L’allerta eco-terrorista

Un'apparente femminicidio è stato rivendicato da un gruppo nichilista estremista che predica il ritorno alla vita naturale, senza le degenerazioni prodotte dallo sfruttamento delle risorse naturali, dalle biotecnologie e dalla presenza quotidiana della tecnologia nella vita delle persone. Un fenomeno in crescita

Il 3 maggio il cadavere di una ventiduenne è stato trovato appeso a un cavo telefonico in una cabina del Campus dell’Università nazionale autonoma del Messico (Unam).

Il caso ha suscitato indignazione, espressa anche in un corteo di Massa a Città del Messico per reclamare la fine dei delitti di gender contro giovani donne.

Manifestazione all'Università Unam di Città del Messico per l'omicidio di una ragazza

Poco dopo, però, un comunicato del gruppo eco-terrorista Individualistas Tendiendo a lo Salvaje (traducibile in “individualisti che tendono a ciò che è selvaggio”) ha rivendicato orgogliosamente il crimine. È da anni che questo ed altri collettivi estremisti agiscono, prevalentemente nei pressi della capitale messicana, colpendo le multinazionali degli Ogm Monsanto e Syngenta, altre aziende private minerarie o di ricerche bio o nanotecnologiche ed organismi statali, “responsabili diretti” “degli attentati contro la natura” e di “artificializzare i processi biologici naturali”, come esprime un messaggio del Circolo Eco-estremista di Terrorismo e Sabotaggio.

L’avevano fatto, sinora, con lettere esplosive, pacchetti-bomba o incendiari indirizzati a dirigenti o ricercatori. Spesso le istituzioni colpite avevano scelto di non rendere pubblici i fatti.

Alcuni gruppi avevano però colpito indiscriminatamente anche autobus e metropolitana, occupati da passeggeri del tutto estranei a tali questioni.

Questa volta però, la vittima è stata una ragazza che passava di lì, non era neppure studentessa della Unam. Perché ucciderla?

La risposta del ITS è da brividi: «E perché no? È forse un peccato? Un delitto? È sbagliato? Senz’altro tanti direbbero di sì. Ma, per essere chiari, rispondiamo che ammazziamo perché questa è una guerra». Attraverso il loro blog, gli ecoterroristi hanno fornito ulteriori spiegazioni:

«Avevamo avvertito da mesi le autorità della Unam che, se i nostri attacchi fossero stati fatti passare sotto silenzio, si sarebbero dovuti attenere alle conseguenze»; «Uccidiamo perché rigettiamo qualsiasi morale che ci si voglia imporre, perché non consideriamo l’assassinio né buono né cattivo, bensì una risposta, dalla nostra individualità, a tutta la distruzione che genera il progresso umano».

All’equipe di Radio Fórmula hanno affermato per iscritto che, nella fattispecie, la ragazza è stata uccisa per una loro «brutale e asfissiante reazione di schifo verso l’essere umano moderno. Credete davvero che una persona che deambula all’alba, barcollando a causa delle droghe assunte, è degna di continuare a vivere? Noi pensiamo di no, ed è per questo che ha ricevuto ciò che anelava profondamente: la morte».

L’ ITS si contraddistingue per un’ideologia antiumanista, antiprogressista, persino antianarchista e animalista. Parla – non solo in spagnolo, ma anche in inglese, portoghese, turco, greco, ceco e italiano – attraverso il blog Maldicion Eco-extremista.

È un ramo nato da Reazione Selvaggia, insieme a una dozzina (anche se gli inquirenti ne riconoscono per ora solo 4) di altri gruppetti del nichilismo estremista, e secondo loro, sarebbero attive anche in Argentina e Cile (dove sono state lievemente colpite le locali ambasciate del Messico) e, più recentemente, in Brasile.

Inoltre, definiscono “parenti di sangue” anche altri collettivi tedeschi, francesi, finlandesi, etc, di tendenza nichilista, tra cui anche le sette egoarche in Italia.

Si ispirano a Theodore Kaczynski, il famigerato Unabomber, condannato a 4 ergastoli negli Stati Uniti.

Il primo attacco eco-terrosita risale al 2011, ma la loro attività è intensificata dal 2015 a questa parte, con una decina di azioni che hanno prodotto danni materiali e 4 morti.

Secondo gli esperti, finora lo Stato ha minimizzato una minaccia che, se crescesse, potrebbe diventare incontrollabile.

Sebbene si tratti di bande attiviste con scarsa infrastruttura logistica per perpetrare grandi attentati, il fatto di avere violato più volte e senza problemi i meccanismi di vigilanza di aziende poderose como la Monsanto è di per sé un indice di notevole pericolosità. E, in fondo, bastano un paio di abili hacker e pochi agenti chimici facilmente reperibili per causare vittime fatali.  Infatti, come lo stesso ITS ha affermato, sebbene sia contro il progresso ed odi “la società tecnologizzata”, «non ci importa un fico secco di essere “incongruenti” con questo discorso quando abbiamo bisogno di usare computer».

Inoltre, queste organizzazioni sono state finora qualificate come semplici gruppi criminali, anziché cellule terroriste.

Lo sottolinea il professore dell’Università Iberoamericana Pablo Monzalvo, che considera che, sino ad ora, c’è stata una certa “pigrizia intellettuale” nel mettersi a studiare il fenomeno.

Gli eco-terroristi non si dichiarano rivoluzionari, poiché, dicono, le rivoluzioni cercano di “ottenere qualcosa di meglio”, ma «nessuna rivoluzione può cambiare una cosa negativa per una positiva, perché oggi tutto è corrotto».

L’azione delirante di questo nuovo terrorismo è quindi da prendere sul serio e da studiare a fondo, non solo per fermarla e prevenirla, ma anche perché appare necessario riconoscere precocemente i sintomi di una derivazione così violenta e alienata del disagio esistenziale causato dalla disumanizzazione dei valori della società contemporanea.

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