La tentazione degli steccati

Ho partecipato ad Abbadia San Salvatore alla consegna di alcuni premi promossi dall’Associazione Osa, una delle tante che opera nella zona dell’Amiata.
Benedetto XVI al parlamento tedesco

Ho partecipato ad Abbadia San Salvatore alla consegna di alcuni premi promossi dall’Associazione Osa, una delle tante che opera nella zona dell’Amiata. I premi – tra i vincitori Andrea Camilleri e Marcello Veneziani – erano dedicati ai nonni e ai nipoti. Una cerimonia semplice, familiare, uno spaccato dell’Italia profonda, quella che lavora e che crea, che si impegna spesso in modo silenzioso ed efficace. Nota caratteristica della mattinata è stata la comunanza d’intenti tra i presenti, alcuni dichiaratamente non credenti, altri al contrario cattolicissimi, ed altri ancora in dubbio sulla natura della loro eventuale fede. S’è parlato di tutto, persino di politica, con toni anche accesi, ma rispettosi dell’opinione altrui. Sembravano così lontane le bagarre degli studi televisivi e le reciproche scomuniche, le demonizzazioni che troppo spesso paiono essere i normali e indispensabili ingredienti della politica.

 

In un momento appassionante della vicenda politica italiana, ancorché pericoloso, un ingrediente che spesso e volentieri si lascia da parte è quello del dialogo tra chi proviene da tradizioni culturali diverse, anche tra chi crede e chi non ha una precisa fede – persino tra credenti che si situano nel centrodestra e credenti che militano nel centrosinistra –, preferendo ricorrere alla sicurezza di dividersi in recinti ben delimitati, in cui ci si ritrova tra eguali, o perlomeno tra simili. È pratica ricorrente nella politica internazionale più recente, ad esempio, ricorrere alla separazione di entità diverse, come in Kosovo, in Bosnia, nel Caucaso, in Medio Oriente. Perché è più facile ritrovarsi tra simili.

 

Benedetto XVI al Parlamento tedesco, nella recente visita in Germania, ha insistito fortemente sulla necessità del dialogo tra le diverse correnti che hanno costruito l’Europa. Ha detto: «La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma – dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma. Questo triplice incontro forma l’intima identità dell’Europa. Nella consapevolezza della responsabilità dell’uomo davanti a Dio e nel riconoscimento della dignità inviolabile dell’uomo, di ogni uomo, questo incontro ha fissato dei criteri del diritto, difendere i quali è nostro compito in questo momento storico». Benedetto XVI parla di giustizia, di politica, di diritto, riconoscendo l’influenza che le diverse tradizioni hanno avuto nella costruzione dell’Europa, grazie proprio al loro «incontro».

 

Le sue parole sono state accolte con favore da esponenti della destra e della sinistra, come testimonia il bell’articolo di Veltroni (che crede di non credere) su Il Foglio, il giornale di Giuliano Ferrara, esponente di destra e pure travagliato nella sua fede. E allora, perché nella ricomposizione del panorama politico italiano cui stiamo assistendo non si introduce anche questo fattore del dialogo tra sensibilità e tradizioni diverse, anche all’interno di una stessa formazione? Ne guadagnerebbe tutto il Paese, certamente, e il suo futuro.

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