la presidente Simona Rizzi: «Questa impresa nasce in un contesto cooperativo nato più di 30 anni fa. I soci fondatori, il gruppo Tassano a cui aderiamo, si ispiravano ai valori universali dell’economia di comunione. Quando noi giovani donne nel ‘96 ci siamo avvicinate all’idea di fare impresa e abbiamo incontrato queste persone, nulla sapevamo di questo approccio. Questa esperienza ha segnato il nostro modo di fare impresa, siamo rimaste all’interno di questa rete e abbiamo sviluppato l’idea di un’economia civile. A volte faticando, però siamo convinti che sia la strada giusta, per noi e per la comunità dove operiamo. Sentiamo di essere un valore per questa comunità».

Da quali esigenze siete partiti?

«In cooperativa ci sono circa 130 soci, l’85% sono donne ma l’attenzione va anche verso i colleghi maschi. In questi 20 anni abbiamo sviluppato l’impresa, siamo cresciute come persone e sono cresciute le nostre famiglie. Di fatto il tema dell’astensione dal lavoro, dell’entrare o rientrare dopo periodi di congedo è all’ordine del giorno. Può essere un congedo di maternità, o la necessità di prendersi cura di una persona cara, o una malattia. Quindi abbiamo cercato di dotarci di strumenti concreti che affiancassero la nostra vocazione imprenditoriale con i nostri valori di riferimento: la persona al centro del processo economico, l’attenzione ai bisogni della persona e alla sua integrità».

Concretamente come gestite queste esigenze?

«Si parte dalla creazione di un clima di ascolto e fiducia, un’attività che va strutturata. Abbiamo formato il nostro management e oggi in cooperativa le persone hanno sempre una figura di riferimento. Ci sono due sportelli, per conciliazione e servizi, che raccolgono il bisogno della persona e fanno attività di orientamento alla normativa e alle risorse che sia in cooperativa che nel territorio ci sono per rispondere ai bisogni della famiglia. Abbiamo sviluppato attività di sostegno piscologico per il collega che manifesta fragilità e per il sostegno nella presa di decisione. Abbiamo investito nel telelavoro, molto utile soprattutto nella fase del rientro dopo un periodo di assenza. C’è la possibilità di un affiancamento “on the job” del collega che rientra con il coinvolgimento di un collega-tutor. Anche lavorare sulla flessibilità di orario e sulla quantità di lavoro al rientro è importante perché le persone possono sperimentare, in un ambiente aziendale accogliente, che si può lavorare e anche dedicarsi alla famiglia, che non si è persone sdoppiate. Crediamo nell’integrità della persona e che sia necessario quindi costruire ponti fra lavoro e famiglia».

Quindi capitale umano ed economico si possono armonizzare: ma sotto il profilo economico cosa comporta?

«Il momento dell’ascolto apparentemente sembra antieconomico, perché toglie tempo al processo produttivo, ma dobbiamo pensare che il benessere della persona è uno degli elementi economici del processo produttivo. Per questo lo mettiamo al centro. Non abbiamo dati economici dimostrati rispetto alle politiche di conciliazione, ma è un’evidenza che l’impresa è più efficiente».

Per favorire la conciliazione vi coordinate con altre realtà del territorio?

«Crediamo che si possa diventare grandi insieme, gruppi di persone e di imprese, e cerchiamo di mettere in rete le risorse migliori del territorio perché il nostro lavoro sia frutto di un’esperienza collettiva. Collaboriamo con altre cooperative sociali, associazioni di volontariato, con l’ente pubblico e con professionisti. Per il servizio di counseling abbiamo collaborato con degli psicologi. Lo sportello servizi è dentro l’azienda, ma altri sportelli sono sul territorio, presso studi medici, centri diurni per anziani».

Avete un asilo nido aziendale?

«Lavoriamo attraverso la rete interna dei nostri servizi per i minori e ne agevoliamo l’utilizzo da parte delle nostre colleghe e dei soci».

Da dove deriva il nome della cooperativa?

«Dalla figura mitologica del filo di Arianna. E poi dal nostro territorio: siamo in Liguria, una terra bellissima schiacciata tra mare e monti, ci sono sentieri tortuosi che collegano la costa con l’entroterra, sono faticosi ma portano ai panorami meravigliosi della nostra terra».

 

 

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