La vera Europa nello storico accordo sul nucleare

La pace si fa con i nemici non con gli alleati. Isolarsi può forse rafforzare un governo, ma perde l’occasione della storia. Bruxelles dovrebbe apprendere la lezione e applicarla al caso del debito greco. Il ruolo decisivo dell’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza
ansa mogherini

Domenica 12 luglio 2015 l’Europa ha rischiato la catastrofe e ancora si vivono in Grecia momenti convulsi. Esiste come un egoismo della politica europea che si arena nei tatticismi burocratici e manca di generosità e di visione. Dal referendum alla giacchetta di Tsipras, sembra che tutto prenda una piega che dimentica la sofferenza delle persone, come le immagini televisive da Atene  confermano. Il paradigma tecnocratico, e non i diritti delle persone, sembra dominare la politica e i politici

La notizia straordinaria dell’accordo per fermare l’armamento nucleare dell’Iran. Hanno termine le sanzioni e si apre una stagione totalmente nuova e dagli esiti imprevedibili. Sono passati trentacinque anni dall’inizio del conflitto politico e diplomatico tra Stati Uniti e Iran 

Davvero la storia cambia e non cambia solamente in Medio Oriente, ma in tutto il mondo, come conferma la presenza al tavolo delle trattative della Russia e della Cina e la comunità internazionale.  Obama raggiunge un altro successo dopo l’accordo con Cuba. Solo due anni fa, il 7 settembre del 2013 stava per bombardare la Siria. Se avesse intrapreso quella via, oggi non saremmo qui a celebrare il successo della pace e della cultura del negoziato. Per fortuna papa Francesco lo fermò. Con mitezza ma lo fermò.

Come è stato autorevolmente detto, a Bruxelles sulla Grecia si è evitato il peggio, ma non si è evitato il male. I calcoli di bassissimo profilo, le furbizie, i ricatti, l’assenza della visione ha messo a repentaglio non solo un accordo sulla Europa, ma l’idea stessa di Europa come grande soggetto politico e di pace. Siamo arrivati al limite del suicidio dell’Europa: l’Europa uccisa dagli europei

Bruxelles e Vienna: due grandi città europee. Nella prima si vive la Grecia come tragedia e l’Europa come impotenza, come prigionia; nella seconda si vive la pace nucleare tra l’Iran e la comunità internazionale.

E qui l’Europa con miss Pesc (e cioè “Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza”), Federica Mogherini, ha partecipato alla scommessa sulla pace, sul negoziato, sul dialogo, sulla fiducia reciproca. Ha offerto il meglio della sua cultura di governo. Ha contribuito a scrivere una pagina di pace, che può cambiare il mondo, non solamente il Mediterraneo.

Sono anche apparse lontane le tensioni tra Ucraina, Europa, Stati Uniti e Russia, in un grottesco gioco al riarmo. Comunque non hanno influito sull’esito positivo della trattativa.

La brezza della pace sembra arrivare in tante aree del mondo, in cui si consumano i conflitti, dalla Ucraina al Medio Oriente. Dal Libano alla Palestina, alla sconfitta politica e militare dell’Isis e del terrorismo

Nell’luglio del 2005 andai a Tel Aviv e incontrai il vice-primo ministro israeliano. Dovevo parlare di progetti di cooperazione con la Palestina, ma dovetti ascoltare una lunga requisitoria sull’Iran e sul pericolo che esso rappresenta per Israele. Dopo dieci anni siamo allo stesso punto. L’Iran come il nemico dei nemici.

Oggi Israele ritrova la sua unità a partire dal nemico iraniano e dal rifiuto di ogni accordo con lo stato del male, scegliendo l’isolamento, che prefigura anche la possibilità di reazioni pericolose. Come diceva, al contrario, il presidente di Israele Rabin ucciso dall’estremismo religioso: la pace si fa con i nemici non con gli alleati. Rifiutare la pace, isolarsi, può forse rafforzare un governo, ma perde l’occasione della storia

Vienna mostra che la pace conviene, che   è sempre possibile, che il negoziato può vincere sul conflitto ,che la paura è sempre cattiva consigliere. Si deve scommettere non solamente sui trattati ma sulle società. Impressiona la società iraniana, i giovani di Teheran, che hanno già cominciato a festeggiare il tempo nuovo,che si sta aprendo.

Senza trionfalismi, ma Bruxelles deve imparare da Vienna. Deve imparare che non si può rimanere imbrigliati nelle tecnocrazie, ma si deve scommettere sulla Grecia sulla sua società ,sul suo popolo sulle sue risorse.

E’ vero che il comportamento dei greci è stato molto discutibile in una serie di passaggi recenti della loro storia., ma la logica del ripicco e del ricatto non porta da nessuna parte

 Un grande piano Marshall cambierebbe l’anima dei greci, non solo i loro portafogli. Siamo usciti dalla seconda guerra mondiale, con un grande aiuto dell’America, cosi come avvenne per la Germania e per i Paesi più colpiti. l’America investì sull’Europa e creò le condizioni perchè l’Europa davvero nascesse.

Allora noi non fummo “scartati” dagli Stati Uniti e fu li che si consumò la nostra salvezza. Allo stesso modo oggi l’Europa, la Germania non possono “scartare” la Grecia. L’egoismo anche quello politico, non salva il mondo

Grazie a Vienna anche Bruxelles ritrovi la sua missione nella grande politica mondiale, impari a non arrendersi anche nelle trattative più lunghe e faticose. Ognuno sia capace di rinunciare alle sue piccole ambizioni per un futuro coraggioso di pace e giustizia. L’Europa non può morire e l’Europa non muore se si alimenta ai suoi valori fondamentali la pace e la dignità della persona.

Questo accordo di pace va vigilato, senza trionfalismi, con grandissima attenzione. Uno dei leader iraniani ha detto:”abbiamo vinto tutti”. In realtà la vera sfida non è vincere, ma riconciliare .I  giovani di Teheran con il loro entusiasmo ci chiedono questo.

 

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons